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Il siciliano che conquistò Las Vegas: aprì nella "città delle luci" il primo hotel con aria condizionata

Pietro Ottavio Silvagni, ad inizio secolo scorso, siamo nel 1905, sviluppato già un forte senso dell’imprenditoria, lascia il paesino di Villalba, nel Nisseno, alla conquista degli States

Balarm
La redazione
  • 30 giugno 2021

Hotel Apache, Fremont Street, Las Vegas, 1958 (foto da Reddit) e Pietro Ottavio Silvagni

Forse non tutti sanno che se oggi Las Vegas, la città del Nevada, è tra le più celebri mete di vacanza, dove le luci non si spengono mai, il merito è anche di un siciliano: Pietro Ottavio Silvagni.

Per quanto il suo nome in Sicilia, oggi, non dica molto, oltre oceano, invece, è scritto nei registri delle personalità che hanno lasciato un segno importante negli States.

Ma facciamo un passo indietro.

Ad inizio secolo scorso, siamo nel 1905, Silvagni, sviluppato già un forte senso dell’imprenditoria, a 32 anni lascia il paesino di Villalba, nel Nisseno, dove era cresciuto, alla conquista del sogno americano.

Prima Ellis Island, poi in Colorado, a seguire Price in Utah: queste furono le prime tappe in cui, da subito, il giovane siciliano si fece notare.

Nel lasciare la Sicilia, infatti, poco più che trentenne, Pietro Ottavio portò con se il bagaglio più importante: l’esperienza maturata al fianco del nonno paterno, Francesco, costruttore che realizzò diversi progetti di ponti e strade in Nord Africa. Nonno Francesco, infatti, frequentemente portò con sé il piccolo Pietro Ottavio nelle sue trasferte africane infondendo, da subito, lo spirito imprenditoriale, il gusto per la ricerca e la volontà di fare le cose in grande.
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Queste furono le principali caratteristiche che Silvagni esportò in America riuscendo, praticamente, da subito, ad affermarsi, superando diffidenze e ostilità. Nello Utah comprese le potenzialità di sviluppo che Price aveva, essendo poco più che un aggregato di baracche, e dunque tutta da (ri)fondare architettonicamente.

La svolta avvenne nel 1932 quando Pietro Ottavio, appena sessantenne, aprì, il 17 marzo come riportano le cronache, proprio a Las Vegas l'Hotel Apache, quando la cittadina contava poche migliaia di abitanti e il suo futuro era tutto da scrivere.

La famiglia arrivò a Las Vegas con uno dei contratti di calcestruzzo per la diga di Hoover, e comprò il lotto libero al 128 di Fremont Street per 30 mila dollari, immaginando che i lavoratori della diga avessero bisogno di un posto in cui "vivere" lontano dal lavoro e dal calore del deserto e dove potersi svagare. Nacque così il suo Hotel.

Mr. Silvagni mise da parte un gruzzolo non da poco, da poter investire in progetti più ampi. Las Vegas, infatti, non era forse neanche un sogno all'epoca, ma presto sarebbe stata realtà. La cittadina, infatti, era vicina geograficamente e venne fondata proprio nel 1905, anno in cui Silvagni sbarcò negli States.

Fu il primo hotel di Las Vegas ad avere l'aria condizionata nella hall, protetta da una cortina d'aria all'entrata. Fu anche il primo con un ascensore elettrico e idrovora nei sotterranei per impedire infiltrazioni d’acqua, ma anche un casinò in moquette.

Non era certo il primo hotel in cui alloggiare ma la genialità di Silvagni fu nel comprendere che sarebbero stati i dettagli a fare la differenza. Il successo, dunque, fu assicurato e in brevissimo tempo questa struttura fu la prediletta per viaggiatori, imprenditori e residenti lungo la Arrowhead Trail.

La sua notorietà crebbe a dismisura e Silvagni cominciò ad essere apprezzato e stimato anche dalle autorità.

La nipote, Gina Silvagni Perry, una dei pochi eredi rimasti, recentemente è stata anche intervistata per la terza parte di un documentario, "The City of Las Vegas: The Thirties" prodotto da Boyd Productions e commissionato dalla città di Las Vegas.
«Gli storici di immergono nella storia dell'Hotel Apache - ha scritto su fb - in cui io discuto la visione e il successo di mio nonno nella fondazione di Las Vegas, a partire dall'Hotel Apache, ora Binion's Gambling Sala in Fremont Street». Ha raccontato anche che l’allora Console Italiano mandava ogni anno un biglietto di auguri all’imprenditore siciliano.

Tutto questo sarà pubblicato in un libro che la nipote sta scrivendo proprio su suo nonno e il suo contributo a Las Vegas,

La figura di Pietro Ottavio Silvagni, è indubbio, ebbe un ruolo fondamentale nello sviluppo di Las Vegas nel diventare gioiello di ospitalità e capitale mondiale del divertimento

Oggi la struttura esiste ancora, con il nome di Binion’s Gambling Hall e Hotel Apache, nel cuore della città, e volendo lasciare una testimonianza che possa varcare l’oceano e giungere, perché no, anche in Sicilia, la nipote Gina Silvagni Perry sta pensando di scrivere un libro che ripercorra la tappe salienti dell’ascesa imprenditoriale del nonno (che è sepolto a Price), partito dalla culla del Mediterraneo alla conquista del sogno americano, reso realtà.
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