ITINERARI E LUOGHI
La finestra (panoramica) aperta sulla Sicilia: sei nel paradiso della Valle del Sosio
I territori palermitani e agrigentini si mescolano, creando un’immagine colorata. Un'area protagonista incontrastata di una parte dell’isola ancora inesplorata

Il monte Lucerto in Sicilia
Monte Lucerto, il paradiso della Valle del Sosio “Alla natura si comanda solo ubbidendole”. Poche parole, un concetto ben preciso. È l’invito di Francis Bacon a comprendere e accettare il valore della natura. Perché non provare un contatto diretto? Sì, è possibile. Magari entrando nel favoloso mondo (non di Amélie) della Valle del Sosio.
Nella suggestiva area dei Sicani, il Monte Lucerto trova spazio nei pensieri degli instancabili camminatori. Armati di buona volontà, l’obiettivo principale - oltre alla vetta - è la conoscenza di luoghi lontani dalla modernità e dalla massa quotidiana. Per constatare la differenza, il punto di partenza è il borgo di Chiusa Sclafani.
Lasciato il mezzo, l’itinerario si snoda su un pezzo di circa un km su asfalto (SS 386). Le ultime abitazioni del paesino lasciano spazio alle coltivazioni tipiche del territorio.
Tempo d’inoltrarci nello sterrato che dà il via alla tappa odierna. Gli echi storici di Chiusa sono temi da approfondire successivamente, adesso siamo immersi nei profumi della vegetazione.
Gli uliveti descrivono alla perfezione i sapori che ci accompagneranno per qualche chilometro. Più in là, senza preavviso alcuno, ecco spuntare un coltivato di ciliegi. “Ccà su cosi boni e biniditti!”. Dopo un paio di saliscendi (più discese che salite - epilogo di quel che verrà), l’ambiente cambia vertiginosamente.
Le coltivazioni tanto care a noi fanno parte dei ricordi, adesso concentriamoci sulla flora dettata dalla macchia mediterranea.
Il paesaggio si apre e di fronte a noi troviamo capolavori paesaggistici che la Valle del Sosio custodisce gelosamente. L’entrata nella zona del Demanio Forestale è il preludio a nuove sorprese.
La Cappella di San Giovanni Gualberto è un “dono” a tutti i forestali. Da quel momento - nel percorso - trovano spazio alcuni riferimenti da non perdere.
A circa un centinaio di metri è possibile immergersi in una “finestra” panoramica che splende nella vallata del Sosio. Altri due percorsi si dividono tra la vetta e lungo un tratto che concluderà il primo "pezzo" di escursione. Dalla cima lo spettacolo è unico, quasi ineguagliabile.
I territori palermitani e agrigentini si mescolano, creando un’immagine colorata. I confini sono delineati dall’apparente senso geografico, magari dalla piccola comunità di San Carlo.
Ecco, è la visuale perfetta per fotografare il paesaggio. Subito si presentano i resti del Castello Gristia, con la piccola frazione di Chiusa (appunto San Carlo) da contorno. Il vecchio ponte - opera strutturale della tratta ferroviaria - è simbolo di un passato glorioso. Più in là sbocciano i borghi di Burgio e Villafranca Sicula.
A destra splendono i “picchi” di Caltabellotta. Siamo in pieno agrigentino, con il risalto “celeste” del Mar Mediterraneo come riferimento ultimo. Un’ampia vallata che circoscrive luoghi e contenuti da ammirare silenziosamente. Fatte le dovute considerazioni, è tempo di proseguire. La strada è un continuo saliscendi che ci permette d’inquadrare nuovi scenari.
Conclusosi il tratto forestale, una discesa irregolare ci conduce attorno al Monte Lucerto. La vegetazione continua a manifestare il suo ampio contributo. Mettiamo alle spalle gli ultimi “passaggi agrigentini”.
Suoni e rumori rallegrano le nostre umili fatiche. E pensare che una decina di anni orsono, in queste zone, un incendio devastò parte della sua bellezza.
Un’area boschiva venne completamente cancellata e, grazie a due canadair, le fiamme furono spente. La/le solite mani disoneste che odiano la natura! I forestali hanno ridato vita a un polmone verde di grande risalto e importanza.
Nel mentre del racconto, il contesto palermitano entra nel vivo. Sullo sfondo - su un costone roccioso - Giuliana guarda tutti dall’alto.
L’entroterra offre spunti di “riflessione ambientale” che non lascia spazio a ripensamenti. Mancano pochi km, ritroviamo le ampie colture di uliveti. La strada di ritorno ci riporta alle origini, soddisfatti più che mai.
