TEATRO

HomeNewsCulturaTeatro

L'arte come autoterapia per l'anima

  • 19 giugno 2006

L’arte con il suo linguaggio eclettico e misterioso e l’anima con le sue problematiche e le sue ombre. Due universi diversi ma strettamente correlati. Non è una casualità, infatti, che le più grandi opere siano frutto di artisti malati nell’animo e non è neppure un caso che dietro queste opere si celino significati profondi e spesso inquietanti. Esiste dunque un rapporto tra l’arte e il disturbo psichico. Partendo da questo connubio per giungere alla sofferenza mentale e alle capacità trasformative dell’anima, Rosaria Billeci presenta “L’anima e le sue alchimie”, in scena il 21 e 22 giugno alle 21.15 allo Stand Florio (via Messina Marine, 40 – di fronte all’Hotel San Paolo Palace, ingresso libero).

Lo spettacolo, scritto, interpretato e diretto (con la collaborazione di Marco Belocchi) da Rosaria Billeci, chiude la rassegna di teatro di sociopsicodramma “Non solo spettatore”, organizzata dall’Associazione Melarance con il patrocinio dell’Associazione Mediterranea di psicodramma e iniziata il 16 maggio. Il testo indaga sui mali che affliggono l’anima dell’uomo e sulla capacità dell’anima stessa di trasformare le valenze distruttive in creatività. Qui entra in gioco l’arte che da secoli è stata il mezzo attraverso il quale l’artista è riuscito a dare un senso al proprio malessere, rappresentando una forma di autoterapia e riuscendo a trasformare il proprio male interiore in conoscenza e spiritualità.
Adv
Artisti, poeti, musicisti e pittori, tanti e forse troppi ad essere considerati folli per le loro opere incomprensibili ma in realtà estremamente comunicative perchè espressione della loro anima. Basti pensare all’"Urlo" di Munch. Una sorta di autorappresentazione in cui il pittore raffigurò se stesso prigioniero di un urlo interiore. Un grido che dalla sua anima si estendeva avvolgendo il paesaggio che lo circondava.

“L’anima e le sue alchimie” è la prosecuzione della manifestazione realizzata nel 1998 sempre da Rosalia Billeci, che indagava sull’arte come forma di terapia. Oggi la Billeci con questo spettacolo va oltre e cerca di mostrare come queste opere “terapeutiche” siano fondamentali per gli operatori della salute mentale al fine di conoscere le anime ferite. La protagonista dello spettacolo, che nasce come medico terapeuta, considera l’arte il mezzo più potente attraverso il quale la causa che origina il malessere dell’anima può acquisire un senso. Interpretato anche da Nanni Malpica, Marco Belocchi, la rappresentazione, così come tutti gli altri eventi della rassegna, introduce un’ulteriore rappresentazione estemporanea basata sull’esperienza di gruppo con gli spettatori che, accompagnati da due esperti, esteriorizzeranno i sentimenti suscitati dalla visione dello spettacolo.

GLI ARTICOLI PIÙ LETTI