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La città intima, tra arti visive e design

La mostra dei progetti di Also Available Architecture e dei disegni di Daniel Egnéus inaugura il nuovo spazio Palab all’Albergheria

  • 7 giugno 2007

Nel panorama contemporaneo il binomio architettura-arti visive si sta rivelando sempre più vincente, come dimostrano le ultime edizioni della Biennale Architettura a Venezia o le recenti mostre, dall’allestimento complesso, arricchito da videoproiezioni e disegni, che musei internazionali dedicano dedicate a importanti architetti di fama mondiale. Reinventare lo spazio, ridisegnare la dimensione del vivere, da quella dell’abitare a quella dell’ambiente urbano, rileggere con sguardi sempre nuovi la realtà. Sono temi che affascinano un pubblico via via sempre più ampio, e che in anni recenti hanno avvicinato la gente a questa sfera della creatività, grazie anche alla mediazione dell’arte, al potere evocativo delle immagini, riproponendo quell’approccio all’“opera d’arte totale” che riecheggiava come un leitmotiv già nelle avanguardie storiche del primo Novecento, dal Futurismo al Bauhaus. Una felice proposta di questo connubio tra arti visive e ricerca architettonica è quella proposta dalla mostra “La città intima. Luca Diffuse – Daniel Egnéus – Mariella Tesse”, visitabile a Palermo fino al 1 luglio presso Palab, Laboratorio di culture contemporanee, il nuovo “contenitore culturale”, come amano definirlo i suoi promotori, recentemente inauguratosi in via Fondaco, all’Albergheria (tra via dei Biscottari e via Porta di Castro). Esso offre i suoi ampi spazi recentemente restaurati e articolati su tre livelli a prospettive multiple, per ospitare mostre, laboratori per bambini, workshop, spettacoli, costituendo anche un luogo di aggregazione per la città, con una caffetteria e un ristorante. I direttori artistici di Palab (acronimo di Palermo Laboratorio), Tiziano Di Cara e Giuseppe Romano, sono gli stessi di Expa, la galleria d’architettura-locale di via Alloro che in pochi anni si è conquistata un foltissimo gruppo di affezionati e che ha visto avvicendarsi, oltre a interessanti mostre e a iniziative come sede off della Triennale di Milano, rassegne di film, proiezioni di video, concerti.

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Palab, aperto dall’associazi one culturale omonima presieduta da Fabio Tosini con il patrocinio diretto del Comune di Palermo, rappresenta una nuova sfida. Non vuol essere un doppio o una “filiale” di Expa, come ci ha precisato Tiziano Di Cara, ma intende offrirsi come spazio di nuovi scambi, confronti, commistioni tra vari aspetti della creatività contemporanea. Lo dimostra questa mostra, che unisce l’ottica sottilmente visionaria dei progetti di Luca Diffuse, architetto romano la cui ricerca è orientata sul rapporto tra nuove tecnologie e linguaggi artistici, e Mariella Tesse, laureata presso il Royal Institute of Technology di Stoccolma (insieme formano il gruppo “Also Available Architecture”), con le immagini di Daniel Egnéus, pittore, disegnatore e illustratore svedese. Le opere di Egnéus si fondono, in una perfetta compenetrazione, con le immagini di architetture urbane e i progetti di interior design della coppia Diffuse-Tesse, coniugando il nitore delle tecnologie digitali alla sinuosa e sintetica purezza del segno grafico dell’artista. Cinque le serie esposte, tutte datate entro il 2007: “Nidi (Nesting the city)”, “Il Museo intimo (the intimate museum, a behaviour building)”, “In a room”, “Safari” e “Ragazze”. Sono proprio giovani fanciulle dai corpi essenziali, pervasi dall’ambigua sensualità di una magrezza in linea con alcuni trend contemporanei dai toni fashion (Kate Moss docet…), le principali protagoniste di molte immagini, ritratte in presa diretta durante momenti di quotidianità o abbigliate da modelle ad abitare un grande spazio bianco, un’architettura “che possiede l’inclinazione femminile a dialogare con la bellezza”. (Also Available).

Tra pubblico e privato, tra dimensione urbana e spazio dell’intimità, il viaggio nel mondo di Diffuse-Tesse-Egnéus si rifà ad alcuni aspetti della società contemporanea: la navigazione in internet, il cyberspazio, la conoscenza e il dialogo tra esseri umani mediata da uno schermo e una tastiera, l’autoreclusione implosiva dentro se stessi e i propri nuclei abitativi, “il proprio mondo in una stanza”, potremmo sintetizzare. Anche la macrodimensione di una piazza o un angolo di città perdono la connotazione di luoghi di incontro reale tra le persone (che preferiscono scambiarsi opinioni nei blog o incrociarsi come internauti), diventando scenari per lo ‘sfogo’ di comportamenti personalistici anche se poetici. Ce lo ricorda una delle grandi immagini della serie “Nidi”, che evoca il volo simbolico del diciannovenne Mathias Rust da Helsinki alla Piazza Rossa di Mosca, nel 1987, negli ultimi anni di guerra fredda, sfidando i mig sovietici per più di 1000 Km. Il giovane “eroe”, di cui ci viene riproposto il Cesna appena atterrato, è il simbolo di una ricerca spasmodica di autoaffermazione che guida molti individui, all’insegna di una cultura dell’apparire che sembra dirci “esisti soltanto se appari, se sei nelle cronache di un giornale, sullo schermo televisivo o come protagonista di un video su YouTube”.

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