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Leggende e miti (tutti nuovi) di Palermo: dall'apparizione al Capo al leone Ciccio

Non solo antichi miti e leggende le cui radici si perdono nel tempo: a Palermo nascono leggende metropolitane anche nel Ventunesimo secolo tra statue e apparizioni

Balarm
La redazione
  • 17 settembre 2018

Uno scatto "dell'apparizione" in una chiesa del Capo

Sono molte le leggende legate a Palermo e ai suoi abitanti, dal coccodrillo della Vucciira alla suora del Teatro Massimo ma ecco che negli ultimi anni (facciamo una cinquantina d'anni) ne sono nate di nuove come il fantasma del campanile al mercato del Capo o il Barone dell'Hotel delle Palme.

Partiamo proprio dal fantasma del campanile della chiesa della Mercede che in molti hanno giurato di vedere nel 2013.

Siamo nella piazzetta del mercato del Capo ed ecco che sul campanile della Chiesa della Madonna della Mercede, dove un tempo sorgeva un convento, la sera si affaccia una suora si affaccia e rimane immobile tutta la notte e si diceva che guardasse verso il Palazzo Serenario.

La storia: un artigiano, nel Settecento, aveva eseguito dei lavori per un signorotto nobile ma quando il mastro artigiano presentò il conto il nobile ritenne che il prezzo fosse troppo alto e lo fece bastonare dai propri lacchè.

Non contento, fece anche rapire la figlia di lui, 'Ngela, e abusò di lei. Lasciata libera la ragazza fece ritorno a casa portando in il frutto della violenza e il padre per nascondere il disonore la fece chiudere nel convento delle cappuccinelle, fatto costruire dalla confraternita dei “Mercedari”.
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Dopo aver dato alla luce una bambina, 'Ngela prese ufficialmente i voti e non vide mai più la sua stessa figlia, che fu adottata e che poi, si dice, lavorasse come domestica proprio a Palazzo Serenario. Quello che la gente del luogo crede è che sia appunto il fantasma della suora in cerca di sua figlia.

Il leone di villa Giulia: Ciccio.
Fino agli anni Ottanta una delle (tristissime) attrazioni della villa Giulia al Foro italico era proprio il leone Ciccio.

Ciccio era stato donato nella seconda metà degli Sessanta dal cavaliere De Furlanis all'amministrazione comunale di Palermo che pensò di acccasarlo in una gabbia, fatiscente, della Villa Giulia dove rimase per trent'anni quando andò a finire in uno uno zoo di Terrasini, dove poi morì.

Il Barone dell'Hotel delle Palme.
A Palermo il barone Di Stefano era una leggenda metropolitana vivente: si raccontava che subito dopo la seconda guerra avesse ucciso per un diverbio un ragazzo affiliato alle cosche di Castelvetrano e che per questo la mafia lo avesse condannato a morte, con pena commutata poi all’ergastolo. Se carcere a vita dovesse essere, tanto valeva fosse nella suite 2014 del migliore (o più caro) albergo di Palermo.

Qui il barone Giuseppe Di Stefano si rinchiuse negli anni Quaranta per non uscirne mai più o meglio, si dice abbia finto di morire per poter uscire. In realtà infatti gli anni di reclusione integrale sono stati meno di dieci durante i quali fu un cameriere il suo tramite col resto del mondo. Della sua vicenda si ricordò Francesco Rosi in "Dimenticare Palermo", dove un aristocratico che gli somiglia viene interpretato da Vittorio Gassman.

Decise, si dice fosse scritto sul testamento, che nessuno avrebbe dovuto vederlo in volto così uno degli ordini scritti era di coprirlo con una maschera di cuoio. Così fu fatto quando, novantaduenne, si spegneva nel 1998.

Il fantasma del Tribunale.
Nel dicembre del 2011 un giovane carabiniere che prestava servizio all’interno del tribunale di Palermo raccontava che alle tre di notte metre faceva il giro per le stanze del piano terra vide una figura.

Era una donna vestita di bianco con un foulard rosso al collo che teneva sotto il braccio un grosso fascicolo. La vide vagare per il corridoio, apparentemente senza meta, per poi sparire in una zone del tribunale dove non sono presenti vie d’uscita cioè in un'area vietata all'accesso del pubblico.

Il carabiniere provò ad avvicinarsi alla figura pensando che la donna fosse rimasta chiusa dentro ma lei sparì davanti i suoi occhi. Il giorno dopo il carabiniere fece rapporto, rapporto controfirmato da altri due militari.

I senza tetto di piazza Castelnuovo.
Vicino al tempietto della musica, tra le sculture che adornano la piazza, se ne trova una dal titolo "I Senza Tetto" scolpita da Pasquale Civiletti.

Un racconto popolare dice che i ragazzini scolpiti erano appunto due "senza tetto" che una freddissima giornata di inverno erano riusciti a elemosinare pochissimi spiccioli: torturati dal freddo e dalla fame dovevano scegliere se nutrirsi o coprirsi.

Così, quello dei due che aveva optato per un pasto morì di freddo quella notte e l'altro ragazzo, che aveva comprato una giacca, si riparò dal freddo è riuscì a sopravvivere in attesa che qualcuno lo sfamasse. Questo racconto popolare insegna che il freddo "colpisce" prima della fame.

La redazione ringrazia il gruppo facebook Palermo e palermitani.
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