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Era il loro sogno da piccoli: chi sono i 2 amici (siciliani) che girano il mondo su due ruote

"Non è mai troppo tardi" viene da pensare così quando racconti questa storia, di come due pensionati si siano messi in viaggio per raggiungere la vetta scandinava

Federica Puglisi
Giornalista
  • 2 ottobre 2025

Armando Petrarca e Giuseppe Caminiti

Non è mai troppo tardi…viene da pensare così quando racconti questa storia, di come due signori pensionati si siano messi in viaggio dall’estremo lembo della Sicilia per raggiungere Capo Nord, la vetta scandinava, che è considerata, tradizionalmente, il punto più settentrionale d'Europa.

Loro sono Giuseppe Caminiti, 62 anni e Armando Petrarca, 69 anni, compiuti tra l’altro durante il viaggio. Entrambi di Palazzolo Acreide, in provincia di Siracusa, con la passione per le moto sin da quando erano bambini. Un amore viscerale per le due ruote, tanto che fanno parte di un gruppo di appassionati che organizza incontri, viaggi, momenti di convivialità.

Un viaggio come questo nessuno immaginava, probabilmente, che sarebbero riusciti a farlo. Forse neanche i loro amici più stretti. «Per noi è stato il viaggio» ci tiene a puntualizzare Caminiti. E come dargli torto. Partire il 12 agosto con tutto l’equipaggiamento necessario e arrivare dopo tredici giorni di viaggio a Capo Nord.

Lasciare famiglia, amici e scommettere che tutto sarebbe andato bene. Ed è andato al meglio delle aspettative, perché non solo hanno raggiunto quella vetta tanto desiderata, ma hanno anche attraversato tantissimi paesi, luoghi ricchi di grande fascino, dove regna il silenzio, la natura, il freddo.

Hanno guidato in sella alle loro moto, una Africa Twin Adventure e una Tracer 9, macinando chilometri e chilometri ogni giorno, fermandosi solo quando nel pomeriggio decidevano che era il momento di fare una sosta per la notte. Li abbiamo incontrati per farci raccontare di questa straordinaria avventura, perché sia da esempio a quanti abbiano voglia di scommettersi, ad ogni età, di non fermarsi di fronte alle difficoltà, e di raggiungere un obiettivo così tanto desiderato, con determinazione.

Ma da chi è partita questa idea: «Qualche anno fa – racconta Caminiti – eravamo ad un incontro tra amici appassionati di moto. E parlando con un amico lanciò l’idea di raggiungere Capo Nord. Da sempre per me era un sogno che avrei voluto realizzare, poi ci pensi, ci ripensi, rinvii, la famiglia, i dubbi, i problemi di salute. Ma questo desiderio è rimasto sempre lì».

«Io che ero presente quel giorno – aggiunge Armando – ho subito appoggiato l’idea. E ho detto a Giuseppe “Se vai vengo anche io”». Poi per qualche tempo l’idea è stata accantonata, finché quest’anno la decisione di intraprendere il viaggio. E allora hanno raccolto le necessarie informazioni per pianificare tutto, acquistare l’equipaggiamento adeguato, termico per il grande freddo, antipioggia, sistemare le moto.

Fino alla partenza il 12 agosto da Palazzolo, rigorosamente condivisa con foto e video sui social da amici e parenti. Hanno raggiunto Palermo, per il viaggio in nave fino a Genova. E poi da lì la salita lungo i vari Stati europei fino alla Scandinavia: Svizzera, Germania, Danimarca.

«Abbiamo visto posti bellissimi – rivelano – a Copenaghen volevamo vedere la Sirenetta, ma abbiamo desistito perché c’era tantissima gente e avremmo perso molto tempo. Poi ci siamo fermati in Norvegia ad ammirare la chiesa in legno di Heddal, poi le cascate di Latefossen, la strada dei Troll, amata dai motociclisti, l’Atlantic Road, e poi Mo i Rana, dove poco dopo inizia il Circolo Polare Artico.

Avremmo dovuto portare delle tende da campeggio, perché c’erano dei posti così straordinari che sarebbe stato bello ammirarli anche di notte». Le temperature durante il viaggio, ovviamente, cambiavano, dai 30-34 gradi nei primi Stati che attraversavano, fino a Narvik dove già si registravano temperature più fredde.

E poi la bellezza dei fiordi. «In quei luoghi c’era tantissimo freddo e soprattutto un grande vento – raccontano -. Ma continuavamo a guidare spinti dal desiderio di raggiungere la nostra meta. Certo ogni tanto pensavamo che se fosse successo qualcosa alle moto, o qualunque altro problema, chissà come avremmo dovuto fare. Poi quei brutti pensieri li scacci via, convinti che prima o poi saremmo arrivati».

E a 120 chilometri da Capo Nord un particolare incontro. «Per le soste della notte – spiegano – guardavamo le tante indicazioni che incontravamo sul tragitto, oppure navigando in rete sceglievamo dove andare. Quel giorno ci siamo fermati in un hotel a Olderfjord, dove casualmente abbiamo incontrato due ragazzi di Siracusa che con la loro automobile avevano raggiunto Capo Nord e stavano ritornando a casa. Abbiamo trascorso una bellissima serata. Mai avremmo immaginato di incontrare questi ragazzi».

L’indomani la partenza e l’arrivo alle 10.30 a Capo Nord. Era il 25 agosto: foto di rito ed emozioni ripagate: «Una sensazione bellissima – dice Armando Petrarca – l’ho avuta a qualche chilometro dall’arrivo. Quando ho visto l’indicazione per Capo Nord e ho pensato “sto arrivando, ce l’ho fatta».

Dopo due ore la ripartenza, anche perché da lì a poco le condizioni meteo erano cambiate ed era arrivata molta nebbia. Così è iniziato il viaggio di ritorno, seguendo però un altro tragitto, per immortalare ancora una volta luoghi stupendi. Dal Villaggio di Babbo Natale a Rovaniemi, in Lapponia, Finlandia, a Lulea in Svezia, all’attraversamento del Tunnel di Lærdal in Norvegia, una galleria stradale di 24,51 km che collega le città di Lærdal e Aurland.

E poi l’incontro in Svezia con Pierpaolo, un palazzolese che lavora lì. «Ci ha accolto alla grande – dicono – ospitandoci, portandoci in giro a visitare quei luoghi».

Infine la partenza, stavolta verso casa. L’arrivo a Palazzolo Acreide il 3 settembre, dopo ben 23 giorni di viaggio e migliaia di chilometri percorsi. Ad attenderli una grande festa a sorpresa, preparata da amici e familiari: fuochi d’artificio, torta, targa del sindaco, e rombo di moto.

«È stata un’esperienza straordinaria che tutti dovrebbero fare – dicono con emozione -. Ci eravamo detti sin da subito che qualora uno dei due non se la fosse sentita di proseguire, saremmo tornati indietro. Ma insieme ce l’abbiamo fatta. Tra noi si è consolidata una bella amicizia e una sintonia che ci ha permesso di superare le difficoltà, tante, che abbiamo incontrato. Sicuri che avremmo raggiunto la meta. E così è stato».

E adesso? I due motociclisti non si fermeranno: tante idee frullano nella loro testa, il Nepal, altri luoghi lontani. Chissà. Intanto si godono il momento con la gioia di essere riusciti con determinazione, coraggio e tanta resilienza a realizzare il viaggio della vita.
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