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BlueBrass: Omaggio a Ray Charles e concerto di Wess Anderson

  • 28 marzo 2005

Due appuntamenti di rilievo per questo fine mese al Blue Brass, il ridotto del Brass Group allo Spasimo. A pochi mesi dalla dipartita - sempre immatura per un grande - di Ray “The Genius” Charles, un barone del jazz siciliano dedica un tributo alla sua musica ed alla sua genialità: dopo l’omaggio cinematografico, per la cui realizzazione lo stesso Ray ha prestato la propria consulenza al regista ed all’interprete Jamie Foxx – insignito pure dell’Oscar come miglior attore protagonista – mercoledì 30 marzo (ingresso 5 euro) sarà il pianista-vibrafonista Enzo Randisi a tributare un omaggio alla figura del grande pianista nero, ripercorrendone i successi, da “Georgia on my mind” a “I can’t stop loving you”, da “I got a woman” a “What’d I Say”. Il jazzista siciliano sarà musicalmente scortato da Guido Iraci al basso e Fabrizio Giambanco alla batteria.

L’incontro con il jazz internazionale si terrà invece giovedì 31 marzo, con il concerto del sassofonista nero Wess Anderson (ingresso 10 euro). Nato nei sobborghi di Brooklyn, Wessell “Warmdaddy” Anderson già quattordicenne era affascinato dai jazzisti della scena locale, grazie anche al padre batterista, al seguito del quale frequentava le jam session dei jazz club di allora (Blue Coronet, Pumpkin’s, and the Turbo Village), al fianco di Cecil Payne ed all’ascolto delle registrazioni di Parker. È così che dal piano passa al sax contralto, intraprendendo gli studi strumentistici presso il famoso Jazzmobile di Harlem con figure del calibro di Frank Wess, Charles Davis e Frank Foster, dove Anderson incontra Wynton e Branford Marsalis, allora militanti nei Jazz Messengers di Art Blakey. Sotto la spinta di tali stimoli, dopo aver suonato con Betty Carter per due mesi, non trascorre troppo tempo che il giovane Wess esplode iniziando un tour con il Wynton Marsalis Septet, affiancando il trombettista anche in studio e collaborando in alcuni exploits che hanno segnato la musica degli anni ’80 e ’90, non ultima la sua costante presenza nelle fila della Lincoln Center Jazz Orchestra.

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Ed è proprio durante la frequentazione con Marsalis che Anderson inizia a sviluppare un proprio distintivo sound, una combinazione fra jazz tradizionale neworleans-iano ed un blues energico in stile simile a quello di Cannonball Adderly. E se Warmdaddy è il soprannome che contraddistingue il suo saxalto, fluido e tempestoso al tempo stesso, esso viene ripreso nel suo album d’esordio, Warmdaddy In the Garden of Swing (Atlantic Records1994), che vede Anderson cimentarsi in un set di composizioni originali con sidemen di riguardo quali il pianista Eric Reed ed il bassista Ben Wolfe, nonché in Way of Warmdaddy, sebbene sia con il disco Live at the Village Vanguard (1998) che Anderson tocca la maturità del proprio gergo – nonostante la giovane età – insieme ad altrettanto giovani leve, inclusi il trombettista Irvin Mayfield, il contrabbassista Steve Kirby, il pianista Xavier Davis ed il drummer Jaz Sawyer.

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