STORIA E TRADIZIONI

HomeCulturaStoria e tradizioni

La Sicilia vista dalle lenti di un obiettivo: Bruno, che "catturò" l'isola con la scienza

Fotografo e chimico, un pioniere che ha fatto della scienza e dell’arte un tutt’uno. La sua macchina fotografica era un microscopio, un laboratorio di alchimie luminose

Federica Dolce
Avvocato e scrittrice
  • 29 settembre 2025

Dettaglio di uno scatto di Giuseppe Bruno

C’è una Sicilia che si racconta non solo con i miti, i templi e i profumi di zagara, ma con le lenti di un obiettivo, con i riflessi di un laboratorio improvvisato e con la curiosità di uomini che seppero guardare oltre il loro tempo. C’è una Sicilia che si racconta anche attraverso l’obiettivo di grandi fotografi del XIX secolo.

Tra questi spicca Giuseppe Bruno (Capizzi, 1836 – 1904), fotografo e “chimico-fotografo”, noto per le sue immagini di paesaggi, monumenti e scene di vita quotidiana in Sicilia.

La sua opera offre uno spunto concreto per comprendere l’isola di fine Ottocento attraverso un occhio attento alla realtà e alla documentazione visiva. Bruno non si limitava a ritrarre volti in posa o vedute pittoresche da cartolina: la sua attenzione era rivolta anche all’architettura, ai monumenti storici e alla vita sociale dei siciliani.

Tra le sue fotografie più note ci sono immagini del Teatro Greco di Taormina, della chiesa di San Michele e del Palazzo dei Duchi di Santo Stefano.

Ritraeva anche contadini e scene di vita quotidiana, mostrando la Sicilia così com’era, senza abbellimenti. Nato a Capizzi nel 1836, sposò una donna facoltosa e potè quindi dedicarsi alla sua più grande passione: la fotografia.

La sua formazione ingegneristica e la passione per la fotografia lo portarono a sperimentare con le tecniche dell’epoca, con tecniche di impressione stampa delle immagini, nuove per l’epoca, guadagnandosi per questo il titolo di "chimico-fotografo".

Questo approccio influenzò anche il fotografo tedesco Wilhelm von Gloeden, che si trasferì a Taormina nel 1878 e riconobbe l’importanza dell’insegnamento e della guida di Bruno nella sua formazione artistica. Bruno operava principalmente a Taormina, ma anche in altre località siciliane, e le sue fotografie sono oggi conservate in collezioni come l’Archivio Fotografico Siciliano e il Museo Nazionale di Fotografia di Capizzi.

La sua produzione fu dedicata principalente a paesaggi e monumenti, inserendo la figura umana dell’epoca in contesti paesaggisti, testimonianza di usi, costumi e di un epoca storica che altrimenti sarebbe stata facilmente dimenticata.

Per questo motivo, il suo lavoro non è solo testimonianza estetica, ma documento storico: ogni immagine è un pezzo di memoria della Sicilia del XIX secolo, dai monumenti ai paesaggi, fino alla vita delle persone comuni. In un’epoca in cui la fotografia era ancora un’arte giovane e complessa, Bruno si distinse per precisione e dedizione.

Non c’erano click immediati o ritocchi digitali: ogni scatto richiedeva tecnica, pazienza e conoscenza dei materiali. Così, la sua produzione rimane ad oggi per noi un esempio concreto di come la fotografia possa unire sensibilità artistica e rigore tecnico, raccontando con fedeltà il mondo intorno a sé.

Del resto è proprio questo lo scopo ultimo e prezioso della fotografia: restituire a chi verrà dopo di noi un’immagine fedele di un epoca che non è più, e per di più, cercando di trasmettere emozioni a chi la guarda.

Dunque, il merito più grande di Giuseppe Bruno è probabilmente questo: aver documentato la Sicilia con uno sguardo attento e curioso, lasciando un patrimonio visivo che ancora oggi permette di osservare l’isola e la sua gente con occhi del passato, concreti e curiosi, rappresentando così un prezioso ricordo della nostra isola. Bruno apparteneva a quella schiera di uomini siciliani che non si sono limitati a vedere il tempo passare ma che invece, hanno voluto guardarlo diversamente, raccontarlo e ricordarlo, per trasmettere alle generazioni future un messaggio, quello di ricordare!

Ricordare con una documentazione attenta e nitida dei luoghi che lui stesso sceglie come soggetti delle sue fotografie, senza però soffermarsi alla denunzia sociale delle condizioni dei poveri che però non manca di ritratte per meri scopi documetaristici.

Giuseppe Bruno fu un uomo lungimirante e attento, conscio dei limiti del suo tempo ma fiducioso nel materiale attorno a lui e notevolmente aiutato anche dal contesto: la Sicilia, la sua terra.

Egli inoltre, seppe coniugare, con sapiente maestria, la sua passione per la fotografia con un approccio tecnico e sperimentale, nuovo per i suoi tempi, alla ricerca di risultati tecnici e estetici sempre migliori.

Ad oggi le sue opere, conservate in vari archivi e diverse collezioni, testimoniano in tal modo l’evoluzione che la fotofrafia ha avuto nel XIX secolo in Sicilia.

Morì a Taormina ma la sua eredità vive nelle immagini che ci ha lasciato ma anche attraverso gli artisti che ha formato e plasmato,come il già citato Wilhelm von Gloeden, Giovanni Crupi e Gaetano D’Agata, contribuendo così a formare la storia della fotografia in Sicilia.
Ti è piaciuto questo articolo?
Seguici anche sui social
Iscriviti alla newsletter
Cliccando su "Iscriviti" confermo di aver preso visione dell'informativa sul trattamento dei dati.

GLI ARTICOLI PIÚ LETTI