Monte Lucerto è stato “conquistato”. Una vittoria simbolica, tra spiccate ondate verdi e angoli paradisiaci. La Valle del Sosio si erge a protagonista incontrastata di una parte dell’isola ancora inesplorata. E forse, a dirla tutta, è meglio così.
Nella suggestiva area dei Sicani, il Monte Lucerto trova spazio nei pensieri degli instancabili camminatori. Armati di buona volontà, l’obiettivo principale - oltre alla vetta - è la conoscenza di luoghi lontani dalla modernità e dalla massa quotidiana. Per constatare la differenza, il punto di partenza è il borgo di Chiusa Sclafani.
Lasciato il mezzo, l’itinerario si snoda su un pezzo di circa un km su asfalto (SS 386). Le ultime abitazioni del paesino lasciano spazio alle coltivazioni tipiche del territorio.
Tempo d’inoltrarci nello sterrato che dà il via alla tappa odierna. Gli echi storici di Chiusa sono temi da approfondire successivamente, adesso siamo immersi nei profumi della vegetazione.
Gli uliveti descrivono alla perfezione i sapori che ci accompagneranno per qualche chilometro. Più in là, senza preavviso alcuno, ecco spuntare un coltivato di ciliegi. “Ccà su cosi boni e biniditti!”. Dopo un paio di saliscendi (più discese che salite - epilogo di quel che verrà), l’ambiente cambia vertiginosamente.
Le coltivazioni tanto care a noi fanno parte dei ricordi, adesso concentriamoci sulla flora dettata dalla macchia mediterranea.
Il paesaggio si apre e di fronte a noi troviamo capolavori paesaggistici che la Valle del Sosio custodisce gelosamente. L’entrata nella zona del Demanio Forestale è il preludio a nuove sorprese.
La Cappella di San Giovanni Gualberto è un “dono” a tutti i forestali. Da quel momento - nel percorso - trovano spazio alcuni riferimenti da non perdere.
A circa un centinaio di metri è possibile immergersi in una “finestra” panoramica che splende nella vallata del Sosio. Altri due percorsi si dividono tra la vetta e lungo un tratto che concluderà il primo "pezzo" di escursione. Dalla cima lo spettacolo è unico, quasi ineguagliabile.
I territori palermitani e agrigentini si mescolano, creando un’immagine colorata. I confini sono delineati dall’apparente senso geografico, magari dalla piccola comunità di San Carlo.
Ecco, è la visuale perfetta per fotografare il paesaggio. Subito si presentano i resti del Castello Gristia, con la piccola frazione di Chiusa (appunto San Carlo) da contorno. Il vecchio ponte - opera strutturale della tratta ferroviaria - è simbolo di un passato glorioso. Più in là sbocciano i borghi di Burgio e Villafranca Sicula.
A destra splendono i “picchi” di Caltabellotta. Siamo in pieno agrigentino, con il risalto “celeste” del Mar Mediterraneo come riferimento ultimo. Un’ampia vallata che circoscrive luoghi e contenuti da ammirare silenziosamente. Fatte le dovute considerazioni, è tempo di proseguire. La strada è un continuo saliscendi che ci permette d’inquadrare nuovi scenari.
Conclusosi il tratto forestale, una discesa irregolare ci conduce attorno al Monte Lucerto. La vegetazione continua a manifestare il suo ampio contributo. Mettiamo alle spalle gli ultimi “passaggi agrigentini”.
Suoni e rumori rallegrano le nostre umili fatiche. E pensare che una decina di anni orsono, in queste zone, un incendio devastò parte della sua bellezza.
Un’area boschiva venne completamente cancellata e, grazie a due canadair, le fiamme furono spente. La/le solite mani disoneste che odiano la natura! I forestali hanno ridato vita a un polmone verde di grande risalto e importanza.
Nel mentre del racconto, il contesto palermitano entra nel vivo. Sullo sfondo - su un costone roccioso - Giuliana guarda tutti dall’alto.
L’entroterra offre spunti di “riflessione ambientale” che non lascia spazio a ripensamenti. Mancano pochi km, ritroviamo le ampie colture di uliveti. La strada di ritorno ci riporta alle origini, soddisfatti più che mai.
Monte Lucerto è stato “conquistato”. Una vittoria simbolica, tra spiccate ondate verdi e angoli paradisiaci. La Valle del Sosio si erge a protagonista incontrastata di una parte dell’isola ancora inesplorata. E forse, a dirla tutta, è meglio così.
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