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I pionieri dell'antenna raccontati da Lucio Luca

  • 10 luglio 2006

«Prima che mi dimentichi tutto»: questa la frase d’apertura sul sito di Vincenzo Mollica, noto commentatore di spettacolo della Rai. Fa pensare, soprattutto alla luce della spiegazione secondo cui, avendo battuto la testa a seguito di un incidente, «ricordavo metà delle cose che ho vissuto». In quest’ottica andrebbe letto "Prove tecniche di trasmissione" (pagg. 215, Sigma ed., 13 euro) di Lucio Luca: non un libro celebrativo (benché in effetti esca giusto nel trentennale della nascita delle prime emittenti private palermitane) e neppure un nostalgico “amarcord”.

Al contrario, “Prove tecniche di trasmissione” mira ad evitare che il superficiale frenetico tran-tran della vita moderna cancelli quel racconto del quotidiano che talvolta scrive la storia con la “esse” maiuscola. Un testo piacevole, diviso virtualmente in due parti, una dedicata alle emittenti radiofoniche e l’altra alle televisioni, che non cede al nozionismo e senza pretesa di esaustività fornisce una vivida percezione dell’attività pionieristica delle emittenti private, appunto trent’anni fa.

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I primi capitoli scorrono le vicende delle radio libere italiane, da Radio Libera, ispirata a Partinico dal sociologo Danilo Dolci (appena 26 ore di vita), a Radio Milano International del ’75 (oggi Radio 101) di Angelo Borra, che vinse un ricorso storico ottenendo nullaosta a trasmettere in virtù dell’articolo 21 della Costituzione; dagli esperimenti di Radio Ok International (Aldo Naselli e Giacomo Burgio) a Radio Palermo Centrale che, diffondendo solo musica, rimetteva il primato di prima emittente dell’etere cittadina a Radio Cosmo, radio di quartiere le cui voci erano captabili dalla Noce al Politeama.

E prescindendo dalla spasmodica ricerca del “quale fu la prima”, l’autore resta sul più rassicurante dubbio che nell’arco di pochi giorni, forse ore, colloca la nascita tanto di Radio Tele Palermo che di Radio Pal. Capitolo toccante è riservato all’emittente di Peppino Impastato, quella Radio Aut dai cui microfoni il programma “Onda pazza” denunciava con l’arma dell’ironia gli intrecci del capomafia Tano Badalamenti con il sindaco Eugenio Di Stefano. Ma parecchi sono anche gli episodi esilaranti, come quello di Radio Pal, radio “culturale” che con Francesco Giambrone mise in onda anche musica classica, e del suo estemporaneo radiogiornale straordinario in occasione della morte di Mao Tse-Tung, nel settembre del ’79.

E se il fenomeno radio private imperversò negli anni in cui era obbligo schierarsi fra fascisti o comunisti, alcune finirono inevitabilmente per dar voce alle idee combattive di quella che, rispetto ad oggi, potremmo definire vera politica: Umberto Cantone, oggi attore e regista teatrale, racconta l’esperienza di Radio Sud, la «radio dei comunisti più comunisti», contrapposta alla “destrorsa” Radio Occidente. Quindi la radio commerciale, Palermo Centrale, che forte della pubblicità poté seguire le dirette del Palermo in serie B, arruolando la voce forse più nota della radio, Nicolò Carosio, cronista delle vittorie azzurre ai mondiali del ’34 e del ’38.

Senza dimenticare l’Oscar della radio a Radio Day per “Sessantesimo minuto” di Roberto Oddo, così come non mancano le pagine sulle voci storiche, Gabriella Guarnera, Marcello Mandreucci o Gioacchino Caponetto, trent’anni ininterrotti da TROG (Tele Radio Olimpo Giove) a Radio Time, attraverso i “Raid”, le cacce al tesoro la cui paternità ancor oggi è contesa fra Sicar e Time. Anche per le emittenti televisive, Luca non soltanto traccia la storia del loro avvento, in molti casi parallelo a quello delle “tele-radio”, ma riporta pure delle trasmissioni che segnarono quella storia. È il caso di “Televisione Indipendente a colori”, alias ITC, fondata alla fine del ’76 da Giuseppe Manzo.

A conduzione familiare, certo, tanto che dovette affrontare pure le cause con Siae e Ordine dei Giornalisti, dato che né il direttore né alcuno dei “redattori” era iscritto all’albo. Ma ITC fu anche la prima a trasmettere a colori in città – sebbene Tele Sicania andasse in onda in bianco e nero già da un mese – ed ebbe la più giovane annunciatrice d’Italia, la figlia Anna, che da quei suoi sedici anni ha costruito la propria vita. ITC è altresì famosa per aver accolto la “Cinico TV” dei registi Ciprì e Maresco. Quindi Tele Sakura, emittente dei primissimi film a luci rosse con “Video Tabù”, seguito appuntamento del venerdì notte e tema di discussione il giorno dopo, lontano da indiscrete orecchie perbeniste: anche qui, dopo la condanna con condizionale, il titolare Settimo Cacicia vinse la causa, attesa l’assoluta assenza di normativa.

E si parla pure dello “spogliarello della porta accanto” con “Blue Night” di Pippo Trevis su TeleStar59, de “Il Pomofiore” di Gianni Creati (una “Corrida” mutuata dalla radio alla tv) che da TGS, Tele Giornale di Sicilia in seguito traslocò su TRM, Tele Radio del Mediterraneo, condotta da Memo Remigi e poi da Don Lurio, fino a “Io vedo CTS” e “Più meglio della Rai”, che hanno fatto la fortuna di CTS, Compagnia Televisiva Siciliana. La prima fu un’idea del compianto Ferruccio Barbera e del direttore Beppe D’Amico, in mezzo a cui si trovò anche Marcello Mordino: D’Amico mise tutto insieme e ne nacque una delle trasmissioni più fortunate che il Palermitano over-30 ricordi, con il motivetto “Io vedo CTS, la vedo tutti i giorni” ed i primi tormentoni pubblicitari. Tanti gli aneddoti ricordati da Mordino, fra coppie colte in furibonde liti familiari e le intemperanze verbali del pappagallo Giaculè.
Così come tutta da leggere è l’avventura di Toti Piscopo e Angelo Butera, che dal sogno di fondare un giornale satirico – quello che poi con il socio Franco Siino sarebbe diventato “Il Pettegolo” – si ritrovano autori di programmi radiotelevisivi: “Amici per la palla” e “Più meglio della Rai” hanno fatto scuola e le odierne carrellate di comici caratteristi di Zelig e Colorado Café sono loro debitrici. Infine, il varietà più seguito delle Tv private, “Insieme”, ideato e condotto da Salvo La Rosa su Antenna Sicilia. Il libro si fregia pure della testimonianza di Eugenio Finardi, uno dei primi deejay delle radio libere italiane e siciliane (sic!), Renzo Arbore, Gaetano Curreri. Impossibile ricordare tutto e tutti, difficile già per lo stesso Lucio Luca che nei ringraziamenti ammette che da quello che avrebbe dovuto essere un servizio per Repubblica di Palermo, probabilmente ha finito per debordare, “allargandosi” un po’ in caratteri e paragrafi. E noi, certo, per questo non gliene vogliamo.

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