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L'arte di Ferroni tra impegno politico e intimismo

  • 13 febbraio 2006

Una mostra, costituita in prevalenza da incisioni e litografie, che permette, grazie all’abbondanza di opere esposte e all’articolazione del percorso espositivo, di seguire attentamente la crescita e gli sviluppi artistici di Gianfranco Ferroni, nell’arco di tempo che va dal 1956 al 2001, anno della morte dell’artista. Si è inaugurata alla Galleria Nuvole-Incontri d’arte di Palermo (via Matteo Bonello 21) la mostra antologica dedicata a Ferroni, i cui inizi di carriera percorrono tappe comuni a molti artisti a lui contemporanei: l’iscrizione al Pci e la conseguente (necessaria!) preferenza per uno stile realista ed efficace; l’impegno politico e il forte coinvolgimento per gli avvenimenti storici e sociali, in quegli anni così intensi e decisivi per la storia contemporanea.
E' da un’opera del 1956 che prende avvio il percorso della mostra palermitana. "Donna Siciliana" è uno splendido ritratto che per l’intensità con cui indaga il suo soggetto (scavando e approfondendo lo sguardo della donna) e soprattutto per l’impasto pittorico, denso e corposo, informa della svolta a cui era arrivato l’artista (il 1956 è anche l’anno in cui Ferroni esce dal partito): al realismo dei primi anni si sostituisce uno stile più coinvolto ed espressionista.

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Le incisioni, risalenti agli anni sessanta-settanta, mostrano ancora una preferenza di temi "pubblici", intrisi di ragione sociale, valore storico e politico: "Prigioniero-Ebreo" per ricordare, o "Il sacrificio di Abramo", dove la scena è trasposta in un’ambientazione contemporanea: accanto alla figura di Abramo si trova un cumulo di ferraglia, a voler ribadire l’attualità dell’episodio biblico. L’attenzione per gli avvenimenti sociali arriva al culmine nel 1968, con un gesto fortemente rappresentativo: alla Biennale di Venezia, Ferroni per solidarietà con un gruppo di giovani studenti vittime di violenza da parte delle forze dell’ordine, capovolge tutte le opere esposte nella sala a lui dedicata, rendendone così impossibile la fruizione.
Successivamente, l’attenzione per il sociale diminuisce, insieme alla carica ideologica e alla partecipazione, e lo sguardo di Ferroni si rivolge quasi esclusivamente a contesti più intimi. Diventano protagonisti soprattutto ambienti interni, privati. Il pittore si fissa adesso sugli oggetti più semplici, li indaga con attenzione quasi maniacale, li scruta e li riproduce attentamente. Le litografie che ritraggono il letto, la sedia o i numerosi cavalletti, sembrano il prodotto di un processo lungo e ragionato. Lo studio che precede l’opera è testimoniato da alcune fotografie ritrovate nello studio dell’artista che i galleristi hanno voluto inserire nell’esposizione. Le foto appaiono come inquadrature iniziali, gli scatti di partenza da cui Ferroni avrebbe poi ricavato l’opera pittorica, di cui esse già svelano la composizione, l’isolamento degli oggetti, talvolta addirittura gli elementi che la costituiranno (il pavimento, il cavalletto, il filo elettrico).

Al 1993 risale una bellissima litografia, fortemente indicativa: l’"Omaggio a Caravaggio". Ispirandosi alla "Vocazione di San Matteo" della Cappella Condorelli, Ferroni celebra il suo omaggio esaltando l’elemento caravaggesco per eccellenza: la luce. Egli infatti spoglia la scena originale dei numerosi personaggi che la compongono, lasciando soltanto una sagoma, ma ripropone il cono di luce che nell’opera di Caravaggio scandisce il ritmo ed enfatizza il gesto della mano di Gesù che chiama San Matteo. L’omaggio al maestro della luce non è affatto casuale, perché soprattutto negli ultimi anni, in cui i soggetti sono sempre gli stessi, Ferroni trova senza dubbio in essa l’elemento più interessante: la luce che rivela soffusamente le cose, che informa di sé lo spazio, che cela i corpi o li evidenzia. La mostra sarà visitabile fino al 25 Marzo; orari: da martedì a sabato, dalle 17 alle 20.00 (sabato anche dalle 11 alle 13). Per informazioni, consultare il sito www.associazionenuvole.it.

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