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Maestosi sarcofagi sono nascosti a Palazzolo: la catacomba di Senebardo, principe misterioso

Un luogo tutto da scoprire in provincia di Siracusa. L'area non ha una esatta data di scoperta ed era sicuramente nota alla gente del luogo, che nel corso del tempo l'ha utilizzata come riparo o deposito

  • 7 novembre 2021

Catacombe di Senebardo a Palazzolo

La Sicilia è piena di siti archeologici e aree di interesse culturale, a partire dalla Valle dei Templi, fino ad arrivare alle città tardo barocche in Val di Noto o al percorso arabo-normanno di Palermo, Monreale e Cefalù. Sarebbe impensabile elencare tutti i luoghi di interesse artistico dell'isola, ma una cosa è certa, le scoperte e gli scavi non finiscono mai.

Tra navi e anfore romane recentemente ritrovate nei fondali delle acque siciliane e altri reperti, un sito riscoperto da poco è la catacomba di Senebardo, a Palazzolo Acreide, in provincia di Siracusa. Chiamata anche ''grotta'' e per anni lasciata in condizioni di incuria e abbandono, si trova vicino al sito dell'antica città greca di ''Akrai'', una delle prime colonie di Siracusa.

È visitabile ma non è sempre possibile percorrere il sentiero di accesso. «L'area non ha una esatta data di scoperta, tra le pubblicazioni più antiche va senza dubbio annoverata quella di Führer e Schultze, del 1907. Era sicuramente nota alla gente del luogo, che nel corso del tempo l'ha utilizzata come riparo o deposito», spiega l'archeologa Concetta Caruso.
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Soltanto negli ultimi anni è nato l'interesse per la catacomba, anche grazie ad alcune associazioni, come Natura Sicula e all'impegno dell'artigiano Enzo Marabita: «Prima del 2018 la catacomba era quasi inaccessibile. Non sono stati fatti tanti scavi, l'unico che studiò la catacomba è stato un ricercatore tedesco di nome Joseph Führer. Nel 2018 abbiamo tracciato il sentiero e costruito lo steccato, che ora non esiste, mentre il sentiero è visibile e la catacomba è visitabile», racconta Enzo, che caldeggia la valorizzazione del luogo.

Una delle attività più recenti (2020) è quella dell'associzione Meraki, di cui fa parte l'archeologa Concetta Caruso: «Abbiamo svolto delle attività di archeotrekking, atte alla valorizzazione dei cosiddetti ''siti minori''. Si è creata una sinergia ''archeo-geologica'' con una guida naturalistica, Giuseppe Cataldi, con cui abbiamo cercato di rendere fruibili sia l'area della grotta di Senebardo, sia l'area della necropoli rupestre di contrada Pinta», racconta Concetta Caruso.

Cerchiamo, adesso, di capire di cosa si tratta. La catacomba di Senebardo risale al VI-IX secolo d.C., durante la dominazione bizantina. Vi si trovano maestosi sarcofagi a baldacchino e ornamenti architettonici che fanno credere si tratti di
sepolture destinate a reali e personaggi illustri.

La catacomba verosimilmente sorse su rovine di altri edifici: «Sappiamo che era una vecchia cisterna, probabilmente di epoca romana e poi in età bizantina venne trasformata, come spesso accade», spiega Concetta Caruso. «Chi sia Senebardo non è molto chiaro, ma la tradizione lo definisce come un Basileus, che aveva la sua base nel territorio acrense, probabilmente prima dell'arrivo degli Arabi. Altre ipotesi sono ancora in fase di studio e pubblicazione», aggiunge.

Senebardo, principe bizantino, avrebbe fatto costruire la catacomba per sé e per la nobiltà a lui vicina: «All'interno della tomba sono presenti numerose incisioni, facilmente tracciabili grazie alla morbidezza della pietra calcarea, tra queste molte sono in alfabeto latino, quelle cronologicamente più recenti. Quelle più tarde, invece, sono in alfabeto greco e, tra queste, si legge abbastanza bene il nome ''Senebardo''», racconta Concetta Caruso.

Attorno all'ambiente centrale ricavato dalla cisterna vi sono diverse tombe scavate nella roccia. Oltre alle iscrizioni in greco lungo le pareti, vi si trovano tracce lasciate nel corso del tempo da passanti, viaggiatori e contadini. L'ambiente centrale probabilmente è stato ampliato durante i secoli e utilizzato come luogo di orazione cultuale. Soltanto negli ultimi anni l’ipogeo è stato ripulito e reso fruibile, grazie al volontariato di Enzo Marabita, all'interesse di varie associazioni e dell'amministrazione comunale.

Questo è solo un tassello dell'inredibile mosaico culturale che si cela dietro Palazzolo Acreide e che si spera possa essere decifrato e studiato come merita, per poter raccontare con dovizia di particolari la vera storia del misterioso principe Senebardo.
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