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La Sicilia "l'avvista" per prima, invade il Golfo di Palermo: gli studi sull'alga (aliena)

È una specie infestante proveniente dall’Oceano Pacifico, segnalata per la prima volta in Italia da uno studio del dipartimento di Scienze della Terra e del Mare

Stefania Brusca
Giornalista professionista
  • 24 giugno 2025

L'alga bruna sulla costa

Il Golfo di Palermo ne è invaso, da Villa Igiea a Capo Mongerbino. Inclusi Sant’Erasmo, la Bandita, Ficarazzi fino ad Aspra, dove ormai arriva in spiaggia e, come sottolinea anche il sindaco di Bagheria, Filippo Tripoli, la raccolgono sistematicamente da tre anni.

Stiamo parlando della Rugulopteryx okamurae, appartenente al gruppo delle "alghe brune". Si tratta di una specie aliena infestante proveniente dall’Oceano Pacifico, segnalata per la prima volta in Italia da uno studio del Dipartimento di Scienze della Terra e del Mare dell’Università di Palermo, coordinato dai professori Salvatrice Vizzini e Agostino Tomasello insieme a colleghi di altre istituzioni Italiane ed europee.

Proprio quest’ultimo è tra i biologi marini italiani che stanno studiando questa specie. Subito dopo è stata segnalata anche in Puglia e sempre in Sicilia nel Catanese.

Le criticità principali legate alla diffusione di quest’alga sono diverse. Quando si spiaggia dà luogo a cumuli maleodoranti, creando disagi ai residenti e soprattutto ai turisti che vengono in Sicilia per godere del mare e delle nostre coste.

Senza contare che rappresentano una potenziale minaccia per la biodiversità nei fondali marini, a causa del suo impatto sulle specie autoctone. Infine rappresenta un potenziale danno alla pesca, intasando le reti.

«Ancora siamo in una fase iniziale dello studio sulla Rugulopteryx okamurae – spiega Tomasello –. Abbiamo solo effettuato delle indagini di base sull’eventuale impatto con le specie native».

Un paese europeo in cui invece l’alga bruna è oggetto di ricerca da anni è la Spagna.

Da tempo infatti questo paese europeo è afflitto da questo problema: «Sono stato contattato dagli esperti spagnoli del campo e sono reduce dal primo convegno internazionale che si è tenuto questa primavera a Malaga proprio sull’argomento».

Anche se a Palermo la specie è sotto osservazione da poco tempo «le esperienze spagnole ci inducono a pensare che possa essere raccolta e riutilizzata nel campo delle bioplastiche, come mangime per animali ma anche come fertilizzante e ammendante per il suolo (un prodotto che rende il terreno più malleabile ndr) o ancora per la viticoltura.

A livello accademico gli studi sulla Rugulopteryx okamurae nel Golfo di Palermo si stanno svolgendo nell'ambito del Dottorato di ricerca in Transizione Ecologica del Centro di Sostenibilità e Transizione Ecologica dell'Università di Palermo, Assegni di ricerca e Tesi Sperimentali del Corso di Laurea Magistrale in Biologia Marina, seguite dai Professori M. Milazzo, P. Quatrini, A. Tomasello e S. Vizzini.

Conoscere a fondo la biologia ed ecologia della specie è, infatti, il presupposto fondamentale per orientare al meglio le azioni di contrasto verso una ulteriore espansione.

Ma non è tutto.

Verrà istituita una borsa di studio ad hoc sempre presso il dipartimento di Scienze della Terra e del Mare finanziata da una istituzione privata il CESAT. Speriamo che la storia per una volta non si ripeta e che l’alga bruna possa da un lato subire azioni efficaci di contenimento dell’espansione e dall’altro, ad invasione ormai avvenuta come nel caso del Golfo di Palermo, diventi da potenziale problema a risorsa all’insegna della sostenibilità.
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