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Il museo con 2000 giocattoli a due passi da Palermo: il posto (magico) che non ti aspetti

Un museo voluto da Pietro Piraino, professore di restauro di Casteldaccia, recentemente scomparso che ha dedicato oltre 50 anni della sua vita alla ricerca di questi pezzi

Sara Abello
Giornalista
  • 16 maggio 2023

Pietro Piraino, fondatore del museo del giocattolo di Bagheria

Il "Museo del giocattolo e delle cere Pietro Piraino" di Bagheria si rinnova e lo fa grazie ai finanziamenti del fondo nazionale per i piccoli musei messo a disposizione dal Ministero dei Beni Culturali.

Ogni tanto una cosa buona, direte voi! Beh avete ragione. Non grandi cifre, e lo so da fonti certe, ma comunque un inizio per avviare il processo di digitalizzazione di quella che è una realtà unica sul territorio.

Una collezione privata di oltre 2000 giocattoli dello stesso Pietro Piraino Papoff, professore di restauro casteldaccese, che ha dedicato oltre cinquant’anni della sua vita alla ricerca di questi pezzi più unici che rari, viaggiando, cercando, scoprendo e sacrificando anche, sia la tasca che il tempo da dedicare a se stesso e alla propria famiglia.

Il professore è morto nella notte tra il 22 e il 23 maggio all'età di 80 anni. Tra i tanti che hanno espresso cordoglio anche il sindaco di Bagheria Filippo Tripoli.
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Un museo nato per due ragioni, come racconta il diretto interessato, da una parte la sua personale visione del gioco, inteso come un microcosmo di vita reale che riunisce in sé i concetti di totalità, regole e libertà; dall’altro la scomparsa improvvisa e prematura del padre che gli ha tolto l’infanzia, spingendolo a crescere e a provvedere da sè alle proprie esigenze. Imparò presto a costruire i propri giocattoli e a rifugiarsi nel mondo della fantasia.

Capì così che da adulto avrebbe dovuto realizzare qualcosa che consentisse ad altri bambini di essere liberi di sognare e di volare sulle ali della fantasia. Questo stesso amore che ha animato tutta la sua vita lo ha poi trasmesso alle figlie Lucilla e soprattutto Laila, che oggi ancor più della sorella segue le orme del padre.

Il museo adesso è dotato di un servizio di audioguide multilingue da mettere a disposizione dei suoi visitatori e un nuovo sito internet: un percorso che lo proietterà verso un differente approccio alla fruizione della sua collezione di opere. In realtà, come racconta Laila Piraino, il finanziamento avrebbe dovuto consentire interventi ben più grandi, ma la notevole richiesta da parte di tanti musei ha ridotto le possibilità del ministero.

I Piraino però non demordono e confidano in altre chance che possano presto consentire di migliorare la struttura e offrire un’esperienza unica ai loro visitatori, grandi e piccini. Come vi dicevo, si tratta di un’istituzione peculiare, una capsula temporale all’interno della quale, con una moltitudine di giocattoli, si ripercorre l’evoluzione delle abitudini e dei materiali in un secolo di storia e cultura popolare.

Un museo con collezione e gestione privata ospitato all’interno dell’edificio comunale della Certosa di Villa Butera, unica nel suo genere tra le tante ville settecentesche baariote, nata per ospitare gli importanti personaggi che venivano in visita al principe.

Al piano superiore Branciforti volle anche una specie di wunderkammer con statue realizzate dal suo ceroplasta di fiducia, come fosse scontato averne uno... che riproducessero 12 monaci con le fattezze del volto degli ospiti più illustri della Certosa. Così lì in mezzo si potevano riconoscere il re di Francia o quello delle due Sicilie.

Ancora oggi infatti, sebbene di quelle statue originali non vi sia più nulla per via dei furti, al primo piano dell’edificio si trovano delle statue ricreate da Pietro e Laila che hanno così ricostruito il primo museo delle cere in Europa, nato 100 anni prima di quelli famosi di Londra e Parigi.

Prima di approdare alla Certosa però, e diventare un vero museo, una piccola parte della collezione che possiamo oggi ammirare veniva esposta con un progetto di mostre itineranti.

Fu all’inizio degli anni 2000 che l’allora assessore alla cultura Biagio Sciortino, poi divenuto sindaco, colse l’importanza del progetto e invitò i Piraino ad un’esposizione permanente.

All’inizio il museo sorse a villa Cutò per poi approdare in questa sede, si spera definitiva, unica nel suo genere come l’esposizione al suo interno, riconosciuta di grande valore demo-etno-antropologico, e per questo sottoposta al vincolo dei beni culturali e ambientali della regione Sicilia.

Oggi il museo è dotato anche di un’aula multimediale e di un laboratorio per la ceroplastica, oltre che di un’aula per la didattica, di un Bookdhop e di una caffetteria. Si coglie la voglia di rinnovarsi e crescere in Laila Piraino. Attualizzare il museo con nuove sezioni di giocattoli contemporanei che possano fungere da ulteriore testimonianza dello sviluppo storico del gioco che la lega a doppio nodo con il padre.

Il museo nei suoi due piani vi condurrà in una dimensione fantastica: una storia antica che guarda sempre al futuro, quella che vi è alla base, tra le bacheche piene di soldatini, Barbie, giochi di latta e di legno.
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