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Il vigneto che riaffiora dalle acque: Gurrida, una delle straordinarie meraviglie dell’Etna

Un vigneto “acquatico” di Alicante: da più di 200 anni queste viti vengono sommerse da un lago stagionale che le preserva e le rende uno spettacolo fra i più rari al mondo

  • 2 febbraio 2020

Il vigneto immerso nell'acqua sull'Etna

Qual è la forma dell’acqua? Un interrogativo dai risvolti filosofici, quasi malizioso, che ci riporta subito ai noir di Camilleri, tant’è che lo scrittore attorno alla questione ci costruì uno dei suoi best seller più enigmatici: «"Che fai?" gli domandai. E lui, a sua volta, mi fece una domanda. "Qual è la forma dell’acqua?", "Ma l’acqua non ha forma!" dissi ridendo: "Piglia la forma che le viene data"» (La forma dell’acqua, 1994).

L’adattamento del liquido che prende la forma del recipiente che la contiene è l’incipit di una storia fatta d’acqua e di rinascita che origina sull’Etna, dove la potenza degli elementi è un’energia tangibile e in continuo mutamento con una fisionomia della geografia che viene riscritta ad ogni eruzione, come quando il torrente Flascio che origina nei Nebrodi in direzione Etna, fu sbarrato dalla colata del 1536 costringendo l’acqua a versarsi nel pianoro di Gurrida, dando vita così ad un lago stagionale che riaffiora ogni tardo autunno quando il fiume è rinforzato dalle piogge, per poi sparire all’innalzarsi delle temperature.
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Siamo in quota, a 850 metri s.l.m., lo scenario è quello del vulcano vestito da montagna, specialmente in inverno, quando l’Etna indossa il suo scialle di neve e sembra ancora più quieta. In realtà sotto quell’aspetto stabile si nasconde un luogo che brulica di vita con una biodiversità impressionante dove fauna e flora si sono adeguate alle condizioni del territorio.

Un adattamento che si è esteso anche alle vigne, arrivate qui all’inizio dall’800 per volontà dell’Ammiraglio inglese Horatio Nelson che dopo aver ricevuto in dono dal Re di Napoli Ferdinando di Borbone (con un atto del 10 ottobre 1799) il grande appezzamento, decise di farne un polo enologico che potesse entrare in competizione con il distretto di Marsala che all’epoca dominava lo scenario europeo delle rotte del vino.

La produzione avviò nel 1850 resistendo alla brutale piaga della fillossera, giungendo intatta fino ad oggi solo nella parte che viene sommersa nel lago stagionale di Gurrida, come se l’acqua anziché far marcire la vite, preservi le radici imbevute come in una sorta di liquido “amniotico” sigillante fino a restituire piante sane che in primavera che daranno vigorose di Grenache o Alicante, il vitigno bicentenario scelto dall’Ammiraglio per surclassare i marsalesi, divenuto una specificità biologica dell’Etna.

Testimone e in parte custode del territorio che ricade in pieno nel Parco dell’Etna è Gaetano Cesarò, erede della dinastia Cesarò (dalla quale prende il nome anche l’omonimo paese sui Nebrodi) che ricorda ancora quando il fiume tracimava a volte anche in fine settembre rendendo necessario l’uso di piccole imbarcazioni per la vendemmia a pelo d’acqua.

Il nonno di Gaetano rilevò insieme ad altri due soci la proprietà lungo il fianco nord-occidentale dell’Etna, affascinato dalla ricchezza della fauna avicola e terrestre, e certamente incantato dalle viti a piede franco che ogni stagione riaffiorano dalle acque con la promessa sempre mantenuta dei nuovi frutti.

La produzione del vino viene ancora fatta ma il cambiamento climatico ha spostato in avanti la stagione dell’allagamento che ormai avviene quasi in inverno. Il processo di vinificazione prevede un lungo contatto con le bucce per estrarne il concentrato tannico, un affinamento in botti e un lungo riposo in bottiglia corredano la nascita di questo rosso strutturato che si presta bene all’invecchiamento.

Decisamente carico di fascino e ancora impregnato di fatica l’antico Palmento che accoglie i visitatori all’inizio del sentiero di Gurrida, l’impianto possiede le grandi botti originarie, alcuni attrezzi rurali d’epoca e le 7 grandi vasche, una per ogni giorno della settimana, che servivano a far fermentare il mosto.

L’itinerario completo intorno a Gurrida è di appena 2 km, facilmente percorribili dagli escursionisti di ogni tipo ed età, i capanni per il birdwatching consentono l’osservazione nei punti migliori d’avvistamento, tra giunchi palustri e cespugli della diffusissima rosa canina. Lo spettacolo autentico è quello dell’Etna che si specchia nel lago in un’atmosfera primordiale, fissata dal silenzio che enfatizza quel cerchio della vita fra distruzione e rinascita.
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