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Eros, carattere e sentimento del mondo umano

  • 18 gennaio 2005

Antiche raffigurazioni dell’amore, inteso nelle sue varie accezioni e manifestazioni, si susseguono nelle opere della mostra “Eros. Un itinerario dedicato all’amore”, in corso fino al 14 febbraio a Palermo al Museo Archeologico Regionale “Antonino Salinas”, piazza Olivella 24 (dal martedì al sabato ore 8.30/18.45, domenica, lunedì e festivi ore 8.30/13.45, ingresso 4 euro): un confronto con antiche civiltà e con il loro modo di intendere e rappresentare la dimensione dell’Eros, dai sentimenti al più concreto congiungimento fisico, come atto procreativo o pratica di particolari riti; un confronto con iconografie e simboli in alcuni casi ancora attuali. Nel mito gli antichi Greci riversavano una generica comprensione della realtà, trasferendo in un mondo parallelo caratteristiche, dinamiche relazionali, aspetti caratteriali e sentimenti del mondo umano. Ogni dio ha tratti peculiari che ne rivelano la natura dominante, è dotato di attributi che riconducono ad essa e sono utilizzati come veri simboli. Così Eros, il dio dell’amore, è rappresentato come un arciere, come nella statua in marmo “Eros” o nel gruppo scultoreo “Afrodite ed Eros”: egli è infatti l’artefice di quel “rapimento d’amore” che si accende fulmineo, improvviso e doloroso nell’individuo. Altra divinità associata all’amore è Afrodite, anch’essa ben rappresentata alla mostra da varie statue in marmo e da statuette bronzee. Dea della bellezza e madre di Eros, è connessa tanto all’amore sensuale quanto a quello spirituale, talvolta ritratta nuda e in morbide pose, altre volte in atteggiamenti più pudichi, parzialmente o totalmente vestita.

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Con Dioniso si entra in una dimensione più “fisica” dell’amore, inteso dunque come pulsione sessuale, concreto atto di procreazione e invasamento divino. Il dio è associato ai riti di fecondità, all’irrazionalità di una natura selvaggia, procreatrice e insieme distruttiva. È spesso raffigurato in compagnia di esseri di natura ibrida, come i satiri, presenti qui in vari dipinti vascolari e nella statua in marmo “Satiro versante”. Altre compagne del dio sono le Menadi, sue seguaci che manifestano il dionisiaco in danze estenuanti e crudi rituali: velocemente incede la “Menade” in marmo policromo, e varie scene di cortei dionisiaci raffigurano personaggi in movimento. Alla figura di Dioniso sono spesso associati il grifo, animale mitico, il delfino e il fallo, già simbolo autonomo di sessualità e fecondità, come dimostra il pezzo più antico della mostra, un balsamario corinzio del 580/570 a.C.. Varie le vicende mitiche rappresentate ora in bassorilievi, come nelle metope, da templi di Selinunte, con le due scene del matrimonio fra Zeus ed Hera e del ratto di Europa, ora nelle pitture delle ceramiche, ora in alcune parti del grande “Mosaico delle stagioni”. Alcune raffigurazioni rimandano ad altre forme di amore, come quello che lega genitori e prole, espresso nelle scene di commiato fra figlio in partenza per la guerra e madre. I putti della fontana del secondo atrio, anch’essi inseriti nell’itinerario, mostrano infine la re-interpretazione cristiana del fanciullo alato come simbolo di purezza d’animo. Piccolo catalogo con immagini accompagnate da liriche amorose di poeti greci e latini.

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