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Il degrado della Vucciria: "In Sicilia si chiama Mafia"

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un cittadino residente alla Vucciria, in risposta all'assessore Bazzi, sulle questioni relative a piazza Garraffello

Balarm
La redazione
  • 18 settembre 2012

Preg. assessore Agata Bazzi,

prima di elencarle i motivi che mi spingono a scriverle questa lettera, è necessaria una piccola premessa. Avevo appena terminato di redigere uno scritto analogo a quello, accorato e puntuale, che la sig. Rosy Minnone ha scritto qualche giorno fa. Ho atteso, speranzoso, una risposta da parte delle istituzioni a quella che è, evidentemente, una situazione di emergenza. La Sua risposta, inutile dirlo, mi ha semplicemente lasciato interdetto. Ho dovuto rileggere ciò che, evidentemente, proviene dal suo efficiente servizio stampa, tanto era la mia incredulità. Mi permetta, quindi, di elencare i vari fattori che mi hanno disgustato:

La lettera della signora Minnone, lo avrebbe compreso anche un bambino di quinta elementare e non solo uno stimatissimo professionista che, per impegno istituzionale, dovrebbe conoscere a menadito la situazione del Centro Storico della nostra città, sottolineava la necessità di un immediato intervento delle autorità preposte. La suddetta signora, in una zona della nostra città dove, come Lei ha evidenziato, ti rubano il motorino ma, se sei “dei loro” te lo restituiscono anche, si è armata del coraggio che deriva dall'esasperazione, della necessità di giustizia e della frustrazione che deriva dal sentirsi reclusa in casa propria. Insomma, della temerarietà della disperazione, quello che ha animato personaggi come Don Pino Puglisi, ad esempio.

Lei, per tutta risposta, ha iniziato a cianciare di centro storico a due velocità, risposte differenziate, vicolo degli orfani del Capo, di contributi per ristrutturare Palazzo Lo Mazzarino ed altre inutili, ridicole, sfiancanti facezie. Insomma, il trionfo del più becero politichese. Non ho citato Don Pino Puglisi a vanvera. Anche lui era stato lasciato solo. Come ha scritto nella sua esauriente risposta, nelle zone immediatamente limitrofe della Vucciria i pochi abitanti e i turisti più coraggiosi che sfidano il degrado sono insufficienti a tenere in vita il mercato. Le poche case ristrutturate dallo IACP hanno introdotto una popolazione che non si è radicata. Questa dichiarazione è un assoluto capolavoro.

Ha ragione, personalmente non mi sono radicato. Non riesco ad integrarmi con l'illegalità diffusa, che va dall'endemico allaccio abusivo alla rete elettrica, alle minacce e gli schiamazzi notturni, ai furti di ogni genere e tipo fino al consumo di sostanze stupefacenti reiterato e normalizzato. Ogni mese, pago una sorta di pizzo perché i consumatori di cocaina che vengono a divertirsi a piazza Garraffello (quelli che Lei definisce fascia di giovani ai quali la città non offre possibilità di svago a basso costo), ritengono opportuno utilizzare gli specchietti retrovisori della mia auto come base per sniffare. Quando non usano la lastra di marmo davanti il portone del mio palazzo come pisciatoio (mi perdoni, avrei potuto usare il più elegante termine “vespasiano” o il più corretto “orinatoio”, ma non avrei minimamente reso l'idea), la utilizzano come appoggio per consumare atti sessuali.

Una vista edificante, senza dubbio alcuni, ed un aroma invitante. Mi perdoni, ma non riesco proprio ad empatizzare con questi poveri giovani con pochi soldi che dovranno pur divertirsi. Ed una vocina, all'angolo del mio cervello esclama: "Ho assistito al furto di uno scooter, alle tre del mattino. Sono stato svegliato dai bestiali versi dei due ladruncoli perché stavano trascinando la refurtiva, visto che il veicolo aveva ancora la catena di sicurezza inserita. Ho chiamato la Polizia, per denunciare il reato. I due novelli Arsenio Lupin hanno impiegato più di quindici minuti per attraversare il vicolo attraverso il quale stavano trascinando il motorino. Della Polizia, neppure l'ombra".

