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Fu prigione e "casa" degli artigiani di Siracusa: la Grotta dei cordari affascina ancora

Un lavoro che risale al diciassettesimo secolo ed è bello immaginare il gran via vai di artigiani che ogni giorno si cimentavano con questo mestiere

Federica Puglisi
Giornalista
  • 26 giugno 2022

Grotta dei Cordari

Fino agli anni Ottanta era un luogo che suscitava grande curiosità tra i visitatori del Parco archeologico della Neapolis. Perché tra le antiche rovine archeologiche, in un’antica grotta, gli artigiani siracusani preparavano e lavoravano le corde, grazie all’umidità del luogo e alla sua grandezza. Un lavoro che risale al diciassettesimo secolo ed è bello immaginare il gran via vai di artigiani che ogni giorno si cimentavano con questo mestiere.

All’interno del Parco archeologico della Neapolis a Siracusa si trova la “Grotta dei cordari”, riaperta al pubblico lo scorso anno dopo quarant’anni di chiusura. Un sito che ancora, nonostante i secoli, custodisce tutto quel fascino tipico di un luogo immerso nella natura, ma facente parte del ricco patrimonio archeologico della città.

Conosciuta in età greca come cava di pietra e prigione, secondo quanto tramandano gli storici, l'area fu trasformata successivamente in giardino, un "paradiso" di alberi di limoni e aranci tipici del paesaggio siciliano.
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All’interno della grotta c’è un continuo contrasto di luci naturali, per la presenza dell’acqua che durante le varie fasi della giornata sembra “colorare” il sito, tra muschi, pareti e spazi, con la volta sorretta da alti pilastri rocciosi. La cava, dunque, per l’alto tasso di umidità ha le pareti ricoperte di muschio e di felce, e intorno una ricca vegetazione di oleandri, palme, limoni. Accanto alla Grotta dei cordari c’è quella del Salnitro.

Dunque per chi visita il parco archeologico, tra le tappe obbligate del Teatro greco, della Latomia del Paradiso e dell’Orecchio di Dionisio, può adesso ammirare questa grotta e conoscerne la storia. Si racconta che i siracusani lavorassero le corde con il sistema tradizionale della ruota a mano. E poi, grazie alla grandezza del sito, venivano stese le fibre vegetali per poi trasformarle in fili.

Dato che fino agli anni Ottanta la grotta era ancora utilizzata per questa lavorazione, è inevitabile che fosse diventata un luogo di grande attrazione e curiosità per i visitatori che potevano ammirare questo antico mestiere. Un lavoro importante senza dubbio, ma molto faticoso, perché avveniva con l’uso delle mani e seguiva una lunga lavorazione.

E se il racconto di questa Grotta ha suscitato in voi tanta curiosità, è possibile visitarla anche in occasione di un percorso notturno tra arte, mito e natura da poco inaugurato. Infatti anche per questa estate rivive il mito della ninfa Aretusa, tra luci e suggestioni sonore in un itinerario che coinvolge anche la grotta.

La performance tra musica, teatro, animazione tridimensionale, si articola in tre tappe, alla scoperta delle bellezze naturalistiche del Parco Archeologico della Neapolis. Il percorso immerge lo spettatore nella storia: dall’incontro con un fauno nella Grotta dei cordari, fino alla grotta del Salnitro. Poi l’incontro con Aretusa, ninfa prediletta della dea Artemide che racconta la sua travagliata storia, fino alla sua trasformazione nella fonte di Siracusa a Ortigia. La performance si conclude all’Orecchio di Dionisio, con l’affascinante racconto della ninfa Galatea.

La suggestione dunque di questi luoghi e il fascino della storia delle due ninfe proiettano lo spettatore in un viaggio nel tempo e nel mondo antico. Il percorso si svolgerà ogni fine settimana fino al 18 settembre. Ad agosto ogni sera con quattro spettacoli dalle 20.30.

Per visitare la Grotta dei cordari basta rivolgersi alla biglietteria all’ingresso del Parco.
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