ITINERARI E LUOGHI

HomeNewsCulturaItinerari e luoghi

La cappella dei re normanni alla Zisa: un gioiello di Palermo (ancora) poco conosciuto

Nascosta tra palazzoni di cemento armato, sorge ancora oggi una chiesetta con quasi mille anni di storia: trasformata negli anni ’50 in un cinematografo

Maria Oliveri
Storica, saggista e operatrice culturale
  • 31 maggio 2023

La cappella dei re normanni alla Zisa

"Nella prossimità della Zisa si eleva una piccola cappella contemporanea al palazzo… I Palazzi della Zisa e della Cuba, creduti per molto tempo costruzioni arabe, nonostante la pianta e le loro finestre ad arco acuto, è ora accertato essere edifizi dei tempi del primo e secondo Guglielmo”. (D. Salazaro, Studi sui monumenti medievali della Sicilia, 1877).

Sono pochi i palermitani che hanno visitato la Cappella della Santissima Trinità, eppure la chiesetta sorge solo a pochi metri dal ben più noto "Palazzo delle delizie" della Zisa: probabilmente ciò è da addebitarsi anche al fatto che l’edificio è nascosto, anzi quasi soffocato dai palazzoni moderni di cemento armato che lo circondano.

La chiesetta, negli anni ’50 del secolo scorso, in maniera poco rispettosa per il valore artistico dell’antico bene monumentale, era stata trasformata in cinematografo parrocchiale.

A partire dal 1989 ha subito diversi restauri: la struttura presentava infatti sul prospetto una sopraelevazione, realizzata con piccoli conci di calcarenite, tra il 1788 e il 1803 dai Sandoval, famiglia proprietaria del palazzo della Zisa.
Adv
La sopraelevazione ottocentesca, che inglobava la cupola, celandola alla vista, era già presente nei disegni del Villabianca realizzati tra il 1788 e il 1801 e custoditi alla biblioteca comunale di Palermo.

In uno di essi si legge: "La famiglia Sandoval è la padrona di questo Castello, che è il castel reale del di lei principato". La sopraelevazione è stata deliberatamente abbattuta durante i restauri degli anni ’80 del XX secolo, rendendo finalmente visibile la cupola.

Entrata nel 2015 nella lista del patrimonio mondiale Unesco, la Zisa (Al-aziz, lo splendido - palazzo-) splendido esempio di architettura palaziale di matrice nordafricana di tradizione fatimita (X-XII secolo), fu edificata tra il 1165 e il 1167 da re Guglielmo I e portata a compimento dal figlio Gugliemo II.

Sorgeva all’interno del grande parco del Genoardo, luogo di sollazzo dei sovrani, ed era una dimora utilizzata soprattutto nella stagione calda, perché era un luogo fresco grazie a un sistema di ventilazione e refrigerazione ereditati dal mondo musulmano.

Scrive il canonico Gaspare Palermo che anticamente si credeva che il palazzo della Zisa fosse stato edificato da emiri arabi.

Il Villabianca in Della Sicilia Nobile riporta poi alcune curiose etimologie: Zisa secondo alcuni derivava dal greco, che significava biade “ed essendo queste dedicate a Cerere, vogliono che la contrada della Zisa, per altro fertilissima di grano abbia da quella deità pigliato il nome.”; secondo altri la voce Zisa derivava "da i Mori, nell’idioma de’quali vale fiorita, molto alludendo agli amenissimi giardini che quella villa circondano".

Tra il volgo era inoltre diffusa una leggenda che voleva Zisa figliola del principe saraceno fondatore del palazzo, mentre a un'altra figliola che si chiamava Cuba era stato dedicato un altro magnifico edificio cittadino.

Tornando alla cappella, si ipotizza che Guglielmo I, detto "il Malo", avrebbe trasformato una struttura preesistente da originaria moschea in luogo di culto cristiano; scriveva infatti Gaspare Palermo nella sua Guida Istruttiva che nella chiesa si vedevano gli avanzi di una mosquita. (Moschea).

La cappella del palazzo è già attestata col titolo di Sancta Trinitas de Azisa in un diploma del 1274. Nel 1399 il Barone di Ciminna Giovanni Guglielmo Ventimiglia, divenuto Gran Siniscalco, intitolò la chiesetta a Sant'Anna, alla quale la famiglia Ventimiglia – che possedeva la reliquia del teschio della madre della Madonna - era particolarmente devota.

Diego Sandoval Mira, nel 1759, poco dopo aver ereditato la proprietà della Zisa, chiese ed ottenne che la cappella della SS. Trinità fosse istituita filiale della cattedrale di Palermo.

