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L’ombra di Amauri è ancora presente

  • 12 febbraio 2007

Non drammatizzare. In fondo la classifica ci sorride ed il Palermo, visto nella tragica notte di Catania, ha dimostrato di essere vivo. Guidolin, al termine dell’incontro, ha imputato la sconfitta contro l’Empoli (quarta giornata di ritorno) ad un calo di forma. Ci può stare ma, ci scuserà il bravo tecnico di Castelfranco Veneto, non ci convince del tutto. Se alcuni elementi sono i sosia dei formidabili giocatori di inizio anno, e ci riferiamo a Bresciano e Di Michele su tutti, alcune cosette sul piano squisitamente tattico non vanno per il verso giusto. Più di uno spettatore presente allo stadio Barbera si sarà accorto che questa squadra continua a riproporre una serie infinita di passaggi tra i tre centrocampisti che sfociano nel lancio lungo alla ricerca di un giocatore che non c’è. Per dirla tutta il Palermo attuale dà la sensazione di giocare con il fantasma di Amauri in campo. Il brasiliano, lo sappiamo tutti, faceva reparto da solo e con la sua mole unita ad una indiscutibile tecnica riusciva a far salire la squadra ed a finalizzare a rete quelle palle traballanti in area. Rottosi Amauri, abbiamo la sensazione che Guidolin abbia apportato ben pochi correttivi al suo gioco. Caracciolo non è Amauri e mai lo diventerà. I continui e, a volte, snervanti lanci lunghi lo espongono a brutte figure che il “pennellone” milanese non sembra gradire. Il Caracciolo va servito con un gioco filtrante che metta in moto la sua progressione, con un gioco sulle fasce che gli catapulti palle giocabili al centro dell’area avversaria, magari con un trequartista alle spalle (Brienza) che gli detti l’ultimo passaggio.

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Non bisogna mica essere scienziati per capire che con quel tipo di gioco il Palermo non ha effettuato un solo tiro in porta contro un avversario arcigno come l’Empoli di Cagni. Del gioco di Amauri se ne giovavano Di Michele e Bresciano che, non avendo un ciclone lì davanti, cercavano la giocata ad effetto o, come succede a Di Michele, di incaponirsi in giocate personali il più delle volte fini a se stesse. Insomma, manca la duttilità di gioco che Guidolin aveva sbandierato ad inizio anno e l’intestardirsi con il giocare ad un unico modulo 4-3-2-1 non giova all’attuale materiale umano a disposizione. Per carità il tecnico è bravo come pochi in Italia a preparare le partite ma ultimamente non ci convince. Un limite di questa squadra attuale ci sembra la gestione dell’intera rosa: se è vero che alcuni elementi non sono al top perché non farne giocare altri? E’ umanamente impossibile che 13-14 giocatori dovranno tirare la carretta fino alla fine del campionato e, di conseguenza, occorre provare (e valutare) i vari Giacomazzi, Ciaramitaro, Diana, Brienza ed i due giovani stranieri appena acquistati. Ultimo capitolo: alcune dichiarazioni del tecnico veneto hanno lasciato intuire che i due stranieri, sui quali Zamparini ha investito qualcosa come 9 milioni di euro, avranno bisogno di tempo per inserirsi. Premesso che un giocatore, da qualunque parte del pianeta arrivi, sa come si gioca a palla non ha bisogno di conoscere lingua e costumi del nuovo paese per esprimersi degnamente sul campo ci sorge il dubbio che il polacco e l’uruguaiano saranno destinati a sedere in tribuna accanbto a noi per il resto del campionato. Allontaniamo con forza questo spettro, ammesso che i due sappiano giocare a calcio anche se conoscendo Foschi e le sue intuizioni ci pare abbastanza scontato, ed inseriamoli quanto prima in campo. Il rettangolo di gioco è l’unico giudice infallibile.

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