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Cleo Li Calzi, un mese da presidente nel Pd diviso: "Torniamo uniti, ecco come fare"

La risposta al presidente nazionale Bonaccini che da Catania ha chiesto l'intervento del Nazareno sulla gestione del partito in Sicilia: "Troviamo punti di incontro"

Luca La Mantia
Giornalista
  • 23 luglio 2025

Cleo Li Calzi, presidente dell'Assemblea regionale del Pd

Da un presidente a un altro. A Stefano Bonaccini, che da Catania ha invitato il Nazareno a porsi qualche domanda in più sul Partito Democratico in Sicilia, Cleo Li Calzi risponde con un altro invito: «Sediamoci tutti attorno a un tavolo e ritroviamo l'unità».

Tutto sommato, nelle parole del presidente nazionale del Pd e in quelle della presidente dell'assemblea regionale c'è un fattore comune: la voglia di superare le divisioni interne.

«Come Bonaccini sottolinea la mancanza di unità, così anche io dico che dobbiamo trovare la capacità di superare i problemi - commenta Cleo Li Calzi, eletta un mese fa -. Dobbiamo sederci a un tavolo per costruirla l'unità, per parlare di alleanze e azioni programmatiche da realizzare su grandi temi».

Perché, come lei stessa ha evidenziato, sui grandi temi il Pd ha dimostrato di essere coeso. «Si pensi agli scandali nella sanità, a quelli all'Ars. Su questo fronte siamo tutti insieme. Allora proviamo a trovare unità nella composizione degli organismi».

Allo stato attuale però il partito, soprattutto in Sicilia, è spaccato. E la conferma è arrivata dall'evento di lunedì a Catania a un mese esatto dalla riconferma contestata del segretario regionale Anthony Barbagallo. Con Bonaccini c'erano i dirigenti Matteo Orfini e Alessandro Alfieri che insieme ad altre 700 persone hanno affollato una sala del Plaza Hotel.

La manifestazione, dal titolo “Cambia il Pd per cambiare la Sicilia”, che ha riunito dirigenti, parlamentari e una parte della base del Pd, è stata la massima espressione del malcontento sulla gestione del partito nell’Isola, una sorta di ribellione soprattutto contro il segretario Barbagallo, assente all'evento.

«Non mi piace parlare di ribelli - commenta Li Calzi - non saprei neppure a chi affibbiare questa etichetta. Siamo tutti parte della stessa comunità democratica. Ma sentiamoci comunità democratica, affrontiamo le nostre criticità. Troviamo punti di incontro su cui costruire la nostra unità».

E senza coesione diventa difficile fare accordi all'esterno. «In realtà stiamo lavorando per una grande alleanza di tutto il centrosinistra. La presenza dei Cinquestelle all'assemblea regionale e anche all'evento di Catania dimostra che ci considerano loro alleati».

L'unità del partito e un campo largo sono le condizioni senza le quali è impossibile lanciare la sfida alla coalizione di centrodestra. «Il congresso ha lasciato il partito diviso anche se la maggior parte dei nostri iscritti vi ha preso parte facendo una scelta di cui non si può non tenere conto», dice ancora Li Calzi.

La soluzione resta il dialogo. «C'è bisogno di un grande processo di rigenerazione, serve un cambiamento necessario. Sono stati commessi tanti errori ma è il momento in cui tutti devono prendersi le loro responsabilità per contribuire alla soluzione. Chi è dirigente non può limitarsi a segnalare i problemi e a parlare di partito diviso».

Tanto più adesso che l'Ars è in fase di stallo a causa dell'inchiesta giudiziaria che coinvolge il presidente Gaetano Galvagno e l'assessore al Turismo Elvira Amata.

«Non entro nel merito dei fatti giudiziari - aggiunge la presidente dell'Assemblea regionale del Pd -. Ma sono davvero costernata da quel che leggo sui giornali. I linguaggi utilizzati, le terminologie, non possono che indignarci. Dobbiamo riflettere sull'etica e trovare gli anticorpi a un sistema che si fonda sulla leggerezza».

Le soluzioni? «Con le dimissioni si risolve solo in parte il problema. Stiamo mettendo sul tavolo proposte da avanzare in fase di finanziaria per cambiare le regole». Tra le ipotesi sul tavolo c'è la modifica delle procedure con cui si va al maxi emendamento, col quale viene meno la responsabilità soggettiva.

Le sfide sono tante in una Sicilia in costante emergenza su più fronti. L'ultima battaglia da combattere e quella per la sicurezza, soprattutto a Palermo, dove gli episodi di criminalità sono ormai all'ordine del giorno.

«Non possiamo accettare che la nostra città diventi teatro quotidiano di violenze, scippi che finiscono in tragedia, risse, bande che seminano paura tra le persone - commenta Li Calzi -. Chiediamo l’intervento di chi ha la responsabilità istituzionale di garantire la sicurezza a Palermo».

Prima ancora di reprimerla, secondo la dirigente Pd, la violenza va prevenuta. Come? «Con scelte politiche serie: investimenti nell’educazione, nella formazione, nel lavoro, nel recupero delle periferie abbandonate al degrado, nell’illuminazione delle strade e nel potenziamento dei servizi sociali. Serve contrastare l’abusivismo e sostenere l’economia sana, quella che ogni giorno alza le saracinesche e illumina la città».

Un aiuto, secondo Cleo Li Calzi, potrebbe arrivare da quel decentramento chiesto dagli stessi presidenti di circoscrizione e che ha provocato polemiche perché arrivato all'indomani dei fischi al sindaco Lagalla.

«È una proposta di buon senso, ma fa anche parte dello statuto del Comune, va solo attuata. Col decentramento l'amministrazione sarebbe più vicina al territorio attraverso i piccoli municipi. E così sarebbe più facile affrontare i problemi di degrado urbano e quelli legati alla mancanza di sicurezza».
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