ARTE E ARCHITETTURA
La Fondazione Banco di Sicilia al Vinitaly
La mostra allestita dalla Fondazione ha lo scopo di valorizzare il rapporto fra il vino e la nostra isola, un legame tra i più antichi e consolidati: la Sicilia, infatti, è stata la prima regione d’Italia in cui sono arrivati il vino e la coltivazione della vite, ad opera dei Fenici nella seconda metà dell’VIII sec. a.C. L’affermazione del consumo del vino quale bevanda di uso quotidiano e la sua diffusione in tutto il bacino del Mediterraneo si deve ai Greci che attribuirono l’invenzione della vinificazione a Dioniso, il dio della linfa, il dio delle feste, il dio che fa crescere la vigna in un giorno. La selezione delle opere ha tenuto conto sia delle più diffuse forme ceramiche utilizzate per il vino, sia delle ceramiche figurate con scene che riguardano Dioniso e i personaggi della sua cerchia (satiri e menadi) ripresi in figurazioni riportate dalle fonti letterarie e dalla mitologia. Fra le ceramiche più significative, il cratere a calice protosiceliota a figure rosse del 410-380 a.C., che raffigura una danzatrice di pirrica fra due figure femminili affiancate, un satiro con Eros a cavalcioni e una menade in fuga inseguita da un satiro che regge una torcia.
Nella tradizione popolare lo svolgimento della danza pirrica subisce diverse interpretazioni, conservando però la matrice di danza guerresca. La maggior parte delle ceramiche esposte a Verona venivano utilizzate esclusivamente durante il simposio, uno degli eventi sacrali e sociali più importanti dell’antica Grecia, che vedeva riuniti per discutere o per festeggiare nel dopo cena un gruppo di uomini, dai sette agli undici, ai quali veniva servito il vino, nettare degli dei, annacquato, per poter bere senza ubriacarsi, spesso in presenza di ballerine e suonatrici di flauto. Venivano inoltre effettuati dei giuochi agonistici, fra questi il più diffuso era il kottabos, la cui invenzione nel VI secolo a.C. è stata attribuita a un giovane siciliano di origini greche.
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