CINEMA E TV
La Palermo delle Stragi vista da una 17enne: Claudia, attrice in "Francesca e Giovanni"
Un personaggio forte che s'inserisce in una storia tragicamente straordinaria, dove si scopre la figura della magistrata: "Bisogna far conoscere la storia di Francesca"

Claudia Cusimano con Ester Pantano in "Francesca e Giovanni"
Claudia Cusimano è una delle attrici del film Francesca e Giovanni dedicato a Francesca Morvillo e Giovanni Falcone, per la regia di Ricky Tognazzi e Simona Izzo. Film che racconta il loro l’incontro, la storia d’amore e di impegno civile, entrando nella vita di questa donna che poco si conosce.
Tognazzi racconta quanto abbia fatto male vedere il monumento funebre di Falcone alla Chiesa di San Domenico: "Ci ha straziato l’idea che le sue spoglie non siano acconto al suo amato Giovanni". Morvillo è infatti sepolta al Rotoli.
Chiamo Claudia, risponde una vocina dolcissima, un po’ preoccupata, per lei sono le prime esperienze, le prime volte in cui si racconta. Cerco di metterla a suo agio, sento che si scioglie, del resto a questa ragazza non manca coraggio e determinazione.
Racconta che è nata il 21 luglio a Palermo, ha 17 anni, dall’età di 10 anni frequenta la scuola di teatro “Crescinteatro” diretta dalle sorelle Lavinia e Daniela Pupella.
Sarà proprio Daniela a indirizzarla al provino e preparala per la parte nel film. «Loro mi hanno cresciuta». Una scelta incoraggiata dai genitori che avevano visto grande esuberanza sin da piccolina, ricorda che a 7 anni su un social recitò un intero monologo di un film.
Esibizionista, aggiunge, ma in senso positivo, ha sempre avuto voglia di recitare. Nella scuola delle sorelle Pupella trova la sua strada; Crescinteatro ha corsi rivolti a tre fasce di età dai 6 ai 18 anni, c’è poi una seconda scuola “Mario Pupella” rivolta ad aspiranti attori dai 19 anni in su. Chiedo a Claudia cosa prova sul palco: “lo adoro, mi piace tutta quell’adrenalina che trasmette il pubblico”.
Le chiedo del suo ruolo, «Sono Maddalena una ragazza che vive in un contesto molto umile e difficile, vuole dire la verità, è stanca di stare in silenzio e soffrire, ha voglia di fare giustizia, di fare luce».
Un personaggio forte che s'inserisce in una storia tragicamente straordinaria, dove si scopre Morvillo, Magistrata, Sostituto Procuratore al Tribunale dei Minori, impegnata a difendere valori che parlano di educazione e non punizione per i giovani ai quali deve essere concesso un futuro.
«Pochi la conoscono veramente, i miei coetanei non sanno cosa ha fatto, molti non sanno neanche che fosse un magistrato ne conoscono appena il nome; c’è bisogno di dire chi era Francesca Morvillo, una donna preparata che lavorava in contesti difficili dove si recuperano i ragazzi», la definisce una figura monumentale, un eroe civile al pari di tutti gli altri.
Per lei il film è “rivoluzionario” capace di raccontare un periodo terribile e le vicende di una coppia speciale unita sino alla morte. Morvillo non è stata solo la moglie di Falcone o una vittima della mafia ma una persona ricca di forti ideali di giustizia. Le chiedo cosa sa di quel triste periodo, risponde che le è stato raccontato dai nonni e dai genitori, ma non è possibile farsi un’idea se non si è vissuto.
Il film da questo punto di vista le ha cambiato la percezione, ha sentito come poteva essere complicato anche solo uscire di casa, c’era un sentimento di terrore e rassegnazione nella Città ostaggio della Mafia.
Parlando di Maddalena, dice «Tutto è cambiato da allora ma credo che esistono ancora delle “Maddalene” che potrebbero raccontare ma non possono farlo, mentre non bisogna abbassare la testa».
Ha amato questa parte molto vicina a lei che è attivamente impegnata nel sociale e nel combattere le ingiustizie: «A qualunque costo, non tollero i soprusi -aggiunge- se un giorno diventerò qualcuno, sarò una testimonial delle cause civili, non si può rimanere inermi».
