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Il piano anti-siccità dice sì ai dissalatori in Sicilia: dove si fanno (e quanto costano)

La Regione ha bocciato il progetto di Webuild, perché troppo costoso ma non rinuncia ai dissalatori: saranno cinque e costeranno meno. Tutti i dettagli

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 16 maggio 2025

Il tema della siccità continua a irrompere nel dibattito politico della Sicilia, dopo che l’azienda Webuild – la stessa alla guida del consorzio Eurolink incaricato di realizzare il Ponte sullo Stretto di Messina – ha presentato un progetto pro-bono dedicato alla realizzazione di numerosi dissalatori e di altre strutture nella nostra regione.

Se infatti in un primo momento l’intero piano e le parole dell’amministratore delegato di Webuild, Pietro Salini, erano state accolte positivamente da imprenditori e da diversi politici siciliani, nell’arco degli ultimi giorni gli ambientalisti e lo stesso governo regionale hanno cominciato a esprimere le proprie critiche sul progetto, accusato tra l’altro di essere eccessivamente costoso per le tasche dei siciliani.

Tra le associazioni ambientaliste che si sono espresse sulla questione c’è Legambiente Sicilia, che ha spiegato come «la soluzione data dalla desalinizzazione non può che essere una soluzione d’emergenza e non la risposta principale al fabbisogno idrico sia potabile che agricolo come industriale» della regione.

«La Sicilia – dichiara Tommaso Castronovo, presidente di Legambiente Sicilia, all’interno di un comunicato stampa – ha bisogno di una necessità estrema di rivedere la struttura di sovrambito ad oggi inefficiente e in cattive condizioni economiche, palesemente incapace di soddisfare le esigenze manutentive ordinarie e straordinarie di una rete ridotta ad un colabrodo e di invasi spesso impossibilitati a contenere le quantità utili».

Secondo gli ambientalisti, il problema principale del progetto di Webuild sarebbe l’immissione in rete di acque il cui costo economico - al momento dell’uscita dagli impianti di depurazione - sarebbe quattro volte superiore all’attuale e a questa spesa andrebbe inoltre aggiunta il costo di realizzazione dell’acquedotto (visto che le tubature siciliane continuano a perdere oltre il 50% dei volumi di acqua), della sua gestione e del sollevamento delle acque, che per essere ben distribuite nel territorio devono essere immesse a quota zero.

Dello stesso avviso è l’assessore all'energia e dei servizi di pubblica utilità Francesco Colianni, che ritiene il progetto Webuild finanziariamente insostenibile e che sui due dissalatori palermitani richiesti dal governo regionale ha affermato: «insieme al presidente Schifani e agli uffici del dipartimento della Protezione civile abbiamo esaminato la proposta di Webuild. Riconosciamo la grande competenza tecnica di questa azienda, che è un punto di riferimento nazionale e internazionale in campo ingegneristico, e la ringraziamo per l'attenzione.

Tuttavia, un'attenta analisi - continua l'assessore - ha evidenziato che l'intervento proposto non è compatibile con i parametri economici stabiliti nella programmazione regionale. L'investimento previsto dal progetto di Webuild è di 875 milioni a fronte dei 180 previsti da quello del governo Schifani.

È evidente la difformità, anche in relazione a un significativo sovradimensionamento degli interventi e alle previsioni dei volumi idrici: 3000 litri nella proposta di Webuild, da tre a cinque volte superiori rispetto al fabbisogno reale stimato tra 600 e mille litri al secondo dal piano della Regione.

Ma, soprattutto comporterebbe un notevole aggravio di costi per la finanza pubblica e per l'utenza, con un onere annuale di 274 euro l'anno per ogni cittadino palermitano. Il progetto previsto dal governo Schifani risulta dunque più sostenibile sia per l'amministrazione che per i cittadini».

Il progetto Webuild sembra quindi non rientrare nei limiti previsti dalla Regione, che ora prevede di realizzare gli interventi già approvati, che hanno un costo stimato di 170 milioni di euro da parte dei privati e di 10 milioni da parte pubblica. Tali interventi prevedono la realizzazione di alcuni dissalatori mobili nei Comuni di Gela, Porto Empedocle e Trapani, oltre che dei due dissalatori che dovrebbero essere costruiti nel Palermitano.

«L’estate prossima rischia di essere affrontata con gli stessi spettri di quella scorsa – ha aggiunto Giuseppe Amato, responsabile risorse idriche di Legambiente Sicilia – con i bacini ai minimi storici».

Secondo Amato, per via della siccità dell’anno scorso e per la violenza delle ultime piogge che hanno impedito ai bacini di riempirsi, in Sicilia occidentale gli invasi sono ad un terzo della loro capacità. Una situazione drammatica, che potrebbe peggiorare nel momento in cui i prossimi mesi replichino le temperature torride dell’anno scorso.
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