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Al Biondo il "femminismo misogino" di Fassbinder

  • 11 dicembre 2006

Una storia di donne, tre donne, tre figure femminili le cui dinamiche psicologiche vengono passate al setaccio, analizzate, scarnificate fino all’osso, lasciando lo spettatore basito in balia di reazioni contrastanti, dall’astio all’umana comprensione. Un amore impossibile, quello fra Petra von Kant, affermata stilista in crisi, e la giovane proletaria Karin, vissuto sotto gli occhi dell’enigmatica segretaria di Petra. E' la storia attorno alla quale ruota “Le lacrime amare di Petra von Kant”, del geniale drammaturgo e regista teatrale e cinematografico tedesco Rainer Werner Fassbinder, scomparso nel 1982 a soli 37 anni, tredici dei quali trascorsi in febbrile e instancabile attività (ha lasciato oltre quaranta film).

Un lavoro scritto nel 1971 e subito rappresentato a teatro e dopo un anno portato sul grande schermo dallo stesso autore in una versione cinematografica girata in soli dieci giorni con Annah Schigulla. La regia dello spettacolo, in cartellone al teatro Biondo di Palermo (via Roma, 258) dove sarà in scena dal 13 al 24 dicembre, è di Antonio Latella, regista partenopeo di talento amato dal pubblico, soprattutto giovane, e anche discusso dalla critica. Latella è al suo secondo incontro con l’autore tedesco dopo “Querelle de Brest”.

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Una storia di dipendenza e di potere, un feroce e lucido melodramma sulle relazioni interpersonali governate dai rapporti di potere, una vicenda senza soluzione (tipico di Fassbinder), senza che vi sia la possibilità di un’evoluzione, di un cambiamento, una situazione nella quale ci si ritrova sempre al punto di partenza. La protagonista Petra von Kant è una delle memorabili figure femminili dell’autore tedesco (insieme con Maria Braun, Veronika Voss, Lilì Marleen, Lola, Nora, Martha), espressioni di una sorta di suo "femminismo misogino", dovuto, è lo stesso autore ad ammetterlo, al fatto che le donne «sono figure oppresse che però si servono della loro condizione di inferiorità come di uno strumento di terrore».

L’allestimento di Antonio Latella (con Annelisa Zaccheria per le scene e i costumi, Giorgio Cervesi Ripa per le luci, Franco Visioli per il suono, già suoi collaboratori in altre regie, mentre Massimo Albarello e Sebastiano Di Bella sono gli animatori d'ombre) vede in scena, come richiesto dal testo, sole interpreti femminili. Accanto a Laura Marinoni (Petra von Kant), cinque le attrici che da tempo lavorano con il regista: Silvia Ajelli (Karin Thimm), Cinzia Spanò (Sidonie von Grasenabb), Sabrina Jorio (Valerie von Kant), Stefania Troise (Gabriele von Kant), Barbara Schröer (Marlene). Lo spettacolo è prodotto dal Teatro Stabile dell'Umbria e dalla Fondazione del Teatro Stabile di Torino, in collaborazione con il Théâtre National Populaire Villeurbanne - Lyon.

Un altro spettacolo sempre in cartellone per la stagione dello Stabile palermitano (con prenotazione obbligatoria) è “Il re muore” in scena al teatro Bellini (nella piazza omonima) dal 19 dicembre al 4 febbraio, una produzione dello stesso Teatro Biondo con la regia di Pietro Carriglio. Il protagonista di questa rivisitazione del dramma di Ionesco (traduzione di Edoardo Sanguineti, scene e costumi di Maurizio Balò, luci di Gigi Saccomandi) è Nello Mascia, in scena con Raffaella Azim, Sergio Basile, Fiorenza Brogi, Aldo Ralli, Alvia Reale. La parabola metafisica del sovrano di un regno in rovina, personaggio centrale del testo (rappresentato per la prima volta nel 1962), definito dallo stesso autore una pièce che funziona come un “apprendistato della morte”, viene utilizzata dal regista quale metafora del teatro, scenario privilegiato per raccontare la crisi della modernità. Per informazioni e prenotazioni telefonare al botteghino del teatro allo 0917434341 o via e-mail all'indirizzo botteghino@teatrobiondo.it.

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