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I "Bambinelli miracolosi" di Palermo e dove trovarli: storia e tradizioni secolari nel cuore della città

Ve ne sono di dormienti, benedicenti, seri o sorridenti, posti in paesaggi bucolici o tra stoffe preziose ricamate a fili d’argento. Pare ogni suora ne possedesse uno, posto in una teca, sul proprio cassettone

Balarm
La redazione
  • 5 ottobre 2021

Uno dei bambinelli di cera custoditi a Palermo

Girando per la città di Palermo, tra mille monumenti e chiese da visitare, accade non di rado che, entrando, in uno di questi luoghi, si scoprano altre meraviglie.

Chi, infatti, conosce i così detti “Bambinelli miracolosi”? E soprattutto dove si possono trovare?

Tra storia e tradizione, si scovano scrigni meravigliosi, di cui vogliamo raccontarvi grazie agli spunti forniti da Maria Oliveri, autrice di diversi scritti di storia e tradizioni dei chiostri.

Nella fattispecie, nel piccolo Oratorio di Gesù e Maria, che si trova a piazza sant’Anna a Palermo, i confrati devoti alla Madonna della Mercede custodiscono, da sempre, un esemplare di Bambinello di cera, considerato miracoloso, realizzato da un maestro ciraro palermitano.

Dalle fattezze perfette, nonostante l’esemplare risalga alla fine del ‘600, secondo alcune fonti, questa riproduzione del Bambinello lo presenta una versione anche un insolita, ovvero con due dentini da latte.
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Secondo quanto riportato dalle cronache dell’epoca, nel ‘700, era d’uso, portare questo Bambinello, di casa in casa, così che la gente potesse ammirarlo e pregare ai suoi piedi; soprattutto era il frate mercedario Andrea Cassata a diffondere questa tradizione. Si dice, infatti, che chi reciti davanti a questa statua di cera, una preghiera con cuore puro e sincero, riceva grazie e intercessioni.

E a proposito dei due dentini da latte, questi sarebbero al centro di una controversia, poi risolta, che segnò la storia. Avvenne che anche le monache del Santissimo Salvatore chiesero e ottennero dal frate il privilegio di poter ospitare per alcuni giorni il bambinello di cera; ma quando il frate tornò a riprenderlo le monache tuttavia si opposero alla restituzione dicendo che lo avrebbero dato indietro quando gli sarebbero spuntati i dentini.

Il frate andò via amareggiato e consapevole della beffa. Ma una notte ebbe in sogno la visione del bambinello, che gli chiedeva di andarlo a riprenderlo, mostrando nelle gengive due dentini bianchi. Quando frate Andrea si presentò al monastero del Santissimo Salvatore le monache davanti al prodigio compiutosi, pentite, chiesero perdono e gli rimisero tra le braccia il bambinello miracoloso.

Ma Palermo, a ben guardare, è ricca di questi esemplari. Uno si trova presso le suore domenicane di Santa Caterina, dove ancora oggi se ne possono ammirare tanti.

Ve ne sono di dormienti, benedicenti, seri o sorridenti, posti in paesaggi bucolici o tra stoffe preziose ricamate a fili d’argento. Secondo quanto riportato dalla tradizione ogni suora ne possedeva uno, posto in una teca, sul proprio cassettone. In particolare uno, caro a Suor Gesua, l'ultima priora del monastero, era considerato miracoloso e veniva esposto a Natale ogni anno in chiesa.

Si tratta di un Bambino di fine XVIII secolo, con occhi di vetro e bocca dipinta. Si racconta che fosse stato trovato una notte, nel sottotetto della chiesa. Una religiosa allarmata dal pianto di un neonato, armatasi di lanterna, aveva ispezionato tutto il monastero, per scoprire alla fine che a fare tutto quel chiasso era il Gesù Bambino di cera, che solo una volta desposto tra i cuscini ricamati a motivi floreali, all' interno di una culletta, si era subito calmato.

