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Le cose semplici sono le più belle: a Palermo c'è una chiesa dedicata a chi fa il pane

I "lavoranti" di questo fondamentale mestiere hanno una storia lunga nel quartiere: secoli fa la Confraternita dei Fornai aveva la sua sede nei pressi di porta Sant'Agata

  • 25 novembre 2019

Chiesa di Sant'Isidoro Agricola a Palermo

Non so se ci avete mai fatto caso, ma le targhe affisse sulla facciata della Chiesa di Sant'Isidoro Agricola in piazza Alessandro Vanni a Palermo, ovvero sulla chiesa comunemente conosciuta come "dei Fornai", (che si trova alle spalle dell'Ospedale dei Bambini), riportano la chiara dicitura che essa è la sede dei "lavoranti fornai".

E i "mastri" di codesto ammirevole e fondamentale mestiere? Ebbene, la storia cominciò secoli fa, quando la Confraternita dei Fornai aveva la sua sede all'Albergheria, nei pressi di porta Sant'Agata.

Si trattava dell'Oratorio della Confraternita dei Fornai sotto il titolo di San Pietro in Vinculis e San Lorenzo in San Mercurio, ancora visibile in via Porta Sant'Agata e che fino a poco tempo fa era usato come magazzino di una ferramenta. Ebbi modo, anni addietro, di visitare quest'oratorio, per gentile concessione dell'allora titolare del suddetto negozio.

In quell'occasione, con molto rammarico, dovetti constatare che internamente nulla più sussisteva che lo facesse somigliare ad una struttura sacra, eccetto una nicchia. Dunque sia la Confraternita dei Fornai che l'Unione dei lavoranti di forni usufruivano della stessa sede.
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Tranne che, come spesso accade, la "convivenza" non risultò serena e pertanto, dopo una serie di litigi e riappacificazioni, l'Unione dei Fornai lavoranti si distaccò definitivamente presso la chiesa di Sant'Isidoro Agricola con atto del notaro Pietro Giordano del 18 maggio 1667.

Comunque tale edificio sacro esisteva già dal 1643 perché costruito da don Francesco Galasso nei pressi di un ricovero per sacerdoti in difficoltà e poi intitolato a Sant'Isidoro Agricoltore (anche Agricola), un santo contadino spagnolo patrono di Madrid (giusto per ricordare che in quel periodo la Sicilia si trovava sotto la dominazione spagnola).

Una volta assegnata la chiesa "in perpetuo" ai lavoranti fornai, insieme ai locali della sacrestia, essi la ampliarono e la aprirono ufficialmente nel giorno di Pasqua del 23 marzo 1704 con la celebrazione di Gesù e Maria.

Ho avuto modo di visitarla più volte, tramite la cortese disponibilità dei confrati ed ho potuto ammirare la bellissima tela dell'altare rappresentante Gesù e Maria, dipinta da Guglielmo Borremans nel 1730 che andò a sostituire un precedente quadro di Sant'Isidoro.

Quindi soltanto qualche anno dopo che, nel 1721, l'Unione dei lavoranti fornai si era trasformata in Compagnia sotto il titolo di Gesù e Maria. L'edificio sacro mostra una facciata semplice e si trova sopraelevato rispetto al piano stradale, a seguito del piano regolatore "Giarrusso", cominciato nel 1885, che andò a modificare nettamente il vecchio quartiere medievale. Internamente, ai lati della pala d'altare di Gesù e Maria, si trovano due dipinti settecenteschi.

Uno di essi raffigura l'Immacolata con San Francesco e Santa Rosalia; mentre l'altro la Messa di San Gregorio Magno. Una grande tela seicentesca del "Miracolo di Sant'Isidoro Agricola" si trova in una delle cappelle laterali. Il paliotto ligneo dorato dell'altare è di epoca settecentesca, come gli stucchi che ornano la chiesa. Esiste una grande cripta, purtroppo non visitabile perché in condizioni di inagibilità, comprovante la principale finalità della Confraternita dei Fornai, ossia la sepoltura dei confrati.

Ai piedi dell'altare la toccante vara di Gesù deposto che ho avuto modo di contemplare scoperchiata, con il cortese permesso di uno dei confrati. Difatti, dal 1922, la chiesa accoglie anche la Confraternita di Maria Santissima Addolorata e del Cristo morto del Venerdì Santo. La statua della Madonna Addolorata invece è solitamente custodita presso la vicina parrocchia di San Giuseppe Cafasso (San Giovanni degli Eremiti).

Con entrambi i simulacri si dà luogo annualmente, nel giorno del Venerdì Santo, ad una delle più belle e commoventi processioni della città preceduta da una magnifica e suggestiva rappresentazione, dal vivo, della Passione e Morte di nostro Signore Gesù Cristo, alla quale presiede una moltitudine di fedeli; ma anche di turisti e di curiosi. Questo luogo sacro, ricco di storia e di laboriosa attività da parte delle Confraternite che vi risiedono, mi ha fornito un paio di spunti di riflessione.

Inizialmente ho pensato che le originarie vicende di separazione dell'Unione dei lavoranti di forni dalla Confraternita dei Fornari (mastri) dimostrano come da un distacco possa scaturire un futuro vantaggioso e fertile.

E, in ultimo, il fatto che la chiesa di Sant'Isidoro Agricola sia ancora attiva, a differenza dell'Oratorio di San Pietro in Vinculis vicino porta Sant'Agata, esplicitamente racconta come a volte le persone più umili e semplici riescano con i loro sacrifici a raggiungere mete più grandi e luminose di coloro che invece hanno la possibilità di usufruire di mezzi più adeguati.
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