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Il lungo addio a Mosè: per riportare la salma in Africa parte la raccolta fondi in Sicilia

Era un dono di gioia il sorriso contagioso di Mosé Kiliba: adesso è il momento di ricambiare e aiutare la famiglia a farlo tornare a casa, in Costa d'Avorio

  • 4 settembre 2018

Mosè Kiliba

Il suo sorriso era contagioso e da tutti è ricordato come una persona carismatica, generosa e gioiosa. Un grande amante della vita che celebrava in ogni modo.

Mosè kiliba, detto Birba, aveva 41 anni ed era originario della Costa D'Avorio: era in Sicilia da quasi vent'anni e proprio sull'Isola si è spento qualche giorno fa a causa di un arresto cardiaco improvviso che non gli ha lasciato scampo.

A piangerlo a Siracusa sono arrivati tutti i suoi amici da Palermo, le sue due figlie Samira e Zaira, e tutte le donne della sua vita, Mosè era molto amato.

E sono i suoi cari ad aver lanciato una raccolta fondi per il rimpatrio della salma in Costa D'Avorio.

Aveva lunghi dread neri sulle spalle larghe, era molto conosciuto sia a Palermo ma anche a Siacusa, città dove si era trasferito da qualche tempo, lavorava nei locali come barman ed era anche mediatore culturale perché parlava diverse lingue e dialetti africani.

La sua bacheca di Facebook è piena di bei ricordi scritti dai suoi amici, molti ancora increduli e sotto shock per quanto accaduto.
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Diversi anni fa a Palermo Mosé aprì l'associazione "3 febbraio" per tutelare i diritti dei migranti e promuovere la cultura della pace. In una bella intevista che ha rilasciato durante un progetto sull'integrazione a Ballarò disse: «Palermo è la mia seconda patria, mi ha visto piangere e mi ha visto ridere».

«Devo tanto a questa città - continuava - Palermo mi piace perché è vera, anche se non la sappiamo trattare. Il problema principale siamo noi cittadini».

Spetta in primo luogo a noi fare qualcosa per trasformare la realtà, perché se non c'è un cambiamento che parte da noi, nessun sindaco potrà, da solo, migliorare questa città». Parlava col cuore, Mosè. Con passione.

«Ballarò è unica - aggiungeva - la gente speciale, lo stesso mercato lo è, ed è per questo che andrebbe valorizzata al meglio». Poi l'intervistatore gli chiese cosa pensava della convivenza tra la gente nata e cresciuta a Ballarò da generazioni e i cittadini stranieri.

C’è davvero integrazione? «Integrazione significa tanto, forse troppo. - spiegava - Trovo che sia un concetto un po’ utopico. Preferisco usare altri termini: possiamo parlare di una convivenza sociale».

«Ho fatto parte del primo movimento antirazzista di questo Paese, più di 15 anni fa, quando questo quartiere era decisamente peggiore di come lo vedete adesso. Eravamo soltanto in quattro neri a frequentare l’Università. Adesso è tutto diverso, e sarà sempre diverso perché il cambiamento nessuno lo può fermare. Perché il cambiamento è l'interpenetrazione di culture diverse fra loro. L'integrazione è proprio questo: sapere vedere ricchezza nella diversità».

Per contribuire alla raccolta fondi per riportare Mosè a casa è possibile fare una donazione su Postepay evolution sul conto numero 5333 1710 7300 8910, l'iban è IT50S0760105138258957558963.

Per i versamenti dall'estero il codice BIC/SWIFT è BPPIITRRXXX, la carta è intestata a "Scarinato Anna SCRNNA5C41E815T". La causale deve essere "Funerale e rimpatrio salma birba moussa".
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