SPORT
Il tifo vero che non c'è
Come spiegare la profonda disaffezione che investe la squadra di Del Neri? Come spiegare quei fischi dopo la sconfitta casalinga con il Livorno? Come giustificare quei 4.500 paganti del giovedì di Coppa Uefa in un turno decisivo per tagliare lo storico traguardo del raggiungimento dei sedicesimi di finale? Sabato mattina mi hanno colpito le parole di Guardalben, stupito, come del resto anche noi, dello sparuto pubblico presente al Barbera in quella che era una partita determinante e che in un ambiente normale avrebbe richiamato il pienone. Con l’orgoglio del palermitano abituato a soffrire il calcio anonimo della serie C, mi sono chiesto semplicemente perché questa squadra non sia amata per come meriterebbe. Nella mia testa, in rapida sequenza, mi sono passati fotogrammi di partite deprimenti interpretate da giocatori mediocri. Erano gli anni in cui lo stadio veniva “affollato” da poche migliaia di spettatori pronti ad esaltarsi contro Savoia o Benevento e sperare che la domenica successiva non si perdesse a Battipaglia. Ancora, ragionavo come in quegli anni pregavo affinché un giorno vedessi la squadra rosanero giocare al cospetto di squadre come Milan e Juve e, andando ancora oltre, giocasse una coppa europea.
Noi possiamo avere pietà di una squadra, il Palermo attuale, che di certo non è amata come merita. Rispetto per giocatori che, a differenza di qualche collega dall’illustre (si fa per dire) passato recente della storia rosanero, che per fame trattava le partite come il mercante in fiera vendendosi al miglior offerente, sudano e lottano fino alla fine. Gente che possiamo discutere sul piano tecnico ma non certo su quello professionale. Facciamo un appello agli scontenti di vero cuore: la tecnologia permette loro di seguire la propria squadra del cuore in tv in tutta comodità e senza il rischio di malanni vari. Non si sentano feriti nella loro “palermitanità” o, ancor peggio, nell’onore se si dichiarano amanti delle maglie bianconere, rossonere o nerazzurre. Ma l’appello è quello di starsene a casa il più lontano possibile dal Barbera e cedere quest’ultimo a chi ama solo i colori rosanero, conformi al detto “meglio pochi ma buoni”.
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