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Gli ultimi saranno i primi (forse): Palermo "maglia nera" per rifiuti, Ztl e mezzi pubblici

Dalla raccolta differenziata al trasporto pubblico, ma anche Ztl, aree verdi e acqua, il capoluogo e le altre città siciliane restano indietro: tutti i dati del report

Balarm
La redazione
  • 24 ottobre 2023

Viale Regione Siciliana a Palermo in prossimità del Ponte Corleone

Gli ultimi saranno i primi? Se si è ottimisti e si ha speranza, forse, in futuro. Ma oggi la risposta è sì... ma solo se consideriamo una "classifica dei peggiori". È quello che viene da pensare se si guardano i dati dell'ultimo rapporto di Legambiente Sicilia Ecosistema Urbano 2023, il report di Legambiente realizzato in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore sulle performance ambientali di 105 Comuni capoluogo.

La domanda generale è semplice: quali sono le città più green e sostenibili? Quelle dove il trasporto pubblico funziona bene anche nelle periferie, dove la raccolta differenziata è ormai la normalità. Città in cui ci sono abbastanza aree verdi (ovviamente) curate.

Bene (anzi, male), Palermo e Catania sono entrambe ultime in classifica, a pari merito, si contendono la "maglia nera": 105esima posizione (su 105).

Il report si basa su 19 indicatori, distribuiti in sei aree tematiche: aria, acque, rifiuti, mobilità, ambiente urbano ed energia. Aumentano la percentuale di raccolta differenziata (dal 4,4% in media del '94 al 62,7% nel 2022 ma solo in alcuni capoluoghi) e le piste ciclabili (passate da una media di 0,16m equivalenti/100 abitanti nel '98 a una media di 10,59m equivalenti/100 abitanti nel 2022).
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A guidare la classifica di Ecosistema Urbano 2023 è Trento, seguita da Mantova e Pordenone. Al settimo posto Cosenza, prima città del Sud, alle sue spalle Cagliari 16° e Oristano 22°. Roma è solo 89esima, fanalino di coda per Caltanissetta (103), Catania e Palermo (entrambe 105, come anticipato sopra).

Oscillazione in negativo anche grandi città come per Milano al 42esimo posto (la scorsa edizione era scesa al 38esimo posto), per Firenze che slitta al 53esima posto e Genova al 58esimo posto.

La Sicilia purtroppo è la tra le regioni che ne esce peggio. Intanto le due città metropolitane più grandi, Palermo e Catania sono ultime. Anche Messina non è messa bene: 96esima posizione.

Le città siciliane sono invece presenti nella "classifica delle peggiori". Iniziamo da Palermo. Il capoluogo siciliano era penultimo lo scorso anno, ultimo due anni fa e ancora penultimo nell’edizione 2020 del rapporto. Insomma, non brilla da sempre, sostanzialmente. Il problema però è che resta sempre lì, non migliora.

«Il capoluogo regionale siciliano colleziona una serie di mancate risposte (ad esempio su ozono, consumi idrici, perdite della rete o sulle zone a traffico limitato) e pessime performance che pesano come macigni e non le permettono di sollevarsi dal fondo della graduatoria», si legge nel rapporto.

Pessimi i dati riferiti al settore rifiuti «dove cresce ancora la produzione procapite annua (dai 536 della passata edizione ai 572 di quest’anno) mentre la percentuale di raccolta differenziata si ferma ad un poco incoraggiante 16,3% che le vale l’ultima piazza nell’indicatore».

Palermo scende anche nell’indice dell’uso del suolo e crescono le auto circolanti ogni 100 abitanti. Ultimo anche nel campo dell'energia solare, in particolare per lo scarso numero di pannelli solari installati sugli edifici pubblici.

Alcuni timidi segnali positivi li troviamo nel miglioramento dei passeggeri trasportati dal servizio di trasporto pubblico locale palermitano, che passano dai 29 viaggi procapite annui della scorsa edizione agli attuali 44 e nei metri equivalenti di ciclabilità ogni 100 abitanti che da 1,94 della scorsa edizione si attestano ai 2,78. «Segnali però davvero troppo labili», commenta Legambiente.

