ITINERARI E LUOGHI

HomeNewsCulturaItinerari e luoghi

In Sicilia c'è il Portale de Leva: una gemma (chiaramontana) incastonata tra gli iblei

Costruito in calcare locale, il portale si presenta in stile tipicamente chiaramontano con richiami a opere della Sicilia centrale e occidentale. Perché si chiama così

  • 16 ottobre 2023

L'ingresso di Palazzo de Leva a Modica

Celato tra gli edifici della parte bassa di Modica, quasi come una gemma incastonata o un tesoro da trovare, vi è il cosiddetto portale De Leva.

Il portale deve il suo nome alla sua attuale ubicazione: è infatti l’ingresso di quella che fu la cappella privata dell’ottocentesco palazzo della famiglia De Leva, situato a metà tra il livello dell’attuale corso Umberto I e quello della chiesa del SS. Salvatore della città di Modica.

Si distingue, inoltre, per la sua singolarità stilistica rispetto alle altre architettura ad oggi presenti sul territorio, in quanto risulta essere una delle poche opere architettoniche sopravvissute ai vari eventi catastrofici che hanno colpito il territorio ibleo nel corso dei secoli: questi eventi, soprattutto il terremoto del gennaio 1693 che distrusse gran parte della Sicilia orientale, hanno operato una vera e propria selezione naturale delle architetture del territorio.

La singolarità del portale De Leva lo ha posto al centro dell’attenzione di vari studiosi.
Adv
Uno studio di Giuseppe Raniolo del 1997 permette di capire di quale struttura originaria il portale faceva parte, ovvero la chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, la quale a seguito del terremoto molto probabilmente venne inglobata nella struttura di palazzo De Leva, preservandone il portale.

Costruito in calcare locale, il portale si presenta in stile tipicamente chiaramontano con richiami a opere della Sicilia centrale e occidentale, riscontrabili nella struttura dell’arco multighiera a sesto acuto e nella tipica decorazione scultorea con bastoni a zig-zag, palmette entro archetti acuti, il tralcio continuo, ecc.

Per mancanza di fonti documentarie – le più antiche sono quelle studiate da Raniolo e risalgono al XVI sec – la datazione dell’opera è ricavabile mediante l’analisi degli elementi stilistici.

La letteratura a riguardo è concorde nel datare il portale grossomodo tra il secondo XIV e il primo XV sec. Da un confronto con opere coeve ed appartenenti allo stesso stile si potrebbe azzardare una datazione più ristretta.

Tra i vari confronti, in particolare sono interessanti quelli con il portale laterale della Chiesa Madre di Bivona, oggi purtroppo scomparso, e con il portale del salone al secondo piano di palazzo Steri a Palermo, portale che a giudizio di Giuseppe Spatrisano è tra gli esempi più significativi ed artisticamente validi del periodo in questione.

Se dalle foto superstiti del portale di Bivona, datato attorno al 1360 ca., si riscontra una somiglianza nella decorazione delle formelle, per quanto riguarda l’esempio di Palermo, oltre alla decorazione scultorea (i bastoni a zig-zag chiusi dal motivo fogliaceo sono praticamente identici) è ben visibile una somiglianza dal punto di vista strutturale – doppia ghiera, piedritti e colonne ecc.

Considerando quindi la datazione del portale di Bivona e quella dello Steri – fatto risalire a prima del 1377 – e considerando questi, assieme ad altri, come esemplari che le maestranze modicane avrebbero potuto prendere a modello per la costruzione del portale De Leva, si potrebbe suggerire una datazione di quest’ultimo che va tra il 1360 ed il 1380.

Periodo in cui i Chiaramonte, in particolare Manfredi III Conte di Modica tra i vari titoli, erano al culmine del loro potere ed influenza sulla Sicilia.

Era, infatti, il periodo del regno dei Vicari e della contesa tra le due fazioni: quella latina, guidata dai Chiaramonte, che mirava a mantenere l’indipendenza dalla Corona spagnola di cui godevano; e quella catalana, guidata dai Moncada, che era invece filo aragonese.

È facilmente immaginabile, quindi, una committenza per il portale De Leva filo chiaramontana.

Magari qualche famiglia modicana vicino ai Conti o, forse, direttamente i Chiaramonte stessi, anche se l’ubicazione della chiesa sconsiglierebbe di prendere in considerazione quest’ultima ipotesi, in quanto la chiesa risulterebbe in una zona periferica rispetto a quello che ai tempi era il centro.
Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguirci...
Iscriviti alla newsletter
Cliccando su "Iscriviti" confermo di aver preso visione dell'informativa sul trattamento dei dati.

GLI ARTICOLI PIÙ LETTI