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Edoardo II: il grido più agghiacciante della letteratura inglese

Il cartellone del teatro Biondo di Palermo (via Roma 258) si sdoppia in due e oltre a “Il tenente di Inishmore” di scena al Bellini (dal 15 al 23 marzo), la direzione artistica dello stabile palermitano propone per il palco della sua sede istituzionale, dal 15 al 20 marzo (con prenotazione obbligatoria entro il 14 marzo 2005), “Edoardo II” di Cristopher Marlowe, nella traduzione di Letizia Russo, adattamento e regia di Antonio Latella (costumi di Annelisa Zaccheria, con Danilo Nigrelli, Matteo Caccia, Marco Foschi, Annibale Pavone, Fabio Pasquini, Alessandro Quattro, Enrico Roccaforte, Cinzia Spanò, Nicola Stravalaci, Rosario Tedesco, luci di Giorgio Cervesi Ripa, suono di Franco Visioli), una produzione del Teatro Stabile dell’Umbria in collaborazione con Teatro Lauro Rossi di Macerata/Amat (per i temi che affronta se ne sconsiglia la visione ai minori di 14 anni). È una tragedia commovente e dissacrante, nella quale la passione sconveniente di re Edoardo per il suo favorito Gaveston, si intreccia con i destini delle corti europee percorse da cospirazioni e intrighi. Lo scontro inesorabile tra libertà individuale e responsabilità pubblica, tra status e persona, in un crescendo d’ineluttabilità, di dolore e di crudeltà si conclude con l’atroce morte di Edoardo nella Torre di Londra e con “il grido più agghiacciante della letteratura inglese”. “Edoardo II”, da molti è considerato il capolavoro di Christopher Marlowe, poeta elisabettiano (nato nel 1564 e quindi contemporaneo di Shakespeare), molto amato da Eliot e Brecht e definito da Swinburne "il più grande scopritore, il pioniere più ardito e ispirato di tutta la letteratura poetica inglese". Il grande poeta e drammaturgo, precedette Shakespeare , anche se di poco, nello sperimentare la metrica e la contaminazione dei generi nella drammaturgia.

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Uomo rinascimentale, trasgressivo e curioso e per questo sempre in cerca di esperienze, aveva compiuto studi di Teologia all’Università di Cambridge, giungendo a posizioni radicalmente eretiche. Al contempo aveva anche iniziato a tradurre Ovidio e Lucano, mentre un altro poeta latino, Virgilio, gli ispirò la composizione della prima tragedia, “Didone Regina di Cartagine”, che ci è giunta incompiuta. Tornando allo spettacolo, sono tanti gli elementi di interesse al riguardo, a cominciare dalla traduzione del testo (inedita, affidata alla giovane drammaturga Letizia Russo, talento di recente affermazione), fino allo stesso allestimento. Per questo “Edoardo II”, infatti, il regista ha riunito il suo consolidato gruppo di attori, ritrovando così le origini di quel Teatro elisabettiano da lui a lungo frequentato, avendo messo in scena, negli ultimi cinque anni, otto testi di Shakespeare. “Dunque dopo tanto Shakespeare (che a Marlowe riconosceva il suo essere poeta-uomo–libero), - afferma il regista – Marlowe mi affascina poiché, come poeta che cerca il suo essere uomo, mette al centro dell’universo della sua ricerca l’uomo stesso; lo rende dio di se stesso e angelo, bestia vendicatrice pronta ad autodistruggersi. Depura l’uomo da ogni forma di romanticismo e lo rende uomo in cerca della sua ragione d’essere. Uomo contemporaneo…”. Per Latella, vedere nella tragedia unicamente l’amore omosessuale di un re, significherebbe mortificare la grandezza universale che il testo ha tramandato negli anni, rivelandosi sino a noi in tutta la sua contemporaneità. Occorre andare oltre, “affogare nelle parole e fare delle parole stesse l’ancora di salvataggio”, dice ancora il regista per il quale il vuoto nel quale la tragedia ci fa precipitare diventa “ il centro, il punto d’arrivo dello spettacolo.” Per informazioni è possibile telefonare al botteghino del teatro telefono 091.7434341.

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