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La nuova vita del (magico) castello in Sicilia: "divorato" dal tempo e salvato dalla gente

I crolli, l'oblio e la rinascita grazie all'impegno di tanti siciliani desiderosi di preservare l'antica fortezza. Dopo la riapertura arrivano visitatori da tutta l'isola

Selene Grimaudo
Giornalista pubblicista e pedagogista
  • 14 novembre 2022

Il castello di Calatubo ad Alcamo

La Sicilia è terra di tradizioni, arte e cultura. La provincia di Trapani ha bellezze paesaggistiche e storiche che fanno innamorare i turisti e ricordare agli abitanti del luogo che questa terra va vissuta pienamente e riscoperta ogni giorno.

Alcamo, in provincia di Trapani, è ricca di chiese abbellite con stucchi e dipinti di rinomata bellezza artistica, ma possiede anche tre castelli: il castello dei "Conti di Modica", il castello dei "Ventimiglia" e il castello di "Calatubo".

Quest'ultimo ubicato a soli tre chilometri dalla città di Alcamo, sorge su un’alta rocca da cui si domina tutta la vallata che va da Castellammare del Golfo, Balestrate, Trappeto e Monte Bonifato.

La fortezza di Calatubo, per la sua posizione strategica e la fertilità dei terreni circostanti, dotata di un’area portuale e di un fiume un tempo navigabile, vanta una storia antichissima. Il rinvenimento fortuito di tombe facenti parte di una necropoli e di materiale ceramico databile fra il VII ed il V secolo a.C., denotano la presenza di un antico abitato.
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Divenne un importante centro Sicano-Elimo nel periodo Arcaico-Ellenistico, successivamente fu avamposto Romano-Bizantino per poi diventare un’importante roccaforte e città araba, come testimonia il famoso geografo arabo Muhammad ibn al-Idrīs (Idrisi), in visita a Calatubo nel 1154, nella sua celebre Cartografia araba "Il libro di Ruggero".

La fortezza, nel corso del tempo, appartenne a numerose e importanti famiglie nobili siciliane tra cui: Raimondo Peralta (1338); 2. Artale De Luna (1403) 3. Baroni De Ballis (1583); 4. Papè Principi di Valdina e Montaperto (1710) Attuale proprietario è il Comune di Alcamo che l’ha acquistato, nel 2007, dagli eredi della famiglia Papè.

Il castello è meta di turisti e quando si aprono i suoi cancelli un flusso costante di gente accede all'interno. Nel mese di ottobre scorso, per tre week end consecutivi, con il festival “Le Vie dei Tesori” il castello ha visto persone provenienti da tutte le parti della Sicilia, affamate di cultura e di sapere.

L’antico maniero, nonostante l’acquisizione nelle proprietà del Comune di Alcamo, ha subito negli ultimi decenni una serie di crolli che hanno devastato gran parte delle sue fabbriche. Dopo un lungo periodo di abbandono, grazie all'intraprendenza e determinazione di alcuni volontari che nel 2014 hanno costituito l’Associazione “Salviamo il Castello di Calatubo”, pian piano è riemerso dall’oblio per rinascere a nuova vita.

Da subito l’associazione, rappresentata da Stefano Catalano e Maria Rimi, si è adoperata per la salvezza di tutto il comprensorio storico-archeologico. Con un accordo di partenariato mediante l’iscrizione nell’albo dei fornitori di beni, servizi e lavori in economia con il GAL “Golfo di Castellammare” (gruppo d’azione locale), che prevede la creazione di progetti. Questi sono rivolti al turismo sostenibile, alla cura e alla tutela del paesaggio.

Si è riusciti in due fasi distinte, tramite gli uffici tecnici del Comune di Alcamo, a bonificare e restaurare l’antico serbatoio arabo-bizantino Cuba delle Rose, che versava in uno stato di degrado e imminente crollo.

Nel 2017 tramite Delibera della Giunta Municipale, veniva approvato un “Protocollo d’Intesa” tra il Comune di Alcamo e l’associazione, dove le parti si impegnano per la salvaguardia e la valorizzazione del sito archeologico della Rocca di Calatubo con il suo Castello e l’area archeologica circostante, le sue Grotte e la vicina Cuba delle Rose in raccordo con la Soprintendenza dei BB. CC. AA. di Trapani.

Fondamentale è stata, per la vita del castello, la partecipazione al settimo censimento - I Luoghi del Cuore” 2014 - indetto dal FAI (Fondo Ambiente Italiano) in collaborazione con Banca-Intesa San Paolo, grazie all’impegno dell' associazione, che per l’occasione si è fatta organizzatrice come Comitato promotore per la raccolta firme e voti on-line a favore del Castello di Calatubo e con il Patrocinio del Comune di Alcamo.

Con una campagna di solidarietà e divulgazione a livello internazionale fino ad ora senza precedenti, sono stati raccolti quasi 72.000 voti, portandolo sul podio dei vincitori del censimento Nazionale, che vedeva in competizione 20.027 siti d’Italia. Il castello si è classificato al primo posto: nella classifica on-line, nella sezione rocche e castelli d’Italia, tra i siti siciliani e meridionali e primo tra tutte le sedi Nazionali della Banca Intesa - San Paolo.

Grazie alla risonanza ottenuta, il castello viene incluso nel circuito dell’associazione dei camminatori dell’“Antica Traversale Sicula”, un percorso che rispecchia l’itinerario del noto viaggiatore arabo-normanno Idrisi, che lo stesso effettuò nel 1154, passando per la rocca di Calatubo, ricordata nella sua celebre cartografia, inserita nel “Libro di Ruggero” II d’Altavilla (Kitāb Ruğārī), (Kitāb nuzhat al- mushtāq fī ikhtirāq al-āfāq) ovvero Sollazzo per chi si diletta di girare il mondo.

Sulla stessa scia il castello è stato inserito tra le “Vie Francigene”: antiche strade percorse dai pellegrini che, da ogni parte della Sicilia, si recavano a Messina per proseguire il pellegrinaggio verso Roma, Santiago di Compostela o Gerusalemme, una sorta di cammino di Santiago nostrano che attraversa gran parte dell’Isola.

In seguito al censimento FAI, l’associazione in collaborazione con il Comune di Alcamo, forti della grandissima risonanza mondiale ottenuta, ha reso fruibile al pubblico il Castello (mediante un percorso in sicurezza) grazie alle giornate “FAI di Primavera”, che in tre giornate di apertura hanno registrato circa 5 mila visitatori tra scolaresche e pubblico, in coda anche nelle ore di pranzo pur di visitare il castello, un risultato eccezionale che ha ripagato il sacrificio e l’attenzione di quanti si sono adoperati per la sua riuscita.

Ogni maniero ha le sue leggende e anche il castello di Calatubo si ammanta di mistero, alimentando nel tempo la fantasia degli abitanti del luogo e dei visitatori. Si narra che il castello fossero state viste presenze e apparizioni, e che nei sotterranei si celassero segreti nascosti, profezie antichissime e incantesimi da svelare.

Tra queste, da ricordare la leggenda della Turri di lu re Biddìcchiu (la Torre del re bellino), dove, la tradizione popolare vuole che un figlio naturale di Re Martino I fosse stato rinchiuso nelle segrete dell’omonima torre e fatto morire di stenti e di fame.

Ancora oggi, in alcune notti particolari, diverse testimonianze, affermano che certe notti sentono il pianto e l’invocazione di aiuto di un bambino provenire dai sotterranei della torre. Per gli amanti della storia, della cultura e del mistero, consigliamo di visitare il castello, possibilmente non di notte, ma alla luce del sole.
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