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Il suo nome lo deve a un commerciante di agrumi: Villa Zito, 300 anni e non sentirli

Il Villabianca riporta che la "casena" di via Libertà fu fondata da Gaspare Scicli, poi passò al principe di Carini e infine a Francesco Zito Schillaci. Oggi è una pinacoteca

Balarm
La redazione
  • 17 luglio 2021

Villa Zito a Palermo

Nel cuore di Palermo, nella zona dove le ville in stile Liberty costeggiano i grandi viali, si trova Villa Zito (Viale della Libertà), oggi pinacoteca e sede di importanti mostre.

Il suo nome si deve ad uno degli ultimi proprietari, il commerciante di agrumi Francesco Zito Scalici, che acquistò l’edificio nel 1909.

Le sue origini, però, sono ancora più antiche: il Villabianca riporta che la "casena" fu fondata da Gaspare Scicli intorno alla prima metà del Settecento.

Nella seconda metà dello stesso secolo fu acquistata da Antonio La Grua, principe di Carini e in seguito, nel 1787, passò ad Antonio La Grua Talamanca e Branciforte, la cui madre Lucrezia, era figlia di Ercole Maria Branciforte, principe di Butera.

La villa era fabbricata su due elevazioni: pianterreno e piano nobile; adiacente al corpo principale e accessibile, attraverso apposite aperture, vi era anche una cappella, decorata con architetture dipinte realizzate nel 1762.
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Sul portate campeggia ancora una scritta che recita: “Hinc lites, strepitus, curae, hinc procul ite cadentes; hic reparent animos otia, rura, quies” (Restino lontane le liti, gli strepiti, gli affanni; qui diano riposo all’animo la pace, le campagne, la quiete), sottolineando l’intento della dimora.

I principi di Carini, infatti, la acquistarono sulla scorta di una moda sempre più diffusa tra i nobili del periodo, quella cioè di possedere un rifugio posto al di fuori delle mura cittadine ove soggiornare nei periodi più miti dell’anno.

L’aspetto attuale dell’immobile è frutto dell’intervento attuato nel primo quarto del XX secolo dall’architetto Michele La Cavera, incaricato da Francesco Zito di abbellire la propria residenza secondo il nuovo gusto imperante.

Il risultato fu una maestosa ed elegante dimora di stile classicista cinquecentesco: il prospetto, rifatto con corsi bugnati, presenta aperture a edicola sottolineate da decorazioni e termina con terrazze laterali.

Agli stessi anni risalgono le decorazioni a tempera dei soffitti a volta, sia del piano nobile che del pianoterreno, alcuni in stile floreale, altri di ispirazione neoclassica, altri ancora caratterizzati da uno spirito eclettico.

Al 1926 si data il passaggio della proprietà della villa al Banco di Sicilia; l’istituto di credito, che nel corso degli anni ha utilizzato l'edificio con diverse destinazioni d’uso.

Una messa a nuovo della dimora risale al 1981, volta alla nuova destinazione d’uso, ovvero per eventi d’arte.

La Fondazione Banco di Sicilia, oggi Fondazione Sicilia, nel dicembre del 2005 ha acquistato la Villa, predisponendo successivamente il restauro e la risistemazione dell’edificio a pinacoteca.

La sua collezione consta di oltre mille opere ed è costituita essenzialmente dal patrimonio pittorico che il Banco di Sicilia acquistò sul mercato antiquario nel secolo scorso, quando, con la presidenza di Ignazio Mormino prima e di Carlo Bazan poi, perseguì una politica tesa al sostegno della cultura e all’acquisizione di opere d’arte legate al territorio siciliano.

Alcuni dipinti provengono poi dalle raccolte della ex Cassa di Risparmio Vittorio Emanuele per le Province Siciliane; alcuni altri, infine, da donazioni private.

Tre sono i nuclei che costituiscono la collezione.

La sezione della Pittura Antica novera al suo interno i protagonisti dell’arte luministica barocca dai primi anni del Seicento sino alla fine del secolo successivo: Bernardo Strozzi, Mattia Preti, Luca Giordano, Salvator Rosa e Francesco Solimena.

L’ Ottocento che, partendo dalle vedute panoramiche realizzate ancora nel segno del Grand Tour, segue lo sviluppo delle tematiche legate al paesaggio e le poetiche del realismo naturalistico attraverso i loro maggiori interpreti, siciliani in particolare: da Francesco Lojacono ad Antonino Leto, Michele Catti ed Ettore De Maria Bergler, ambasciatore in Europa del felice momento che Palermo vive a cavallo tra i due secoli.

La pittura del Novecento, infine, offre la possibilità di addentrarsi nella situazione culturale dell’epoca, segnata da profonde contraddizioni e forti contrasti, attraverso le testimonianze siciliane e le variegate presenze nazionali: da Aleardo Terzi a Camillo Innocenti; Mario Sironi, Filippo De Pisis, Ottone Rosai, Carlo Carrà, Arturo Tosi, Ugo Attardi, Fausto Pirandello, Renato Guttuso, Armando Pizzinato e Corrado Cagli.

Gli spazi espositivi, suddivisi su tre piani, sono dedicati alla conservazione e all’esposizione al pubblico della ragguardevole Pinacoteca e di una selezione di opere grafiche. Al primo piano sono esposte le opere grafiche e i dipinti dal Seicento all’Ottocento; al secondo piano trovano spazio le opere del Novecento e la Donazione Cuccio Alesi Cartaino; al piano terra due sale sono dedicate alla Donazione Rizzo Amorello.

Tra il patrimonio custodito anche una collezione di opere grafiche, formata da circa mille fogli, produzione realizzata tra il XVI e il XIX secolo, che conta carte geografiche e topografiche, vedute di città e monumenti, paesaggi, avvenimenti storici, usi e mestieri locali e feste religiose, che restituisce una straordinaria storia per immagini incentrata, soprattutto, sulla rappresentazione della Sicilia.
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