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Le fake news di 200 anni fa: quando in Sicilia come col Covid si diceva "non ce n'è Colera"

Fra complotti e inciuci di vario genere, in Sicilia ci fu un avvocato che si convinse che il Colera era stato creato dai regnanti borbonici: e gli fini in questo modo

Gianluca Tantillo
Appassionato di etnografia e storia
  • 17 agosto 2020

Il frontespizio di un libro con le istruzioni sul colera del 1836

Se credete che la “Fake news” o il complotto da quatto soldi siano solo prerogativa dei nostri tempi e prodotto della tecnologia, vi sbagliate di grosso: è il caso del siracusano Mario Adorno che fu giustiziato per avere sparato una delle più grandi fesserie dell’epoca borbonica in tempi di colera.

Quando, ancora bambino, nel celebre episodio “L’impero colpisce ancora” di Star Wars sentii il temibile Darth Vaider pronunciare la frase: “Luke, io sono tuo padre”, mi venne la diarrea per tre giorni per il forte schock emotivo (sono cose che cambiano la vita queste).

Da lì in poi mi si aprì una finestra verso un mondo fatto di complotti e complottismi che segnò atrocemente le infanzie di tutta quella generazione figlia degli 80’ che culminerà con rincoglionimento più totale sublimato dal magico mondo del web in cui chi la spara più grande - la fissaria - viene insignito dell’ambito titolo di “mala minchiata”.
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Per fare una breve carrellata basta dire che: Paul McCarteney è morto ed è stato sostituito da un sosia, Barak Obama e Bin Laden sarebbero la stessa persona, i “terrapiattisti” dicono che Cristoforo Colombo una volta raggiunta la parte estrema della terra, verso oriente, si sia teletrasportato tipo Pac-Man dall’altra parte dello schermo, e geniacci di caratura internazionale sostengono che “I Puffi” rappresenterebbero il Comunismo e che grande puffo altri non è che Karl Mark.

Tuttavia quello più bello di tutti, anche se più che un complotto è un fatto strano ma tragicamente vero, è quello della tribù di Yaohnanen dell’isola di Tanna, sperduta in mezzo al Pacifico, che si è fissata che il principe Filippo, il marito dell’attuale Regina Elisabetta II, sia una divinità e figlio di uno spirito delle montagne.

Il povero Filippo nel 1974 dovette mandare un suo ritratto perché i disgraziati non avevano niente su cui pregare. Ma chi era ‘stu Mario Adorno? E che cosa aveva combinato?

Siamo nel 1837. in Sicilia, e non solo, imperversa una terribile epidemia di Colera. Le vittime a sono carrettata sane: a Palermo si parla di ventimila morti. Da quel momento in poi scoppia il Viva Maria: Barbara D’Urso che spiega come lavarsi le mani in diretta, epidemiologi che si prendono a carcagnate in televisione perché alcuni danno la colpa alla gente che non si lava, altri all’aria infetta, politici che ogni uno e due esortano al lockdown, il popolo si riversa disperato sulle spiagge al grido di “non ce n’è coviddi! non ce n’è coviddi!”.

Insomma, non se ne capisce più niente. Mario Adorno era un eccellente avvocato Siracusano di nobili discendenze, che gli anni aveva preso parte ai moti carbonari, ma che forse si guardava troppi video su youtube. La sua avversità nei confronti dei regnanti borbonici, infatti, scava piano piano una strada dentro la sua testa che lo porterà a convincersi del fatto che il colera sia in realtà stato creato da una setta segreta e criminale dietro la quale c’erano l’Austria e Ferdinando II di Borbone.

Il veleno, sempre secondo Adorno, era stato creato con l’intento di eliminare i meridionali e prendere il controllo totale. Proprio nel 1837, forse gli si attuppa una vena del cervelletto, mette nero su bianco questa sua tesi facendo firmare un proclama all’allora sindaco di Siracusa, barone di Pancali. Il manifesto con la sua teoria complottista tempo niente fa il giro di mezza Italia. Ferdinando II di fronte a uno sputtanamento di tale portata si rompe questo e pure quell’altro e decide che è arrivato il momento di azzoppare il cavallo.

L’11 agosto le sue truppe irrompono dentro Siracusa e il 13 dello stesso mese lo arrestano trovandolo fresco e pettinato, ancora intento a dire cose tipo: “la madre di Ferndinando di qua, la madre di Ferdinando di là”. È il giorno di 18 quando Mario Adorno, in piazza Duomo, si troverà di fronte ad un plotone di esecuzione che prima fucilerà suo figlio di fronte ai suoi occhi, poi giustiziera lui a sangue freddo (un poco esagerati forse). Una lapide lo ricorda ancora come “Martire e patriota del risorgimento nazionale”, noi pure come uno dei più grandi complottisti made in Sicily.
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