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Creatività mediterranea negli Atelier a Gibellina

  • 24 ottobre 2005

Converge da varie parti del mondo a Gibellina, in provincia di Trapani, la creatività di otto artisti coinvolti dal critico Achille Bonito Oliva nella nuova edizione del progetto degli “Atelier” (legato alle Orestiadi), inaugurati sabato 22 ottobre presso il Museo delle Trame Mediterranee, alle Case Di Stefano, dove rimarranno visitabili come parte integrante della collezione permanente (tutti i giorni, dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19, domenica fino alle 13, ingresso libero). Coerentemente con lo spirito dell’attività del Museo, che guarda all’arte contemporanea italiana ed europea vista in un confronto e in un dialogo affascinante con le altre espressioni artistiche di geografie più distanti, dal Maghreb al cuore dell’Africa e al Medio Oriente, anche stavolta gli artisti chiamati a creare le loro opere in situ, lavorando a Gibellina a contatto con giovani che hanno partecipato ai loro laboratori, hanno varie provenienze: accanto agli italiani Maria Cristina Crespo, Salvatore Cuschera, Ascanio Renda, Luca Maria Patella e Alfredo Romano, troviamo stavolta Moussa Traore e Mohamadou Ndoye “Douts” dal Sénegal, Irina Zatulovskaya dalla Russia.

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Nei due artisti africani riecheggiano le suggestione e gli umori, i profumi, le iconografie, i ritmi delle loro radici, attraverso le sculture-idolo fatte con materiale riciclato di Traore e le cromie ubriache di calde solarità, campiture di colore su cui emergono segni e forme che richiamano le sagome di periferie di Dakar di Douts, che ha recentemente partecipato alla grande mostra sull’Africa tenuta al Centre Pompidou di Parigi. Echeggiano sempre atmosfere mediterranee, di una cultura che attinge all’immaginario della Spagna, popolato di principesse, mori, marrani, angeli, sirene, cavalieri ed eroi, gli affascinanti retabli di Maria Cristina Crespo, realizzati con materiali vari - stucco, metallo, polistirolo, e poi acrilico, fili di seta, ricami e bamboline - dove si mescolano letteratura, mito, romanzo, con un’appariscenza che, anche nei titoli, evoca le grandi e riccamente ornate pale d’altare spagnole dei secoli passati. Se nell’opera della moscovita Irina Zatulovskaya, legata a una figurazione dai toni sognanti, a tratti un po’ naïve, ritroviamo anche ricami su tela e orditi, decori e segni su pietra, legno, carta, metallo, ceramica, con un occhio ‘artigiano’, l’installazione-mosaico di Ascanio Renda è composta da un lungo drappo in resina poliestere con le lettere del Padre Nostro, scritte in sequenza come un codice, dove il bianco e il nero alternati danno con efficacia il senso del ritmo ripetuto, della nenia, o del mantra rituale, con in più un tappeto sonoro che riproduce la Messa di Natale officiata da Giovanni Paolo II.

Oltre alle sculture in pietra viva di Salvatore Cuschera, all’esterno, nel giardino del Baglio Di Stefano, troneggia l’opera di Alfredo Romano, il Monumento alla memoria del sovrintendete Alberto Bombace, intitolato “Ustore”, una grande sedia di impronta minimal, essenziale e algidamente geometrica, ma riscaldata e vivificata da un grande specchio poggiato sulla seduta. Infine, la lucida follia di Luca Maria Patella, artista concettuale tra i più noti in Italia, ironizza su forme simboliche legate alla religione, come i tabernacoli, i sacri cuori evocati con conchiglie, ma anche all’arte, con una cornice vuota, al linguaggio e alla comunicazione, con la sua ormai celebre scrittura al contrario su superfici riflettenti. Alla visita alla mostra non può non affiancarsi una visita alla collezione permanente del Museo, con pezzi di importanti autori dell’arte del secondo Novecento, da Carla Accardi agli artisti della Scuola di Piazza del Popolo e molti altri. Per chi ama il contemporaneo, ma non soltanto, Gibellina, con il magico “Cretto” di Burri, la grande stella di Consagra e le numerose opere e interventi urbani realizzati in città, vale sicuramente il viaggio.

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