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La Targa Florio, la corsa più antica del mondo: un'intuizione che diventò leggenda

Ideata da Vincenzo Florio è senza dubbio la corsa più antica del mondo. Anche il solo riuscire a completare la corsa diventava un'impresa smisurata

Roberto Tedesco
Architetto, giornalista e altro
  • 6 maggio 2022

Una foto d'epoca della Targa Florio in Sicilia

È senza dubbio la corsa più antica del mondo. Venne ideata nel 1906 dall’imprenditore palermitano Vincenzo Florio, decisamente affascinato dal nuovo mezzo di locomozione che da lì a breve si avviava a sostituire la “trazione animale”. Nei primi anni del secolo scorso, la Sicilia era stata abbandonata dalle Istituzioni e viveva una condizione di grande marginalità, Vincenzo Florio, appassionato dell’innovazione tecnologia, intravide nell’auto lo strumento di rilancio dell’isola.

Così grazie alla sua lungimiranza riuscì a organizzare una gara automobilistica nelle tortuose strade che attraversano i monti delle Madonie, riuscendo a coinvolgere i più importanti nobili, piloti e imprenditori del panorama nazionale.

A quel tempo Termini Imerese era munita di un porto commerciale di primo piano, possedeva una rete ferroviaria e aveva da poco terminato di costruire il prestigioso Grand Hotel delle Terme che diventò il “quartier generale” della gara, ospitando il personale delle scuderie, i piloti e i giornalisti.
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L’imponente struttura alberghiera, progettata dell’architetto e ingegnere Giuseppe Damiani Almejda (lo stesso che realizzò uno dei teatri più prestigiosi di Palermo: il Politeama garibaldi) venne realizzato alla fine del 1800 per rispondere alle esigenze di un nuovo mercato economico che si rivolgeva all’aristocrazia e alla nascente categoria di industriali, decisamente interessata a dedicare qualche settimana alla rigenerazione del proprio corpo.

Così considerato il grande successo delle prime edizioni, per volontà, sempre di Vincenzo Florio, nei primi anni del ventennio del secolo scorso, si ampliò la stazione di Buonfornello con un secondo binario, e si iniziò a costruire le Tribune di Floriopoli comunemente chiamate anche le "Tribune di Cerda".

Queste, vennero concepite per “sfidare il tempo” e dimostrare, al mondo intero, l’idea futuristica del suo mecenate: non a caso, tutt’oggi, questo luogo rimane meta internazionale del turismo motoristico.

Vicenzo Florio a proprie spese realizzò il box, il paddock e diverse tribune, voleva fornire il miglior confort a tutti coloro che giungevano da tutto il mondo per assistere alla gara. La Targa Florio entrò subito nella leggenda per le enormi difficoltà presenti nel tracciato al punto che, specialmente nei primi anni, anche il solo riuscire a completare la corsa diventava un'impresa smisurata.

Tutto questo faceva da scenario a quello che un tempo era un luogo dove gli appassionati dei motori sostenevano i loro beniamini: Alessandro Cagno, Felice Nazzaro, Tazio Nuvolari solo per fare alcuni nomi. Erano i tempi del campionato mondiale marche con ai nastri di partenza, le principali case costruttrici del mondo guidate da Fangio e Ninni Vaccarella sempre pronti a far sognare i loro sostenitori.

Uno suggestivo dipinto intitolato proprio la “Targa Florio” realizzato nel 1930, da Margaret Bradley, pittrice inglese e figlia di un famoso giornalista, rappresenta con estrema chiarezza come doveva essere la mondanità di quel tempo. Nel quadro si notano le tribune di Floriopoli colme di pubblico: donne vestite alla moda di quel tempo con enormi cappelli e uomini intenti a veder sfrecciare le auto. In occasione del 100° anniversario della "Targa Florio", nel 2006, il dipinto venne stampato dalle Poste Italiane in un francobollo del valore di €0,60.

Ma la Targa divenne, suo malgrado, protagonista di incidenti mortali tra il pubblico e tra i piloti. Tra questi ricordiamo la tragica scomparsa del pilota Giulio Massetti che raggiunse una popolarità senza precedenti, qualcuno sosteneva che era più famoso dello stesso organizzatore della gara.

Non fu un caso che venne soprannominato: “il leone della Madonie”. Vinse due volte la Targa Florio: nel 1921 con la Fiat S57/14B – 4500 cc., costruita nel 1914, con una velocità media di 58,64 Km/h e l’anno seguente riuscì a bissare il successo precedendo le favorite scuderie della Ballot 2LS e dell’Alfa Romeo.

Un grande successo che venne drammaticamente interrotto nel 1926. Era l’edizione numero 17 e al conte Massetti gli venne assegnato, alla sua autovettura, il numero 13. Secondo gli scaramantici e gli scommettitori di quel tempo non doveva essere una gara fortunata! Infatti, l’aristocratico toscano quando giunse nei pressi di Sclafani Bagni, perse il controllo della sua Delage e si schiantò in un terrapieno capovolgendo il mezzo. Masetti riportò un forte trauma al torace e secondo quanto riferito dai primi soccorritori respirava ancora anche se giungerà all’ospedale di Termini Imerese senza vita, era il 25 aprile del 1926.

Oggi molti “straordinari ricordi” della mitica competizione automobilistica sono custoditi presso il “Museo del Motorismo Siciliano e della Targa Florio” di Termini Imerese. Un luogo capace di rievocare la magica atmosfera della gara, grazie all’instancabile passione di Nuccio Salemi responsabile della struttura. Qui si possono ammirare auto d’epoca, da competizione e non, una vasta raccolta di fotografia e trofei di famosi piloti del passato.

La città delle Terme fa parte della storia dell’automobilismo mondiale, iniziata con la Targa Florio e continuata, negli anni ’70 con la nascita dello stabilimento Fiat, purtroppo chiuso, definitivamente, nel 2011 e attorno al quale, tutt’oggi, persiste una grande incertezza che coinvolge il futuro di numerosi lavoratori anche dell’indotto e dell’intero comprensorio. Ma, nonostante tutto questa comunità, continua a guarda al futuro, con lo stesso spirito di Vincenzo Florio. In una celebre frase il mecenate disse:“...Continuate la mia opera perché io l’ho creata per sfidare il tempo...”.
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