ATTUALITÀ

HomeNewsAttualità

Aria di riforme, lo "tsunami" Crocetta investe la Sicilia

Il governo regionale approva un ddl per l'abolizione delle province. La Sicilia potrebbe essere la prima regione a tagliare gli enti istituendo i "liberi consorzi di comuni"

Balarm
La redazione
  • 3 marzo 2013

Province si o province no? Questo è il dilemma. Sono due le correnti ideologiche antitetiche: l'una sostiene la necessità di un ponte istituzionale di raccordo fra i comuni e la Regione, la seconda reputa tale macchina amministrativa un immane spreco di denaro pubblico. Dove sta la soluzioni più congeniale alle esigenze della nostra Sicilia? Nel frattempo il presidente della regione Rosario Crocetta fa approvare un ddl che abolirà le 9 province siciliane istituendo i "liberi consorzi di comuni".

La questione dell'abolizione delle province ha occupato da tempo le agende di politici e politicanti. C'è chi ne sostiene l'imprescindibile necessità, giustificandolo come elemento fondamentale per il controllo del territorio, come strumento unico per sopperire alle carenze amministrative di Regione e comuni. Ma il gioco vale la candela? I numeri si manifestano avversi a tale scuola di pensiero: le nove province siciliane costano circa 700 milioni di euro l'anno. Di questa ingente somma, annualmente, circa 23 milioni vanno nelle tasche di presidenti, assessori e consiglieri, da distribuire con le dovute proporzioni a 350 persone. Giusto per citare alcuni compensi mensili calcolati su base lorda, al presidente vanno 8.459 euro, al suo vice 6.344 euro, mentre ad assessori e presidente del consiglio 5.948 euro Ma gli stipendi della "casta" non vanno neanche considerati come il capitolo più esoso del bilancio.

Fra enti, società, consorzi ed associazione partecipate che afferiscono alle nove province, si stimano 216 realtà che, secondo i dati comunicati dal ministero della Funzione pubblica relativi al 2011, costano circa 53 milioni di euro, due dei quali coprono i gettoni di presidenti e componenti vari dei consigli di amministrazione. Poi arriviamo alla pagina "consulenze esterne" che, stando sempre ai dati del 2011, sono costate poco più di 4 milioni di euro; arrivano così al personale di scuole, parchi ed uffici, i cui stipendi annuali ammontano a circa 244 milioni. Ma cancellando con un colpo di spugna il vecchio modello che ha regnato per decenni, come si potrebbe sopperire alla mancanza della macchina amministrativa provinciale? Il governatore Crocetta si appella all'art.37 dello Statuto speciale che permette la costituzione di "liberi consorzi di comuni".

Durante la conferenza stampa odierna, il presidente della regione presenta altri cambiamenti introdotti dai 6 ddl: abolizione di Ircac e Crias, ossia le casse di credito agevolato alle cooperative ed agli artigiani, le cui funzioni saranno assorbite dall'Irfis-FinSicilia; abolizione degli Iacp, con il passaggio delle competenze ai comuni in tema edilizia; taglio di un milione nel finanziamento al Cerisdi; cancellazione di dieci partecipate le cui competenze saranno gestite da cinque "maxi-partecipate"; stop ai corsi Oif inerenti l'obbligo formativo; sostegno ai meno abbienti con i cantieri di servizio, con 70 milioni di euro pronti per i comuni che proporranno appositi progetti per l'attribuzione di salari di sussistenza e l'istituzione del Fondo contro la povertà per le famiglie con reddito inferiore a 5 mila euro.

"Vogliamo tagliare i privilegi della casta per dare i soldi ai poveri", tuona il governatore. Sembrerebbe così prendere piede la rivoluzione Crocetta, che con alcuni disegni di legge mostra di voler fare più di quanto non sia stato fatto nelle passate legislature. Si respira aria di cambiamenti?

Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguirci...
Iscriviti alla newsletter
Cliccando su "Iscriviti" confermo di aver preso visione dell'informativa sul trattamento dei dati.

GLI ARTICOLI PIÙ LETTI