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Brass: “cerchiamo soluzioni politiche”

Nel mondo della musica italiana la solidarietà è stata manifestata tra gli altri da Stefano Bollani, Gianni Morelenbaum Gualberto e Claudio Donà

  • 24 gennaio 2004

Cresce la solidarietà ma vaghe restano le risposte politiche nei confronti della protesta di Ignazio Garsia, presidente dimissionario del Brass Group di Palermo, che, nel pomeriggio di sabato 17 gennaio, si è legato ad un pianoforte accanto al teatro Santa Cecilia, ed ha iniziato uno sciopero della fame per richiedere attenzione e provvedimenti concreti da parte delle istituzioni per il jazz a Palermo. I musicisti palermitani sono sempre presenti attorno al maestro ed organizzano ogni sera dei concertini nel gazebo della protesta.

Nel mondo della musica italiana la solidarietà è stata manifestata tra gli altri da Stefano Bollani, pianista di valore internazionale; da Gianni Morelenbaum Gualberto, titolare della Cattedra di Storia della Musica dell’Università Luigi Bocconi di Milano; da Claudio Donà, responsabile di Veneto jazz. E per la richiesta di locali che permettano l’esistenza di un’orchestra jazz permanente da un lato sono stati offerti gli spazi dell’Oratorio di San Basilio e dall’altro, Ernesto Di Fresco, proprietario di varie sale cinematografiche in città, si è detto disponibile a fornire locali per prove e concerti. «Ricevere manifestazioni di solidarietà – dice Garsia - è fondamentale nel portare avanti una protesta così dura come quella che ho iniziato ma occorrono soluzioni politiche definitive. Un’orchestra non può essere itinerante: un’attività di produzione ha bisogno di spazi stabili e adeguati e devono essere le istituzioni  a fornirli.»

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Qualcosa, per fortuna, forse si sta muovendo, anche se le reazioni tra gli interessati sono oscillanti tra la speranza di ottenere quanto richiesto e l’insoddisfazione per la vaghezza delle risposte politiche. Mercoledì 21 l'assessore regionale ai beni culturali Fabio Granata, il diretto interlocutore della protesta del maestro Garsia, è andato a trovarlo. «Ha cercato di convincerlo a desistere – dice Vito Giordano, direttore della Scuola popolare di musica del Brass - promettendo che si sarebbe impegnato per una normativa generale che garantisse ai musicisti jazz la dignità che meritano. Ma la dignità non è qualcosa che si acquista con le parole o con normative generali. Servono provvedimenti concreti. Per far andare avanti per un anno una grande associazione come il Brass, con settanta, ottanta dipendenti, basta quanto speso per il concerto di Gigi D’Alessio a Capodanno!»

Oggi è ritornato Marco Salerno, capo di gabinetto di Granata, che si è dichiarato fiducioso in una possibile soluzione del problema legato alla fondazione. Intanto sia da sinistra che da destra ci si interessa alla protesta: Giusto Catania e Marco Assennato (Prc) sono passati da via piccola Santa Cecilia e sia Leoluca Orlando che Bartolo Sammartino (An) presenteranno due interpellanze al Parlamento siciliano. Ovviamente le condizioni di salute di Ignazio Garsia, che si è sottosposto, giovedì 22, a vista medica, peggiorano e l’irrigidirsi delle condizioni atmosferiche e lo sciopero della fame che conduce ormai da sei giorni certo non facilitano la continuazione della sua protesta: «Nonostante il fatto – dice Garsia - che il Consiglio di Amministrazione del Brass abbia rinnovato la sua fiducia non ritirerò le mie dimissioni e non mi muoverò da qui fino a quando non avrò ottenuto dei risultati concreti».

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