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Fu l'unico edificio a scampare al terremoto del Belice: Villa Crocchiolo e le ferite da sanare

È rimasta in piedi ma il sisma del 1968 l'ha rovinosamente ferita. Da anni, uno degli ultimi eredi Crocchiolo, si batte per il recupero della villa realizzata da Giovan Battista Palazzotto e di tutta la zona

  • 7 luglio 2021

Villa Crocchiolo a Salaparuta (foto di Cristiano La Mantia)

C’è un posto nel cuore della Valle del Belìce che resiste e che non vuole cedere ad un rovinoso destino.

Stiamo parlando della Villa Crocchiolo che si trova a Salaparuta, comune che conta circa di 1.600 abitanti, compreso nel libero consorzio comunale di Trapani, che sorge su una collina a 385 metri sopra il livello del mare.

Il terremoto del 1968 l’ha rovinosamente ferita e da allora, come ci ha raccontato Giovanni Crocchiolo, erede alla quarta generazione del bene, è rimasta immobile nel tempo, in attesa che si trovino i fondi per riportarla all’antica bellezza.

«Praticamente dall'indomani del fatidico terremoto - ci ha detto Crocchiolo, oggi pensionato - ho fatto di tutto per evitare il deterioramento di questa dimora storica di famiglia.

I miei figli rappresentano la quinta generazione e tengono a questo bene quanto me ma al momento non è stato possibile riuscire a intercettare nessun aiuto pubblico, nè da parte del comune ne da parte della Regione. Io privatamente non posso affrontare questa spesa che, all'epoca della lira prevedeva un impegno di circa 1.200.000.000. Oggi certamente la cifra sarebbe più consistente.
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Il danno più grande è stato inferto dal crollo della pesante architrave superiore centrale che, cadendo internamente, ha diviso l’immobile praticamente, impedendo l’accesso in sicurezza. Negli anni, poi, tra le piogge e le condizioni atmosferiche e l’abbandono, anche i preziosi affreschi presenti all’interno si sono via via deteriorati.

Il mio impegno per questa villa è di certo affettivo ma anche storico per il paese di Salaparuta e per tutta la Valle del Belìce. La Villa è l’unico edificio rimasto in piedi all’indomani del terremoto e, a nostro avviso, rappresenta il simbolo della tragedia ma anche la resistenza al tempo stesso».

L'immobile risale al 1887, e fu progettato dall'architetto Giovan Battista Palazzotto, massimo esponente dell'eclettismo architettonico a Palermo all'epoca.

La struttura vantava una superficie di 380 metri quadrati, suddivisi in piano terra e primo piano, con attorno circa tre ettari di terreno che Giovanni Crocchiolo continua a coltivare ogni anno con grano o erbe da pascolo.

All'interno come dicevamo si trovavano affreschi e mobilio di pregio che, purtroppo sono andati perduti negli anni.

«Dall'indomani del terremoto, non sto esagerando, per quanto fosse pericolante abbiamo effettuato un sopralluogo per vedere le condizioni ma finora nessuno è riuscito ad aiutarci. La villa è entrata nella campagna dei Luoghi FAI in passato ma anche quello non ha portato a nulla».

Il desiderio del signor Crocchiolo è quello, certamente, di far rivivere la dimora di famiglia senza stravolgerla.

«Ho ricevuto diverse proposte da privati in questi anni, che ogni volta non salvaguardavano la storia della Villa; mi hanno chiesto di venderla per farla diventare un ospedale o addirittura mi è stato chiesto di venderne delle parti che poi sarebbero state ricostruite in una villa privata a Taormina. Ovviamente ho detto in entrambi i casi che non ero interessato.

Il problema, in generale, riguarda tutto il paese di Salaparuta che, con il terremoto, è diventato un paese fantasma nonostante si trovi a pochi chilometri da Palermo. I contributi che hanno dato per le ricostruzioni è stato, da molti, reinvestito fuori dalla Sicilia.

Io spero di vedere realizzato il sogno di vedere di nuovo agibile la Villa che di certo, a parte l'affetto che mi lega a questo luogo, per il suo valore storico e culturale sarebbe un attrattore turistico non da poco. Io lotto da oltre 50 anni e non smetterò di farlo».
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