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Il Cep di Palermo si riscopre comunità: così i residenti scrivono la storia del loro quartiere

Un progetto del Mibact al Centro Edilizia Popolare raccoglie le memorie degli abitanti. Le foto di famiglia diventeranno un mostra per la creazione di un'identità condivisa

  • 29 gennaio 2020

Il gazebo allestito accanto al campo di bocce al Cep dove si raccolgono le foto e le storie

Riattivare uno spazio abbandonato attraverso l'arte per costruire uno spazio pubblico attraverso la memoria e l'identità di un quartiere. È quello che sta accadendo al Cep (Centro Edilizia Popolare) di Palermo, un rione residenziale poco e mal abituato a confrontarsi, ad avere una piazza e a essere comunità.

Il quartiere nato negli anni '60 prima era aperta campagna, poi hanno cominciato a costruire case popolari per far trasferire la gente che viveva in case fatiscenti e vecchie nel centro storico, come il cortile Cascino o altre zone che sarebbero dovute essere abbattute per poi ricostruire nuove case.

"Riconnessioni" è un progetto del "Premio Creative Living Lab" del Mibact che vorrebbe scrivere la storia del quartiere Cep grazie ad alcuni workshop, tra cui quello della raccolta di foto (a cura del fotografo Andrea & Magda) e di storie degli abitanti. Un quartiere di cui si parla poco e che forse per questo non è abituato a raccontarsi, di recente costruzione e quindi con una storia breve.
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Accanto al campo di bocce è stato allestito un gazebo bianco dove una volta a settimana i residenti possono portare le proprie foto di famiglia e raccontare le proprie storie che si intrecciano con quella urbana del quartiere. Il campo di bocce è del Comune e il tentativo è quello di farlo diventare un luogo di ritrovo per tutti.

A far partire questo interessante progetto etnoantropologico è l'associazione Sguardi Urbani, insieme alla storica associazione che nel quartiere Cep lavora da anni, la San Giovanni Apostolo e la scuola Saladino.

«L'idea è quella di realizzare un album fotografico della storia del quartiere e dei suoi abitanti - racconta Luisa Tuttolomondo dell'associaizone Sguardi Urbani -. Le storie sono tante e gli abitanti di qui sono felici di raccontarle e di raccontarsi, è come se ci fosse questa esigenza identitaria e di fare memoria di ciò che sono stati.

Molti hanno ricordi legati al trasferimento qui, come la signora Lia che dal cortile Cascino si trasferì qui senza avere nè luce nè acqua e che poi diventò la bidella della scuola. O ancora di quando il quartiere ebbe il suo momento di gloria con Totò Schillaci e alla fine di ogni partita durante i mondiali tutta la città veniva qui in pellegrinaggio».

Un quartiere residenziale che scrive la narrazione di sè. Alla fine del progetto sarà presentato alla città l'album fotografico, ma adesso si cercano ancora foto e testimonianze.

Chiunque vuole partecipare al progetto può contattare l'associazione Sguardi Urbani per contribuire alla raccolta chiamando il 338 1522213 oppure scrivendo una mail: urbanisguardi@gmail.com.
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