Nelle innumerevoli notti insonni, quando la musica elettronica fa vibrare le persiane della mia stanza da letto ed i ragazzi si danno il cambio per sniffare, ovviamente urlando perché inebriati, i centralinisti della Polizia hanno fornito alle mie lamentele le più variegate risposte. Andiamo da (cito testualmente) “mi scusi, ma domani è domenica, non si lavora”, a “se noi ci andiamo, tanto loro abbassano la musica, poi appena ce ne andiamo la alzano di nuovo”, passando per “non abbiamo abbastanza personale in servizio per intervenire in tutte le emergenze”, e anche il surreale “guardi che l'abbiamo già mandata la volante, forse lei non l'ha vista”, fino alla mia preferita, quando un poliziotto (in un eccesso di sincerità), ha ammesso candidamente: "Guardi, io conosco la situazione del centro storico: per intervenire seriamente, avremmo bisogno di una ventina di volanti ed i colleghi dovrebbero essere armati di mitra".

E non posso credere che esista un patto tacito con le forze di Polizia affinché non si intervenga per reprimere. Mi chiedo come mai, per motivi molto più blandi, i locali di via Chiavettieri sono rimasti chiusi per un mese? Ora, non pretendo di certo lo scenario apocalittico prospettatomi dal solerte funzionario di cui sopra, ma di certo pretendo di avere libero accesso alla casa presso la quale risiedo, e di potervi dimorare in una quantomeno relativa tranquillità. E non vorrei che il blocco della strada sia stato deciso in funzione della sua agghiacciante dichiarazione, ma non lo escluderei aprioristicamente. Perché Lei, giustamente, postula la risoluzione dei problemi alla radice. Senza nessuna coercizione né repressione.

Nella sua edificante visione, una bella ed assolata domenica mattina, gli esercenti di piazza Garraffello decideranno di rinunciare alle decine di migliaia di euro in nero che vengono versati nelle loro casse dalla fascia di giovani ai quali la città non offre possibilità di svago a basso costo, decidono di conformarsi alla legalità, ghettizzano gli spacciatori e spengono di loro sponte la musica a mezzanotte, come prescritto dall'assurda e risibile ordinanza emessa dalla sua Giunta qualche tempo fa (non ci sono leggi dello Stato che regolamentano la questione?).

Anche io credevo a Babbo Natale e all'Isola che non c'è, poi è subentrata la pubertà. Qui vigono leggi diverse, pregiatissimo assessore. E come si chiama quell'organizzazione che si vuole fare Stato dentro lo Stato, con proprie leggi, consuetudini, regolamenti? In Sicilia si chiama Mafia. Ed è quello che avviene, ogni fine settimana, a piazza Garraffello. Quando si fanno discorsi come i suoi, dove si lascia intendere che le persone che vivono nella legalità, che respirano legalità, che detestano lo status quo perché questo crea disoccupazione, compromessi, sordidi avvicendamenti, giudici e parroci morti ammazzati, devono “radicarsi” perché chi deve intervenire non lo fa per questioni di ordine pubblico, mi vergogno di avere certi rappresentanti politici.

Anzi, il mio è proprio ribrezzo (perdoni la veemenza, ma apprezzi la sincerità). Soprattutto, considerato che la sua Giunta è presieduta da un sindaco che, per quanto ricordi, del contrasto alla Mafia ha fatto una ragione di vita, più che una scelta politica. Quindi, la prego: smetta di disquisire di passaggio tra i sogni e le costruzioni (che) avviene attraverso il governo della tecnica e dei soggetti attivi e guardi ai fatti. Siamo noi che gravitiamo nella zona della disperazione. La legge, mi risulta, è ancora uguale per tutti. O forse, per citare qualcuno, che alcuni siano più uguali degli altri?

Un cittadino residente alla Vucciria.

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