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Fu edificata per ringraziare della fine della peste: la chiesa nata sulle mura di Palermo

La chiesa fu costruita nel 1493 come ringraziamento all'intercessione della Santa per l'epidemia di peste dilagata in quell'anno ed eletta così anch'ella a patrona di Palermo

  • 21 aprile 2020

Chiesa Santa Venera sulle Mura della Pace (foto Giusi Lombardo)

Oggi vi porto idealmente in un luogo che desideravo visitare da tempo; in quanto era quasi impossibile accedervi finché non è stato riaperto, dopo ben 57 anni. È stato durante l'evento "Manifesta" del 2018 che i visitatori hanno potuto usufruire di questa possibilità, approfittando di una delle mostre artistiche previste nel circuito ed installata nel sito. Si tratta della chiesa, restaurata nel 2017, di Santa Venera sulle Mura della Pace. Mura delle quali rimane il tratto su via Filangeri.

La chiesa fu costruita nel 1493 come ringraziamento all'intercessione della Santa per l'epidemia di peste dilagata in quell'anno ed eletta così anch'ella a patrona di Palermo. Si decise di edificarla sulle cinquecentesche mura difensive di epoca spagnola, successivamente chiamate "della Pace" e sovrastate a tutt'oggi da uno splendido giardino pensile ricco di piante, anche rare.

Ed è proprio in questo giardino intorno alla chiesa, simile agli orti recintati medievali dei conventi (adibiti alla coltivazione delle piante medicinali), che si avverte il senso di vera pace che esso riesce ancora ad ispirare. Nel tratto di mura che esisteva sul lato dell'attuale via Garibaldi, si apriva la duecentesca porta di Termini; poi distrutta nel 1852 dal governo borbonico. Nel 1580 la chiesa, dopo essere stata ridotta a lazzaretto dal viceré De Vega, fu restaurata a cura del viceré Marcantonio Colonna. Appena 5 anni dopo divenne sede della nobile Compagnia della Pace, nata originariamente sotto il titolo di Santa Maria della Consolazione.
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Questa era sorta nel 1580 per "sradicare gli odii e le inimicizie fra gli uomini", tramite la carità cristiana della pace. Specialmente in un periodo storico nel quale i duelli e le sfide erano all'ordine del giorno. Insomma, un'appaciata - forse senza cafè - di altri tempi. In verità la Compagnia aveva già avuto un passato piuttosto turbolento poiché, nel 1575, era stata fondata come "Compagnia del nome di Gesù Cristo" (poi dei Verdi per il colore di alcuni dettagli dell'abbigliamento dei confrati) avente sede nei pressi del convento di S. Cita, sede poi demolita nel 1851.

Ma essendo nate delle controversie e non riuscendo ad appianarle, alcuni confrati decisero di staccarsi dalla compagnia. Ne fondarono dunque una nuova e, provati dall'esperienza precedente, si proposero di dipanare tutti i possibili litigi e contese. Da questa finalità prefissata nacque il nome di Compagnia della Pace.

La loro primitiva sede fu nella sacrestia della chiesa parrocchiale di S. Margherita e dopo nella vicina chiesa di Sant'Angelo Carmelitano (entrambe abbattute tra il 1929 e il 1932 per il risanamento del rione Conceria). Ed infine, nel 1585 circa, appunto nella chiesa di S. Venera con decreto del Senato ottenendo anche una parte del baluardo.

Essi si dedicarono così al culto della Santa e nel 1618 diedero vita al Monte dei Pegni di Santa Venera, ancora in funzione nel secolo scorso, in cui i poveri potevano impegnare lane e sete. La Compagnia della Pace, composta da confratelli della nobiltà siciliana, è tuttora esistente.

In seguito, nel 1660, i confrati inaugurarono una nuova sede: uno fra i più meravigliosi oratori cittadini, ricco di marmi, stucchi, cornici e intagli, compresa la facciata in cui si trovavano tre nicchie con delle statue in marmo bianco. Quella dell'Immacolata Concezione nella centrale e quella di Santa Rosalia e di Santa Venera nelle laterali.

L'oratorio seicentesco della Compagnia era nei pressi di porta Termini, purtroppo abbattuto insieme alla stessa porta. Rimase così il refettorio - oggi anche sede del Circolo Bellini - la cui entrata è sempre in via Garibaldi, ma anche la chiesa di Santa Venera che si estendono entrambi in direzione della chiesa della Magione.

Il giardino è comunicante fra la chiesa ed il refettorio e, nella parte di pertinenza di quest'ultimo, si trova una fontana di marmo. Tornando alla chiesa di S. Venera, essa fu riedificata nel Settecento in stile neoclassico su progetto di Giuseppe Venanzio Marvuglia con direttore dei lavori l'architetto Emanuele Cardona.

Nell'altare a sinistra si trovava un dipinto seicentesco di Mario di Laurito, oggi conservato presso il Museo Diocesano, che rappresenta la Madonna con Gesù Bambino ed alcuni Santi protettori di Palermo contro la peste come Rocco, Sebastiano, Cristina e Venera. Sul pavimento si nota la lapide sepolcrale del sac. Filippo Padella che nominò la Compagnia erede universale di tutti i suoi beni.

Mentre alle pareti alcune targhe marmoree ricordano i momenti più salienti della storia della chiesa e del culto di Santa Venera. Anche se spoglia dei suoi arredi originali, entrando si avverte un senso di sacralità, a cominciare dal primo ingresso in cui campeggia la scritta "S. Venera Vergine, Martire e Patrona". Una Patrona quasi dimenticata che fa parte anch'ella della storia della nostra città.
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