Le chiedo come si è trovata nei tre mesi di riprese, risponde che la protagonista, Ester Pantano l’ha presa sotto «La sua ala protettrice, ho avuto un rapporto bellissimo, è stata una guida».
Il rapporto con la coppia di registi è stato anch’esso speciale, hanno avuto fiducia «mi hanno supportato in questa esperienza una cosa che non dimenticherò mai».
Parliamo di Palermo, lei abita al centro in Corso Calatafimi vicino la Cattedrale, dice che è orgogliosa di essere siciliana e palermitana; le capita spesso di fare lunghe passeggiate nei mercati cittadini immergendosi nella cultura popolare, «È in questi posti che ho sentito che questa è casa mia!».
La storia, la cultura, la bellezza di Palermo sono per Lei irrinunciabili anche se sa che i suoi studi di recitazione probabilmente proseguiranno altrove. Le chiedo cosa non ama di questa Città «Non mi piace il lato oscuro che spesso la connota anche ingiustamente nel resto d’Italia», non sopporta l’incuria, il poco rispetto, la trascuratezza e senso di indolenza.
«Dobbiamo essere noi i primi a migliorare tutto questo sradicando così giudizi e cliché», afferma. La sua determinazione è forte, accompagnata da una forte sensibilità: «Bisogna essere dotati di empatia, di capacità psicologica per entrare nella parte».
Parliamo dei problemi della società che per lei sono: l’indifferenza e il materialismo «Se non ci fossero queste due cose saremmo tutti disponibili a capire cosa è veramente importante nella vita, tutto poi verrà di conseguenza, pace, giustizia, rispetto per l’ambiente».
La nostra conversazione si chiude con l’attrice che lei adora, Monica Vitti «la mia dea, straordinaria, amo la sua malinconia che rende profondo ogni personaggio, qualcosa di assolutamente difficile da restituire quando si recita».
Ci salutiamo, lei interpreterà nel saggio di fine anno, Anja nel "Giardini dei ciliegi" un ruolo importante che racconta il desiderio giovanile di lasciare alle spalle il passato, vivendo passioni e sogni.
Un’ottica condivisibile, ma Claudia sa che il passato è storia e lei vuole esserne testimone.
Ritornando a Francesca Morvillo, filo narratore del film, oggi data della sua morte insieme a quella di Falcone e della Scorta, ritornano le sue ultime parole come profondo atto d’amore, prima che il cuore si fermasse “dov’è Giovanni”.
Tognazzi racconta quanto abbia fatto male vedere il monumento funebre di Falcone alla Chiesa di San Domenico: "Ci ha straziato l’idea che le sue spoglie non siano acconto al suo amato Giovanni". Morvillo è infatti sepolta al Rotoli.
Chiamo Claudia, risponde una vocina dolcissima, un po’ preoccupata, per lei sono le prime esperienze, le prime volte in cui si racconta. Cerco di metterla a suo agio, sento che si scioglie, del resto a questa ragazza non manca coraggio e determinazione.
Racconta che è nata il 21 luglio a Palermo, ha 17 anni, dall’età di 10 anni frequenta la scuola di teatro “Crescinteatro” diretta dalle sorelle Lavinia e Daniela Pupella.
Sarà proprio Daniela a indirizzarla al provino e preparala per la parte nel film. «Loro mi hanno cresciuta». Una scelta incoraggiata dai genitori che avevano visto grande esuberanza sin da piccolina, ricorda che a 7 anni su un social recitò un intero monologo di un film.
Esibizionista, aggiunge, ma in senso positivo, ha sempre avuto voglia di recitare. Nella scuola delle sorelle Pupella trova la sua strada; Crescinteatro ha corsi rivolti a tre fasce di età dai 6 ai 18 anni, c’è poi una seconda scuola “Mario Pupella” rivolta ad aspiranti attori dai 19 anni in su. Chiedo a Claudia cosa prova sul palco: “lo adoro, mi piace tutta quell’adrenalina che trasmette il pubblico”.
Le chiedo del suo ruolo, «Sono Maddalena una ragazza che vive in un contesto molto umile e difficile, vuole dire la verità, è stanca di stare in silenzio e soffrire, ha voglia di fare giustizia, di fare luce».
