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“Il giorno degli orsi volanti”, una favola zingara dipinta coi colori del Sud

  • 28 giugno 2005

Il nuovo romanzo di Evelina Santangelo (“Il giorno degli orsi volanti”, Einaudi l'arcipelago, pp 213, euro 12,80), è praticamente una favola. Al protagonista Jon Scripcaru, il Biondo, sono rimasti solo «braccia, gambe, pancia, mani, faccia», la vita i sogni ha provato a negarglieli atrocemente, ma uno grandissimo, di bambino, ha resistito. L'autrice (Palermo classe '65) può vantare un curriculum di tutto rispetto ed è una che al sud ci tiene, il suo nuovo personaggio infatti ce lo presenta come profugo in un posto che è sud, sia la Sicilia o no, poco importa. Il sogno che sta dentro al Biondo è tanto potente che tracima e gli conferisce una forza e una potenza disperate, contagia chiunque ne venga sfiorato. Per nutrirlo, Jon - poco più che fragile ragazzino - si spezza la schiena facendo i lavori più duri, si umilia senza perdere nemmeno un grammo della propria dignità e della propria forza. In questo modo lui, straniero con «la faccia velata da una barba chiara, appena fatta, gli occhi accesi, i piedi negli scarponi senza lacci» si conquista fiducia e benevolenza. Presto il suo sogno diventa di tutti, speranza di riscatto, speranza di potere ricominciare a sognare.

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La vita però è un'altra cosa, molto lontana dai sogni, e non è nemmeno la prima volta che la Santangelo ce lo dice. Quello del Biondo è un personaggio titanico nella propria fragilità, assurdo fino a commuovere e il suo enorme segreto è forse ancora più assurdo e commovente. Accanto, i personaggi della comunità che bene o male lo ha accolto. E se il posto può anche non essere Palermo o la Sicilia, loro invece sono senza dubbio di questa terra. Cinici, taglienti, spinosi, aggressivi, ma pronti a crederti e a entusiasmarsi come bambini a una fiera, se hai un sogno da vendere. E velocissimi a lasciarti da solo nella polvere appena il sogno svanisce. Se la trama è fiabesca, il tono è amaro, lo stile a tratti crudo, aspro, difficile. Non è facile leggere questo romanzo, tanto vale dirlo con chiarezza, i dialoghi estremamente fitti, le descrizioni da pittore onirico, se il lettore non è attento lo confondono, lo ubriacano, se lo porta via la favola. Ma Evelina Santangelo è per chi ama leggere.

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