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Boccadoro: un viaggio destinato ad andar lontano

  • 12 settembre 2005

La storia è quella del "Narciso e Boccadoro" di Herman Hesse, le musiche quelle di Massimo Sigillò Massara, autore, insieme a Valentina Lanzara, anche dell’adattamento delle vicende del romanzo ad un contesto più moderno che giustifica le armonie musicali impiegate, la regia di Fabrizio Angelini: sono questi gli elementi fondanti di "Boccadoro - The Traveller", andato in scena al teatro di Verdura di Palermo il 7 e l'8 settembre scorsi. Nell’ambientazione, infatti, la Germania dell’alto Medioevo monastico dell’originale cede il posto all’America di fine anni ’30, intrisa di swing, bulli e pupe ed opportunità, ed il convento di Mariabronn diventa l’Università Benedettina di PortSmouth in Virginia; ma certamente la trama riprende in modo del tutto libero e soprattutto compatto quanto nel testo originale si svolge invece nell’arco di circa quarant’anni, ma che le due ore appena di spettacolo riescono a rendere nella loro essenza.

Il romanzo c’è infatti tutto: la forte amicizia dei due protagonisti - pure accennate le sue sfumature "particolari", condannate da certa critica becera - il vagabondare vivendo alla giornata ed i viaggi per il mondo (rappresentati in uno dal Sud-America), le sue donne (dalla prima avventura, Lisa/Lena, accorpate praticamente insieme in questa riduzione, al vero amore, Agnese), le false amicizie e l’assassinio di Vittore, la folgorazione per l’arte che dona a Boccadoro un po’ di tranquillità seppur temporaneamente. Punto di riferimento la Madre, che gli indica sempre la via da percorrere. Ed alla fine anche il vero amore, Agnese, la donna di un uomo influente - qui un senatore - che lo metterà in prigione per l’oltraggio subito. Quindi il ritorno, per intercessione del buon Narciso, uomo anch’egli potente in grado di tenere testa al senatore. Ma la prigione ha duramente provato Boccadoro che dopo poco morirà, seppur nel suo amato campus. E gli autori non trascurano ovviamente neppure di lanciare sul finale il messaggio - o comunque uno dei più importanti - che il testo di Hesse contiene, uno di quegli amletici dubbi a cui lo scrittore e pensatore tedesco ci ha abituato per indurci ad una riflessione profonda (come per esempio in "Avere o Essere"). Due caratteri diversi, due vite differenti, due esperienze diametralmente opposte: Boccadoro ha vissuto mille realtà, ha incontrato mille volti, ha sperimentato le donne, ha conosciuto l’amore, il sesso, la rabbia, la disperazione, ha amato ed odiato, ha mentito ed ucciso, facendo i conti con tutte le sfaccettature della sua anima; Narciso ha speso tutta la vita a Mariabronn, una vita di rinunce, votata al Signore ed allo studio, ma malgrado quest’immobilità apparente, il suo cuore ha esperito forti sentimenti, capace di un grande amore e di un’indissolubile amicizia. Quale delle due prospettive adottare?
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Sulla geniale scenografia di Filippo Pecoraino - capace di lasciare immaginare al pubblico un campus universitario, una nave, un palazzo gentilizio, una locanda, pur senza alcuno spostamento strutturale -, i vari cambi sono sottolineati dalle atmosfere musicali composte da Sigillò Massara: ammiccanti e quasi "greasiani" i dialoghi fra gli studenti dell’università, struggente il canto della Madre/Arte/Amore, fantasiosi i ritmi e le ambientazioni (molto colorata e pittoresca quella del mercato). Fra i personaggi principali, oltre ai protagonisti Simone Sibillano (Boccadoro) e Simone Leonardi (Narciso), si evidenziano la bella voce di Sabrina Marciano (Madre/Arte/Amore), Anton Giulio Pandolfo (il cavernoso genitore di Boccadoro, anche migliore nei panni del rabbioso ma suadente senatore), così come fra i personaggi minori del cast spiccano la divertente docente e sensualissima Lena (Silvia Dolfi) ed il versatile Vittore (Maurizio Rossi). Bravi i coristi del "Sei Ottavi", ottima l’orchestra - costituita da tutti musicisti fra i più quotati del panorama palermitano - diretta da Maurizio Curcio, ingegnoso autore degli arrangiamenti, un pilastro della scena. Ed anche il corpo di ballo, come nella migliore tradizione del musical, è in grado di far comparire e smantellare a passi di danza un’osteria, una scuola di belle arti, un mercato…

Insomma, ci sono tutti gli ingredienti per permettere agli autori di esportare questo spettacolo non soltanto fuori dall’isola, ma anche in Europa e magari anche nella patria del musical, quell’Off Broadway alle cui migliori produzioni, questa, non ha nulla da invidiare.

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