Secondo un altro racconto una novizia, in un attimo di sconforto, dubitando della sua vocazione, aveva pensato di lasciare per sempre il monastero. Nel momento stesso in cui aveva maturato questa decisione, nel segreto della sua cella, il Bambinello, posto in una campana di vetro, sul comò della giovane, aveva spalancato gli occhi, alzando addirittura una manina, nel tentativo di fermare la fanciulla.

Il Bambinello delle lacrime, invece, si trovava nel monastero di Montevergini, sorto sotto l'istituto dell'omonimo monastero di Messina, fondato da Sant’Eustochia.

Quasi due secoli dopo la sua edificazione il marchese di Villabianca annotava nei suoi diari di cronaca palermitana che il 9 Ottobre del 1716, proprio nel monastero di Montevergini era accaduto uno straordinario prodigio.
Il Bambinello Gesù posto tra le braccia della Madonna della Provvidenza si era messo a lacrimare, generando tre grosse lacrime, scivolate sulle sue guance.

Soppresso il monastero nel 1866, chiusa la chiesa e ridotta prima a sede del partito fascista e poi ad aula di tribunale durante il processo Pisciotta, purtroppo nulla più si sa della Madonna della Provvidenza e del suo bambinello.

Si hanno notizie, anche, del Bambinello delle Cappuccinelle, il monastero della Sacra Famiglia che si trova vicino il mercato del Capo. Le monache vivevano secondo la più rigorosa osservanza francescana, contentandosi di poco. Durante l' ultimo durissimo anno di guerra, la popolazione, stremata, non riusciva a trovare cibo e anche le cappuccinelle non avevano nulla da mettere sotto i denti.

Finché un giorno ricorsero ad un espediente: quando i morsi della fame si facevano insopportabili, le consorelle mettevano in punizione, con la faccia rivolta verso il muro, un Bambin Gesù, opera di Girolamo Bagnasco e allora, ogni volta, miracolosamente, la Madre del Divin Bambino si impietosiva e teneramente interveniva la Provvidenza, manifestandosi nelle vesti di una vecchiarella o di un contadino che bussavano alla porta e donavano un poco di verdura o fave raccolte in campagna, un cestino di fichi d’india.

Per ringraziamento le suore si prodigavano ad abbracciare e coccolare Gesù Bambino, facendogli indossare ogni giorno un abitino diverso. Il bambinello e il suo corredino si conservano nel monastero, dove ancora oggi poche suore vivono in clausura.

Concludiamo questo excursus con il Gesù Bambino della Gancia, storico palazzo che si trova in via Alloro a Palermo.
La chiesa di Santa Maria degli Angeli, conosciuta da tutti i palermitani come chiesa della Gancia, fu costruita nel 1470 da alcuni frati che avevano ottenuto dal Pontefice l'autorizzazione per poter realizzare una gancia, ovvero un ricovero per gli ammalati. Qui è custodito un bambinello miracoloso, giunto a Palermo per mare.

Fra Mamiliano da Palermo, infatti, dopo aver vissuto per un lungo periodo in Terrasanta, avendo maturato la decisione di tornare nella città natia, volle portare con sé una immagine del Divin Bambino, una scultura di legno ricavata da un ulivo del Getsemani.

Secondo un'antica tradizione orale, durante il viaggio di ritorno in Sicilia, l'imbarcazione che trasportava il frate si ritrovò a dovere affrontare una terribile tempesta, rischiando il naufragio. L'equipaggio gettò in mare tutto il carico della nave, persino la cassetta che conteneva il bambinello ma, miracolosamente, le onde trasportarono il prezioso manufatto fino al porticciolo di Sant'Erasmo, dove, inutilmente, alcuni pescatori cercarono di recuperarlo. Solo i frati della Gancia, richiamati dagli abitanti della Kalsa, riuscirono a portare a riva la cassettina e il suo straordinario contenuto.

Il bambinello, liberato e acclamato dalla folla, venne portato in processione fino alla Chiesa, dove la notte di Natale del 1729 venne benedetto e fu collocato in una cappella vicino all' altare.

Ancora oggi il Bambinello della Gancia viene festeggiato con solennità e devozione il 6 gennaio di ogni anno, con processioni, canti e fuochi d'artificio da tutti gli abitanti della Kalsa e da tanti cittadini palermitani.
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