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Il Palermo crolla <br>e paga Del Neri

  • 30 gennaio 2006

La 32esima vittima del vulcanico Zamparini, in quasi venti anni di presidenza tra Venezia e Palermo, arriva nella serata più triste della carriera di Rino Foschi come manager sportivo e dei sostenitori rosanero da due anni a questa parte. Partiamo dal finale della partita col Siena che, a nostro avviso, è stato il più umiliante: alcuni giocatori in maglia rosa si sono recati in mezzo al campo a salutare il pubblico. Direte voi: un gesto di scuse? Ricordiamo che prima, dopo una sconfitta, la delusione e l’amarezza erano tali che i giocatori solitamente uscivano a capo chino beccandosi giustamente, dopo prove da “mollaccioni”, i fischi e gli insulti. Sfrontatezza? Un gesto della serie “ma sì, in fondo non è successo nulla”? Certo è che Corini, il primo che ci viene in mente, ha declinato questa “pagliacciata” finale ritenendo che non fosse il caso di irritare ancor di più i propri sostenitori. Alla fine, quindi, paga Del Neri per tutti. Paga la scelta di essere se stesso e di non aver accettato alcun consiglio, piovuto dall’alto, circa un cambio di modulo o di tattica. Paga per quei giocatori richiesti ma mai arrivati, paga per quei giocatori (anche nel giro della nazionale) che lo hanno abbandonato, paga una sufficienza di programmazione societaria su cui bisogna riflettere.

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Le parole di Foschi a fine gara ci hanno fatto davvero male. Ci hanno dato un ritratto di un uomo stanco di rincorrere ed assecondare il volere del padrone, un manager quotato e stimato in tutto l’ambiente ridotto alle lacrime davanti ai taccuini perché conscio di aver cacciato un signore prima che un allenatore di calcio. Arriva Papadopulo per rimettere su la barca e, non ce ne vorrà il neo tecnico, non ci soddisfa la scelta. Avremmo desiderato Mazzone o Fascetti, tecnici in via d’estinzione, che saprebbero come affrontare un manipolo di mestieranti che giocano e non giocano secondo piacimento e vengono sempre e comunque “pompati” dai loro procuratori o dai giornali più di quello che riescono ad esprimere sul campo. Che fine ha fatto Zaccardo? Ed il presunto neo-juventino Barone (ammesso che la Juve lo voglia sul serio)? Qualcuno si ricorda il maestoso fluidificante di nome Grosso? Ci spiegate gli abbagli psicologici di Terlizzi (uno di quelli che ha ringraziato il pubblico dopo la prestazione offerta contro il Siena)? E Caracciolo è vittima dello stress che attanaglia i “poveri” giocatori del dorato mondo pallonaro?

Capitolo a parte merita il presidente. Premesso che Zamparini è un patrimonio della città di Palermo per quanto fatto finora e per quello che, speriamo, farà, ci chiediamo come si possa sposare la programmazione di una azienda con la passionalità e l’istintività dell’ultimo tifoso da stadio. C’è un progetto stile Sampdoria del compianto Mantovani? Il progetto non può crollare come i castelli di sabbia alle prime difficoltà. Non si possono assumere tecnici in serie con contratti pluriennali e disfarsene alla prime difficoltà caratteriali e tecniche. Non si può assumere un tecnico come Del Neri, di cui tutto il mondo calcio conosce pregi e virtù delle squadre da lui allenate, affidandogli interpreti poco adatti al suo gioco e chiedendogli di abiurare il suo credo calcistico. Quando lo ingaggi, sai bene che è un tecnico preparato ma rigido nel modulo tattico e che preferisce attaccare più che difendere a costo di perdere capra e cavoli. La cosa che ci fa più male, sentendo il presidente dichiarare di mirare al risultato più che al bel gioco durante la gestione Del Neri, è l’allontanamento di Guidolin. Un tecnico che aveva instaurato un feeling con il pubblico del Barbera, aveva trascinato un Palermo anche allora pieno di equivoci tecnici alla qualificazione in Coppa Uefa e che, ne siamo sicuri, con qualche ritocco, avrebbe regalato altre soddisfazioni ai tifosi rosanero.

Ma il tempo dei rimpianti è terminato ed oggi anche noi abbiamo guardato con diretto interesse alle sfide Empoli-Parma e Messina-Cagliari. Non potendo cacciare almeno cinque elementi inguardabili della rosa del Palermo, è stato saggio dare una scossa assumendo un nuovo tecnico. Un traghettatore (che poi cosa significhi questo termine non lo comprendiamo) che avrà l’arduo compito di compattare l’ambiente, risvegliare i giocatori ed abituarsi alle esternazioni del suo presidente. Ci preoccupa seriamente il possibile abbandono di Foschi. Verrebbe a mancare, oltre che un intenditore di calcio come pochi in Italia, un prezioso filtro tra la dirigenza (ma, a proposito, notizie di Sagramola e Miccichè?) e l’allenatore. Non ci abbandoni direttore, il miracolo Palermo è merito suo al pari del presidente Zamparini.

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