CINEMA E TV
"Harry Potter e il calice di fuoco", la realtà fa capolino sotto la magia
Harry Potter e il calice di fuoco (Harry Potter and the goblet of fire)
U.S.A, 2005
Di Mike Newell
Con Daniel Radcliffe, Rupert Grint, Emma Watson, Gary Oldman, Michael Gambon, Alan Rickman,
Maggie Smith, Tom Felton, Timothy Spall, Miranda Richardson
Viviamo in tempi bizzarri e contraddittori, senza dubbio, e quindi è più che legittimo che accada che film cosiddetti per tutti, ma essenzialmente destinati ad un pubblico adulto, si rivelino essere banali e sciocchi, mentre pellicole pensate inizialmente per ragazzi, o per l’infanzia addirittura, siano invece assai profondi, acuti e per nulla banali. Questo è il caso dell’ultima avventura di Harry Potter, e cioè “Harry Potter e il calice di fuoco”, per la regia di Mike Newell, film che conferma come in certi casi (e un altro di questi è la splendida saga de “Il signore degli anelli” di Tolkien, portata sul grande schermo da Jackson), se si è davanti ad un prodotto di qualità, per contenuti e realizzazione della storia, è difficile che un sequel non riesca ad appassionare. In questo quarto episodio cinematografico, il giovane mago deve fare i conti con situazioni più dure che ci sembra riferiscano metaforicamente dell’approssimarsi del suo ingresso nel mondo degli adulti. Sin dall’inizio poi i toni sono cupi ed in generale tutto il film ha un’aria meno festosa di quella presente nelle precedenti pellicole, includendo fra gli accadimenti anche la morte. Qui il nostro ormai quattordicenne Harry si trova a dover partecipare, suo malgrado, ad un torneo fra i migliori maghi delle tre scuole di magia esistenti, e la cosa gli crea non pochi problemi, essendo stato fissato il limite d’età a diciassette anni. Ma qualcuno lo ha iscritto e poi capiremo perché. Il torneo, nonostante abbia soprattutto lo scopo di riunire i gruppi partecipanti sotto l’egida dell’amicizia per un futuro di pace contro il male nel mondo, presenta delle prove assai pericolose, in special modo per il nostro giovane eroe, ancora non del tutto maturo per simili eventi. Stavolta, però, più che il noto acume, saranno le sue doti morali a permettergli di onorare la sfida.
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