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Gay Pride: Palermo Ready, Giovane Italia insorge

Giovane Italia in rivolta per la decisione del Consiglio Comunale di Palermo di stanziare la somma di 10 mila euro per il Pride che si terrà in città nel 2013

  • 4 dicembre 2012

Colpisce sempre, della vasta gamma dei fenomeni sociali palermitani, come l’evoluzione che accompagna la rivendicazione di un diritto, proceda il più delle volte a passo di gambero: per ogni passo avanti fatto, ne seguono almeno due indietro.

Solo qualche mese fa, si accoglieva con grande plauso la nomina a Palermo del primo consulente in Italia per combattere l'omofobia: la città si poneva a capofila nella battaglia per i diritti del mondo LGBT (Lesbiche, gay, bisessuali e transgender) e la sua nomina ufficiale a sede del Pride nazionale del 2013 parve unitamente per tutti una buona notizia, un’occasione di visibilità oltre che, ovviamente, un chiaro richiamo al rispetto dei diritti beceramente violati dalla parte più intollerante della società.

Ora che il Consiglio Comunale di Palermo ha deciso di stanziare, attraverso l’assestamento di bilancio, la somma di 10 mila euro in favore dell’organizzazione del Gay Pride le voci che arrivano sono quelle di “sdegno e protesta”: a lanciare l’accusa è Giovane Italia, il movimento giovanile del Popolo della Libertà, che ritiene "vergognosa" quella da loro considerata come «una vera e propria manifestazione politica in quanto volta all’approvazione di nuove leggi regionali e nazionali», come dichiara Davide Gentile Presidente Provinciale di Giovane Italia e capogruppo del PDL all’Ottava Circoscrizione.

Sostengono, i rivoltosi, che nessun’altra iniziativa simile in città viene finanziata, motivo per cui, la scelta di Orlando viene reputata come un grave atto di disparità, in un periodo nel quale le casse del comune sono quasi vuote: «Quei 10 mila euro dovrebbero essere spesi per Palermo e le sue famiglie in difficoltà, non certo per una sfilata gay che non trova il favore di tutta la cittadinanza», si legge nel manifesto di pubblica accusa. Da qui l’idea di far partire una campagna che dal web chiede di far conoscere ai palermitani «nomi e cognomi dei consiglieri comunali che spendono i nostri soldi in questa maniera dissennata».

La cifra assegnata in favore alla manifestazione, fa parte di una più sostanziosa voce del bilancio in favore dei bisogni sociali: il Consiglio Comunale ha infatti stanziato nel bilancio 2012 , circa 50 milioni di euro per materie che riguardano gli anziani, portatori di handicap, integrazione all'affitto, minori e donne che hanno subito violenza.

Alle provocazioni di Giovane Italia intanto risponde il presidente di Arcigay, Daniela Tomasino: «Avremmo preferito non prendere nemmeno in considerazione una polemica così strumentale, ma credo che la migliore risposta l’abbia data per noi il Comune di Palermo che proprio ieri ha deliberato l'adesione alla rete Ready (Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni per il superamento delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere, sottoscrivendo la “Carta di Intenti”, quale parte integrante dello stesso provvedimento che non comporta alcuna spesa, n.d.r.),contro le discriminazioni di genere e orientamento sessuale». Già diverse amministrazioni locali e regionali hanno avviato politiche per favorire l’inclusione sociale delle persone omosessuali e transessuali, sviluppando buone prassi e promuovendo atti e provvedimenti amministrativi che tutelano dalle discriminazioni.

In Italia, infatti, lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender (lgbt) non godono ancora di un pieno e reale diritto di cittadinanza e spesso vivono situazioni di discriminazione nei diversi ambiti della vita familiare, sociale e lavorativa a causa del perdurare di una cultura condizionata dai pregiudizi. «Il Gay Pride non deve essere considerato come una evento per pochi - aggiunge Daniela Tomasino - in quanto coinvolge tutta la città, con una vastissima gamma di appuntamenti, dalle mostre ai concerti. Finalmente si comincia a dare attenzione a temi che prima d’oggi non hanno mai goduto di diritti».

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