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Ha 500 anni e le sue campane hanno fatto il giro del mondo: la fonderia di Burgio e il suo erede

È tra le fonderie di campane più antiche d'Italia. Luigi, il suo ultimo erede, racconta la storia di questa centenaria tradizione e le lunghe fasi di lavorazione delle campane

  • 15 agosto 2021

Luigi Mulè Cascio, erede e titolare, nipote di Mario Virgadamo

Burgio, paese in provincia di Agrigento, definito la ''perla dei monti Sicani'', oltre ad avere un Museo delle Mummie, ha anche un altro grande motivo di fascino: una delle fonderie di campane più antiche d'Italia, appartenente alla famiglia Virgadamo.

La fonderia viene fondata non nel secolo scorso, non nel 1800, ma – udite, udite – nel lontano 1500. Per conoscere la reale atmosfera che si respira nella storica fonderia, intervistiamo Luigi Mulè Cascio, erede e titolare, nipote di Mario Virgadamo: «Mio nonno ha fuso campane per tutta la vita» ci racconta.

Luigi è molto legato al suo lavoro e alla tradizione portata avanti per secoli dalla sua famiglia:«Sono cresciuto in fonderia, ho fatto l'Accademia di Belle Arti a Palermo, ho cercato di unire la tradizione e l'innovazione, con l'uso dei PC e di programmi sofisticati, per migliorare l'aspetto sonoro della campana».

La realizzazione di una campana, forse non tutti lo sanno, può richiedere anche due o tre mesi, ed è frutto di un lavoro certosino che si divide in tre fasi, ma prima di tutto bisogna progettarla: «La campana viene progettata e viene stabilita la nota musicale, viene progettato il diametro, il profilo. Più è piccola la campana, più è acuto il suono», ci dice Luigi.
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Andiamo adesso alle tre fasi: la prima è la cosiddetta ''anima'' della campana, la parte interna realizzata con mattoni e argilla; la seconda è detta ''falsa campana'', una fase intermedia in cui vengono applicati argilla e uno strato di grasso di animale, quindi i fregi, i decori di cera e l'iscrizione, ottenendo una vera e propria copia perfetta di quella che sarà la campana finita.

«Sopra la seconda fase vengono applicati tre fasi di argilla, all'interno si accende il carbone, il fuoco fino a 400 gradi e la cera si scioglie, allora il terzo pezzo, detto ''mantello'', si toglie, la falsa campana viene rotta e il terzo pezzo si rimette sul primo, rimarrà così un'intercapedine dove viene colato il bronzo fuso», ci racconta Luigi, con dovizia di particolari.

Infine si accende il forno e si riversa il bronzo, e questa è la fase più delicata e difficile, e poi è il momento dell'accordatura, che un tempo si faceva ''a orecchio'', adesso ci sono tanti software e strumenti che agevolano il procedimento. Le campane non hanno tutte lo stesso suono, ma ognuna ha la sua nota musicale in base al diametro e al peso: «Un DO avrà un diametro di 70 cm e un peso di 200 kg. Il suono delle campane è musica a tutti gli effetti», ci dice Luigi.

Le chiese commissionano le campane e, prima della realizzazione, è necessario fare un sopralluogo, per decidere la dimensione che dovrà avere la campana.

Le campane di Burgio hanno fatto il giro del mondo, si trovano dappertutto e anche in Vaticano: «Abbiamo una campana famosissima ottagonale che mio nonno ha voluto regalare a Giovanni Paolo II nel '93. Prima era stata posta in sala da pranzo al Vaticano e indicava l'ora - ci racconta - dopo la morte del Papa l'hanno messa in sala Paolo Sesto, montata su un piedistallo, con un bassorilievo che raffigura il pontefice nell'atto di soreggere il mondo».

Oggi, grazie alle nuove tecnologie, si dedicano anche ad altri tipi di campane: «Produciamo campane standard ma anche campane da carillon, quelle che vengono montate nelle chiese del nord Europa, dove nasce la tradizione dei carillon, è un'altra tipologia di campana.

Ormai siamo in grado di far suonare tutto», ci racconta sorridendo. La fonderia è visitabile: «Apriamo alle scolaresche, diventa anche centro di studi per le università e motivo di tesi», ci dice Luigi, e questo non ci stupisce, data l'importanza storico-culturale che riveste l'antica tradizione campanaria.

Non ci resta, dunque, che andare a visitare la fonderia, aperta al pubblico, per assaporare l'atmosfera di un posto così antico e così affascinante.
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