Un personaggio forte che s'inserisce in una storia tragicamente straordinaria, dove si scopre Morvillo, Magistrata, Sostituto Procuratore al Tribunale dei Minori, impegnata a difendere valori che parlano di educazione e non punizione per i giovani ai quali deve essere concesso un futuro.
«Pochi la conoscono veramente, i miei coetanei non sanno cosa ha fatto, molti non sanno neanche che fosse un magistrato ne conoscono appena il nome; c’è bisogno di dire chi era Francesca Morvillo, una donna preparata che lavorava in contesti difficili dove si recuperano i ragazzi», la definisce una figura monumentale, un eroe civile al pari di tutti gli altri.
Per lei il film è “rivoluzionario” capace di raccontare un periodo terribile e le vicende di una coppia speciale unita sino alla morte. Morvillo non è stata solo la moglie di Falcone o una vittima della mafia ma una persona ricca di forti ideali di giustizia. Le chiedo cosa sa di quel triste periodo, risponde che le è stato raccontato dai nonni e dai genitori, ma non è possibile farsi un’idea se non si è vissuto.
Il film da questo punto di vista le ha cambiato la percezione, ha sentito come poteva essere complicato anche solo uscire di casa, c’era un sentimento di terrore e rassegnazione nella Città ostaggio della Mafia.
Parlando di Maddalena, dice «Tutto è cambiato da allora ma credo che esistono ancora delle “Maddalene” che potrebbero raccontare ma non possono farlo, mentre non bisogna abbassare la testa».
Ha amato questa parte molto vicina a lei che è attivamente impegnata nel sociale e nel combattere le ingiustizie: «A qualunque costo, non tollero i soprusi -aggiunge- se un giorno diventerò qualcuno, sarò una testimonial delle cause civili, non si può rimanere inermi».
Le chiedo come si è trovata nei tre mesi di riprese, risponde che la protagonista, Ester Pantano l’ha presa sotto «La sua ala protettrice, ho avuto un rapporto bellissimo, è stata una guida».
Il rapporto con la coppia di registi è stato anch’esso speciale, hanno avuto fiducia «mi hanno supportato in questa esperienza una cosa che non dimenticherò mai».
Parliamo di Palermo, lei abita al centro in Corso Calatafimi vicino la Cattedrale, dice che è orgogliosa di essere siciliana e palermitana; le capita spesso di fare lunghe passeggiate nei mercati cittadini immergendosi nella cultura popolare, «È in questi posti che ho sentito che questa è casa mia!».
La storia, la cultura, la bellezza di Palermo sono per Lei irrinunciabili anche se sa che i suoi studi di recitazione probabilmente proseguiranno altrove. Le chiedo cosa non ama di questa Città «Non mi piace il lato oscuro che spesso la connota anche ingiustamente nel resto d’Italia», non sopporta l’incuria, il poco rispetto, la trascuratezza e senso di indolenza.
«Dobbiamo essere noi i primi a migliorare tutto questo sradicando così giudizi e cliché», afferma. La sua determinazione è forte, accompagnata da una forte sensibilità: «Bisogna essere dotati di empatia, di capacità psicologica per entrare nella parte».
Parliamo dei problemi della società che per lei sono: l’indifferenza e il materialismo «Se non ci fossero queste due cose saremmo tutti disponibili a capire cosa è veramente importante nella vita, tutto poi verrà di conseguenza, pace, giustizia, rispetto per l’ambiente».
La nostra conversazione si chiude con l’attrice che lei adora, Monica Vitti «la mia dea, straordinaria, amo la sua malinconia che rende profondo ogni personaggio, qualcosa di assolutamente difficile da restituire quando si recita».
Ci salutiamo, lei interpreterà nel saggio di fine anno, Anja nel "Giardini dei ciliegi" un ruolo importante che racconta il desiderio giovanile di lasciare alle spalle il passato, vivendo passioni e sogni.
Un’ottica condivisibile, ma Claudia sa che il passato è storia e lei vuole esserne testimone.
Ritornando a Francesca Morvillo, filo narratore del film, oggi data della sua morte insieme a quella di Falcone e della Scorta, ritornano le sue ultime parole come profondo atto d’amore, prima che il cuore si fermasse “dov’è Giovanni”.
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