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François Houtin: la natura giocosa

Architetture fantastiche e vegetazioni antropomorfe costruiscono paesaggi senza tempo

  • 19 ottobre 2004

L’accurata resa del particolare ed il paesaggio naturale recuperato nelle sue potenzialità fantastico-immaginifiche sono i primi dati che si colgono nelle incisioni dell’artista francese François Houtin, visibili fino al 4 dicembre alla Galleria Nuvole 21, in via Matteo Bonello a Palermo (da mercoledì a sabato, ore 17/20 e anche il sabato mattina, ore 11/13) in occasione della sua personale organizzata dalla stessa Associazione Nuvole Incontri d’Arte con la collaborazione del Centre Culturel Français de Palerme et de Sicile e l’azienda Planeta. La mostra accoglie alcune decine di acqueforti e puntesecche realizzate da Houtin in varie fasi della propria attività, con particolare attenzione alla produzione degli ultimi cinque anni. Giocosa, lussureggiante, la natura in queste opere è protagonista indiscussa. Il particolare è spesso riconducibile al già noto, ma la visione d’insieme rivela un paesaggio carico di arcana energia, associata nel nostro immaginario alla dimensione assoluta e ciclica di antichi miti ctonii piuttosto che a scenari reali.

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Raramente la figurazione suggerisce la memoria di civiltà specifiche: in “La terrazza di Marjulein”, una delle opere dedicate a Palermo, gli archi “rubati” alla chiesa di S. Giovanni degli Eremiti mettono in risalto una nostra importante componente culturale, ovvero l’eredità della civiltà araba, ma sono costretti a contendersi la scena con le vegetazioni in primo piano. Soprattutto i ruderi delle incisioni ispirate all’antica Roma appaiono nostalgici testimoni di un passato parzialmente inghiottito dalla forza generatrice ed insieme distruttiva della natura. Altrove l’atmosfera è più idillica e talora anche i soggetti, non solo l’atmosfera d’insieme, rimandano all’universo mitico. Nella serie “Nymphee”, già materia dell’omonimo testo d’arte con scritti di Gilber Lascault edito nel 2002 a Parigi, o nella serie “Capanne di Giardiniere”, del ’99, non aleggia alcuna nostalgia, e l’originalità delle forme create è chiaro frutto degli approfonditi studi condotti dall’autore sull’architettura dei giardini.

Le abitazioni delle ninfe o le dimore di ramoscelli e fogliame intrecciati sono la fiaba o il segno idealizzato di un antico rapporto di identificazione, e non di sopraffazione, fra civiltà e natura. Nelle opere “Totem 1” e “Totem 2” l’idolo non ha forme antropomorfe o zoomorfe, ma è costruito con elementi naturali. Tuttavia l’energia che sembra animare le forme in gioco e le loro curvature rimanda più a torsioni muscolari che alla staticità degli esseri vegetali. Questa natura “dinamica” ed autosufficiente si anima nell’accentuata nodosità dei fusti, nelle spirali o nei capricciosi sviluppi di arbusti, rocce e montagne: esiti stilistici ben rintracciabili in talune opere giovanili di Houtin, raccolte in due pannelli nell’ultima sala dello spazio espositivo. In galleria catalogo ragionato, edizione Richard Reed Armstrong Fine Art e Galerie Michèle Broutta.

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