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Bufalino e il Jazz, discografia di una collezione

  • 18 luglio 2005

Frugando tra i suoi ricordi di precocissimo appassionato di cinema, Leonardo Sciascia ricordò un tratto che egli ebbe in comune con Gesualdo Bufalino. L’abitudine di assegnare dei voti – con gli stessi cinque asterischi della critica d’oggi - ai film che essi cominciarono a guardare con estremo interesse e rispetto fin da bambini. Rispetto peraltro esternato da Sciascia col definire “silenziose” piuttosto che semplicemente “mute” le prime pellicole che gli proiettarono nel delizioso piccolo teatro del suo paese natale. Non ci è invece noto se entrambi amassero di un medesimo e duraturo amore anche il Jazz, espressione artistica che sarebbe diventata paradigmaticamente espressiva della più alta musica del Novecento. Ma è certo che ora siamo pienamente al corrente del fatto che l’autore di “Diceria dell’Untore” e di “Argo il Cieco” si dette a collezionare dischi di grande jazz da molto prima che il fascismo e il minculpop giungessero a ribattezzare “Tristezze di San Luigi” l’immortale “St Louis Blues”.

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Evergreen che Bufalino conobbe da un “78 rpm” del 1929, con Louis Armstrong a tromba e voce e J.C Higginbottham al trombone, per non aggiungere altri. Di questo e di molte cose sull’amore di Gesualdo Bufalino per la musica afro americana ci documenta il volume di Giuseppe Sole, “Bufalino e il Jazz, Discografia di una Collezione”, edito da Salarchi Immagini. Una pubblicazione da non perdere e che ci fa sapere tutto sul materiale sonoro – ma anche sui libri della critica più autorevole sul medesimo argomento - che lo scrittore raccolse e catalogò amorosamente. A cominciare dai tradizionali e fragili “78 giri”, a certi mitici “ellepi” ed ai moderni e più esili compact disc. Un libro che il comune di Comiso e la Fondazione “Gesualdo Bufalino” hanno contribuito a far pubblicare per presentarlo dapprima al pubblico della più recente kermesse “casmenea”. Significativamente alla presenza di Lino Patruno, di Enrico Rava, di Javier Girotto e dello straordinario giovanissimo talento che è Francesco Cafiso.

Un volume che adesso – negli ordinati scaffali della Fondazione Bufalino - si unisce utilmente ai diecimila che costituiscono la biblioteca ereditata dal bel Comune ibleo e agli oltre seicento dischi di musica leggera e classica che appartennero allo Scrittore e che si aggiunsero alla citata collezione di musica afro americana. Ciò che è il sorprendente esito di un giovanile approccio conoscitivo che affievolendone man mano lo status amatoriale varrà a Bufalino una legittima competenza di addetto ai lavori. Anche se – come conclude in proposito Giuseppe Sole – lo Scrittore continuò sempre a professarsi «un semplice amateur in tutte quelle curiosità intellettuali ( e il Jazz n’era parte preminente) che ne intrigarono lo spirito, onnivoro di ogni sapere umano».

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