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I tesori del borgo del Faro a sud della Sicilia: il suo nome (ruvido) ricorda la dura roccia

Ci sono diverse teorie sul perché si chiami così. Alcuni parlano di un tipo di pietra, altri di una specie di mollusco. Sono però tante le meraviglie che ancora custodisce

Salvatore Di Chiara
Ragioniere e appassionato di storia
  • 19 ottobre 2022

Capo Granitola

Tra i tanti ambiti dove la Sicilia primeggia, senza ombra di dubbio è la presenza di fari nel suo territorio. Sono ben 53 gli strumenti di segnalazione e tra questi, uno dei più estremi a sud-ovest è il faro di Granitola. Inizia così il percorso di conoscenza di uno dei borghi più interessanti.

Granitola rispecchia a pieno due particolari di notevole interesse. A un primo punto legato alla sua immagine di piccola borgata incastonata sul mare, se ne aggiunge un secondo che racchiude un importante percorso di natura storica.

Fino al 1955 era circoscritto nel territorio di appartenenza alla città di Castelvetrano. Una lunga strada percorreva l’ex feudo Fontanelle e attraversava i confini con i territori di Campobello di Mazara (Guardiola) e Mazara del Vallo. Superava l’ex feudo della Campana e raggiungeva direttamente il borgo.

Oggi, è possibile visitare il luogo grazie alla statale ed evitare di perdersi nei meandri del tracciato sterrato e consumato dalla presenza di alcune cave dismesse. La sua storia ebbe inizio con i racconti di Michele Amari che ipotizzò come il toponimo “ràs al balàt” fosse riferito a Capo Granitola.
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Grazie al ritrovamento di un tesoretto bizantino rinvenuto nel 1878 e conservato dall’archeologo Salinas, è stato possibile datare la fondazione della suddetta località. Anche la parola Granitola (granitu in siciliano) nasconde le sue curiosità. Deriva dal marmo o roccia ruvida. Quest’affermazione fu confermata dal geografo e viaggiatore Edrisi.

Un’altra considerazione avvalorata da vari studiosi fu quella che deriva dal siciliano "nariti", come “specie di mollusco”. Quindi, Granitola sarebbe un termine riconducibile a una conchiglia marina con guscio duro. Il processo storico non si è fermato su alcune nozioni ed ha fatto il suo corso sino ai giorni nostri.

Avvenuta la scissione dal comune di Castelvetrano, è entrata a far parte del territorio campobellese. Gli studi degli storici Napoli Vincenzo e Gianluca Serra hanno evidenziato le profonde modifiche territoriali e il cambiamento con le successive perdite o sparizioni di alcuni tratti architettonici di cui Granitola si fregiava.

Nella sua spirale storica, l’ambiente è riuscito a mantenere scorci di bellezza paesaggistica e riferimenti che non vanno abbandonati. Tra questi, la torretta di Saurello o Sorello. Dalla configurazione architettonica e l’assenza di una mancata fisionomia militare, si avalla l’idea che fosse utilizzata per scopi civili.

La struttura si basa su una porta a piano terra non protetta da caditoia, due finestre larghe al primo e secondo piano e altre tre sul fronte mare. È realizzata con blocchi di tufo assemblati tra loro. Gli ambienti sono collegati da una scala a chiocciola. Alcune cartine geografiche indicavano torre Saurello come l’antico faro.

Un’altra attrazione da rimarcare è la torre Granitola o Mazara. Ha un basamento tronco- conico. È datata al XV secolo e la parte più antica è la sezione cilindrica in pietra informe. L’accesso al primo piano è consentito grazie a una scala esterna in muratura.

Il primo piano ha un unico vano circolare ed è coperto da una volta oblunga. L’accesso alla terrazza avviene invece attraverso una scala alloggiata nello spessore murario partendo da un’altezza di tre metri dal pavimento del primo piano.

Leggende e storie di pirateria e sequestri aleggiano dietro la presenza di questa torre. Come descritto in precedenza, Punta Granitola è conosciuta per la presenza di un faro. Eretto nel 1862 e con un’altezza pari a 38 m.s.l.m., rappresenta l'elemento che qualifica e quantifica l’importanza del borgo.

Nonostante le sue caratteristiche, la spiaggia di Granitola ha visto soccombere diverse imbarcazioni. I venti provenienti dall’aperto mare hanno spesso bloccato le barche, lasciandole in balia di un naufragio quasi annunciato.

La borgata nasconde altri tesori inesplorati e poco conosciuti. Il calvario ormai totalmente distrutto, la vecchia tonnara in funzione per circa un trentennio e i vari rinvenimenti durante le spedizioni archeologiche marine.

Poi, il porticciolo. Mare, barche, cielo e colori s’intersecano alla ricerca di un connubio perfetto. In qualsiasi momento della giornata, regala uno spassionato gioco di luci e ombre. Non mancano di certo le sorprese e queste, è possibile scovarle durante una visita completa del luogo.

Non esistono tempi e spazi per osservare la sua bellezza. Necessita di tanta attenzione e buona volontà perché Granitola è un tesoro della nostra Sicilia.
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