Tra la fine del Settecento e i primissimi dell’Ottocento, gli stessi Sandoval (forse per volontà di Giovanni Antonio Sandoval-Ioppolo, figlio di Diego Sandoval e legittimo proprietario dal 1788 al 1806) fecero costruire, addossata alla antica cappellina, una nuova chiesa intitolata a Gesù, Maria e Santo Stefano e le due strutture per un lungo tempo fecero parte di un unico complesso (la cappella venne trasformata in sacrestia).

Nel 1844 passarono sotto la giurisdizione della parrocchia di Santo Stefano Protomartire, istituita quello stesso anno con sede nella seicentesca chiesa dell’Annunziata alla Zisa.

Nel 1935 Francesco Valenti condusse i restauri della Cappella della SS. Trinità, provvedendo a sostituire i conci malandati con conci di calcareniti provenienti da Aspra (calcareniti giallastre) e da Carini (calcareniti grigiastre).

Sebbene pesantemente restaurato, l’ambiente interno della cappella mostra ancora oggi la sua inconfondibile impronta normanna: "La cappella della Zisa ha pianta analoga a quella del palazzo palermitano della Favara... " scriveva G. Bellafiore (La Zisa di Palermo, 1994).

La chiesetta è costituita da un’unica navata coperta a volte a crociera e dal contiguo presbiterio rettangolare con calotta emisferica poggiante su eleganti muquarnas (decorazioni ad alveare) ricoperte con un leggero strato di stucco bianco. Nella parete di fondo due strette aperture consentivano al sovrano, non visto, di partecipare alle funzioni in forma molto riservata.

Un grande dipinto seicentesco con La Sacra Famiglia, S. Gioacchino e S. Anna che proveniva dall'abside semicircolare della cappella della SS. Trinità alla Zisa, già intitolata a S. Anna giaceva dimenticato nei depositi del Museo Diocesano.

Oggi si trova tra le opere del nuovo allestimento del museo: secondo il professore Palazzotto probabilmente il dipinto era stato riadattato per la chiesa della Zisa e aveva una provenienza originaria diversa.

È accertata la presenza di un camminamento coperto tra il palazzo e la cappella, analogo a quello che collegava il palazzo reale alla cattedrale, secondo le testimonianze dello storico Ugo Falcando e del viaggiatore e poeta Ibn Jubayr.

Nel 1898, Adolph Goldschmidt, pubblicò una ricostruzione planimetrica della Zisa (con misure non corrispondenti al vero), nella quale ipotizzava che la galleria di collegamento tra il palazzo e la cappella fosse stata realizzata già in epoca medievale, dai sovrani normanni.

Prestando fede all’ipotesi formulata da Goldschmidt, studiosi come Spatrisano, Di Stefano, Trizzino e Di Liberto hanno ritenuto che il camminamento coperto fosse un elemento originario normanno; Bellafiore, nella sua breve monografia, pur considerando la cappella «staccata dal grande blocco residenziale», ha lasciato di fatto la questione in sospeso.

Mentre alcuni studiosi come Krönig hanno sollevato il sospetto che la galleria di collegamento tra palazzo e cappella fosse stata realizzata in epoca successiva a quella normanna.

A tal proposito Ursula Staacke, in base alle informazioni fornite da Carolina Notarbartolo, ha attribuito la costruzione del corpo di collegamento a Giovanni Diego Sandoval e Mira che ereditò la proprietà nel 1756, mantenendola fino al 1788.

È comunque “da biasimare il fatto che il superstite corpo di fabbrica che un tempo univa la cappella e il palazzo della Zisa non sia stato finora studiato come meriterebbe dal punto di vista archeologico e archeometrico, né sia stato opportunamente valorizzato” scrive Ruggero Longo nell’articolo "La Zisa e la sua cappella".

Recenti ricerche sull’antica galleria di collegamento tra il palazzo della Zisa e la cappella della SS. Trinità” (2017) La cappella della Santissima Trinità, dopo i lavori di restauro è stata resa fruibile al pubblico sin dal 2000.

La manutenzione ordinaria è stata affidata alla Venerabile Confraternita di Maria Santissima Addolorata alla Zisa. La chiesetta, che si trova a pochi passi da piazza Principe di Camporeale, di solito è visitabile ogni domenica mattina. Per ulteriori informazioni è possibile contattare Don Antonio, il parroco della vicina chiesa di Santo Stefano Protomartire.
Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguirci...
Iscriviti alla newsletter
Cliccando su "Iscriviti" confermo di aver preso visione dell'informativa sul trattamento dei dati.
...e condividi questo articolo sui tuoi social:

GLI ARTICOLI PIÙ LETTI