«Sicuramente sul fronte dei trasporti pubblici abbiamo già mosso passi importanti - ha detto all'Ansa il sindaco di Palermo Roberto Lagalla - ma non abbiamo certo intenzione di fermaci qui, consapevoli che il servizio vada migliorato. In questo senso in Amat è iniziata una razionalizzazione delle corse, in base alla richiesta dell'utenza. Un esempio è stato il potenziamento delle linee che viaggiano verso le borgate che è stato apprezzato».

Lagalla rivendica di aver attivato «promozioni rivolte soprattutto ai più giovani, affinché si diffonda la cultura dell'utilizzo del mezzo pubblico. Inoltre, abbiamo lavorato sull'azienda - ha aggiunto Lagalla - assumendo nuovi autisti e aumentando i controlli a bordo.

Accanto a queste azioni - conclude -, puntiamo all'ampliamento della rete tramviaria e alla transizione ecologica con l'acquisto di bus elettrici e a metano e il completamento della rete ciclabile».

Anche Catania è stata sempre fanalino di coda della classifica e lì è rimasta tutti gli anni. Era infatti penultima due anni fa, precedendo proprio Palermo, e ultima lo scorso anno, subito dopo Palermo. Il capoluogo etneo mostra «un andamento pessimo in molti indici del rapporto».

Triplicano quasi i consumi di acqua potabile procapite al giorno a Catania che passa dai 92 litri agli attuali 246, mentre migliorano le perdite della rete idrica che dal 71% dichiarato lo scorso anno, scende al 61% che resta però uno dei dati più alti in assoluto in questo indice.

Scende di poco anche la produzione di rifiuti procapite che passa dai 723 kg/abitante annui della passata edizione ai 621 di quest’anno ma anche in questo caso resta uno dei dati peggiori tra i capoluoghi; continua a migliorare il dato della raccolta differenziata dei rifiuti dove il capoluogo etneo sale al 26,2% quest’anno a fronte dell’appena 11,4% della scorsa edizione.

Purtroppo però Catania resta tra le percentuali più basse di differenziata, molto al di sotto anche della media italiana dei capoluoghi registrata quest’anno (62,7%), ed è quint’ultima in questo indice. Dimezza poi il numero di passeggeri trasportati dal servizio di tpl che dai già bassi 18 viaggi procapite all’anno della scorsa edizione si ferma ad appena 9.

Catania poi peggiora ulteriormente anche nell’indice di uso del suolo e si conferma essere tra le città italiane con più auto circolanti ogni 100 abitanti: 78 auto/100 ab.

Si legge ancora nel rapporto: «In positivo possiamo citare il non pessimo andamento complessivo per quel che concerne i dati legati all’inquinamento atmosferico e i troppo piccoli, ma incoraggianti, passi in avanti sulla superficie destinata ai pedoni. Crescono i metri equivalenti di ciclabilità ogni 100 abitanti che da 2,72 della scorsa edizione si attestano quest’anno a 2,86».

Anche per quanto riguarda la rete idrica, Palermo e Caltanissetta sono tra le "peggiori" d'Italia, insieme a Matera, Avellino e Prato, sia per i consumi idrici domestici troppo elevati ma anche per la dispersione della rete, ossia le "perdite" d'acqua dovute probabilmente a infestrutture vetuste e carenti.

Per conoscere tutti i dati del report città per città si può consultare la piattaforma digitale di Ecosistema Urbano di Legambiente.

Insomma, se è vero che "gli ultimi saranno i primi", è ancora più vero che per risalire la china e scalare la classifica i passi da fare sono ancora tanti.

«Il modo migliore per rispondere alle trentennali emergenze urbane – commenta Mirko Laurenti, responsabile Ecosistema Urbano di Legambiente – è prendere esempio dalle esperienze virtuose, che già esistono anche in Italia grazie al lavoro fatto da alcuni sindaci coraggiosi e “visionari” e mostrare che i cantieri della transizione ecologica sono già esempi concreti che vanno seguiti e replicati.

L’unica via sostenibile per rilanciare davvero il Paese, cominciando dalle città, è questa. Pianificando le realtà urbane del futuro con meno auto e mezzi meno inquinanti, più mobilità sostenibile ed economia circolare, più infrastrutture intelligenti e ultra-connesse».
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